Sono seduto su un treno che va da Ginevra a Parigi, diretto a un simposio dove cercheremo di tirare le fila sulla posizione della comunità scientifica francese rispetto al prossimo aggiornamento della Strategia Europea per la Fisica delle Particelle.
Cos’è la Strategia Europea per la Fisica delle Particelle? Diciamo che è (o vorrebbe essere) un po’ come una bussola per il futuro della nostra disciplina: un documento che ogni pochi anni la comunità europea aggiorna per fissare priorità e obiettivi. È un esercizio collettivo, coordinato dal Consiglio del CERN, in cui fisici, istituzioni e governi decidono quali sfide affrontare e quali strumenti sviluppare per esplorare le grandi domande sull'universo. Dal sostenere il pieno sfruttamento di LHC a preparare nuovi progetti ambiziosi come futuri acceleratori, la Strategia punta a mantenere l'Europa in prima linea nell’avanzamento della conoscenza fondamentale.
La Strategia non è un documento statico. Viene rivista ogni sette anni attraverso un processo di consultazione. L’ultima versione è del 2020 e, nel corso del 2025, entreremo nel vivo con una serie di tappe cruciali, schematizzate nel grafico qui sotto:
Tutta la comunità scientifica è invitata a contribuire con "input papers" che delineano idee, proposte e priorità. Seguiranno workshop di discussione, dove fisici, tecnologi e ingegneri si confronteranno sui progetti con il potenziale di trasformare il panorama scientifico nei decenni a venire. Queste tappe si ripetono su più livelli: inizialmente in università e laboratori locali, poi a livello nazionale, fino a metà 2025, quando tutti i contributi saranno integrati. Il CERN Council, con il supporto di un comitato dedicato, analizzerà le proposte e, nella prima metà del 2026, approverà una nuova versione della Strategia.
Il simposio a cui sto andando è la tappa conclusiva del processo nazionale francese, che porterà alla stesura di un documento che sintetizzi il posizionamento della Francia. Altri paesi, come Germania, Italia o Svizzera, hanno già concluso il loro percorso, e le loro posizioni sono note da alcune settimane. La Francia è in una posizione delicata: è, insieme a Germania, Regno Unito e Italia, uno dei maggiori finanziatori del CERN, ma è anche uno dei due stati ospiti, dato che il laboratorio e i suoi acceleratori si trovano principalmente in territorio francese. Capire la posizione della comunità francese è quindi importante e, per certi versi, determinante.
Qual è la posta in gioco? La fisica delle particelle è in un momento di transizione. Sebbene restino ancora circa 15 anni di attività per LHC, è tempo di iniziare a pianificare il prossimo acceleratore. Tra i progetti emersi, il più promettente sembra essere FCC (Future Circular Collider, futuro collisionatore circolare), un nuovo acceleratore circolare di circa 90 km che attraverserebbe il lago Lemano, passando vicino ad Annecy (dove si trova anche il mio laboratorio, il LAPP). È un progetto ambizioso articolato in due fasi: una prima, FCC-ee, con un collisionatore elettrone-positrone per misure di precisione sul bosone di Higgs e altre particelle note; e una seconda, FCC-hh, con un collisionatore protone-protone che raggiungerebbe energie fino a 100 TeV, quasi 8 volte quelle di LHC, per esplorare le frontiere inesplorate al di là del Modello Standard.
Se il progetto FCC è convincente dal punto di vista scientifico per la maggior parte della comunità scientifica, non mancano gli ostacoli sociali e politici. Ve ne cito un paio, da approfondire magari poi in un’altra occasione. La Cina sta progettando un suo collisionatore elettrone-positrone, il progetto CEPC: se dovesse farsi, varrebbe ancora la pena avanzare sulla fase FCC-ee in Europa? O invece dovremmo puntare direttamente alla fase FCC-hh (peraltro molto più lontana nel tempo, anche a causa di limitazioni tecnologiche che richiederanno ancora parecchi anni di R&D) e nel frattempo associarci al progetto cinese? Costruire e far funzionare un progetto come FCC ha dei costi importanti, non tanto economici quanto di potenziale impatto ambientale ed energetico: vale la pena sostenerli? Personalmente ho le idee piuttosto chiare su entrambe le questioni (penso che la centralità dell’Europa nella fisica delle particelle vada preservata a ogni costo e non sarei molto contento di andare a lavorare su un acceleratore cinese). Penso poi anche che esistano strategie per mitigare gli eventuali impatti ambientali ed energetici di un progetto come FCC, che, se si guardano bene i numeri — perché alla fine il punto è sempre quello: bisogna confrontarsi con i valori quantitativi, messi in prospettiva con altre realtà esistenti —, resta un progetto abbordabile e gestibile.
Come andrà la discussione con i colleghi francesi? Spero che riusciremo a trovare un consenso chiaro e scientificamente valido. Io, di certo, farò del mio meglio per contribuire a un risultato positivo. Vi tengo informati.