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La prima settimana di LHC

27 Novembre 2009 11 commenti

È passata circa una settimana dal primo fascio di LHC e dai primi eventi splash registrati da ATLAS, e nel frattempo sono successe un sacco di cose. Le collisioni, ovviamente, ma anche una montagna di lavoro un po' meno sexy, ma ben più importante di un bel grafico colorato da regalare ai giornalisti.

Se volete farvi un'idea di questo lavoro dietro le quinte, di come ha funzionato LHC nella sua prima settimana, e come hanno reagito i quattro rivelatori ai primi fasci, forse potrebbe interessarvi dare un'occhiata a questo seminario che si è tenuto ieri. Sull'agenda trovare le trasparenze presentate, e la registrazione video di tutte le presentazioni. Roba un po' tecnica, ovviamente, ma magari lì fuori c'è veramente qualcuno molto curioso.

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Archiviato in:Fisica Contrassegnato con: ALICE, ATLAS, CERN, CMS, LHC, LHCb, startup

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Fabiano dice

    28 Novembre 2009 alle 11:37

    Sì, c'è qualcuno molto curioso! Ho scaricato avidamente tutte le slide, molto interessanti, e pazienza se non ci ho capito niente :-). Grazie mille per tutte le informazioni e i link che ci fornisci!

    Se posso voglio farti una domandina... A che distanza si trova il primo "sensore" dalla zona in cui avvengono le collisioni? So che il punto esatto della collisione viene ricavato prolungando le traiettorie delle particelle fino al punto in cui si incontrano (dico bene?) e mi piacerebbe capire quanto è grande quella zona centrale in cui non ci sono "sensori". Forse è semplicemente il diametro del tubo a vuoto dove passano i fasci, in tal caso la domanda diventa: quant'è il diametro del tubo al centro di ATLAS?

    Rispondi
  2. Claudio dice

    28 Novembre 2009 alle 14:53

    Ciao, in ALICE il detector piu' vicino al punto di interazione e' il Silicon Pixel detector (SPD) il cui raggio interno e' pari a 39,4 mm.

    Rispondi
  3. delo dice

    28 Novembre 2009 alle 17:50

    ciao
    il rivelavore di vertice VELO (VErtex LOcator) di LHCb sta a 30 mm quando il fascio viene iniettato e viene chiuso fino ad arrivare fino a 6 mm dal punto di interazione quando il fascio e' stabile.

    ciao
    delo

    Rispondi
  4. Marco dice

    28 Novembre 2009 alle 21:03

    In ATLAS la camera a vuoto centrale, quella dove i due fasci si incontrano per collider, ha un diametro interno di 58 mm e la sua parete è spessa 0.8 mm. Il rivelatore più vicino è il primo layer dei pixel, che dista 50.5 mm dall'asse centrale della beam pipe.

    Rispondi
  5. Fabiano dice

    29 Novembre 2009 alle 10:55

    Oh, grazie! Quante informazioni! Mi manca solo CMS 🙂

    Interessante il rivelatore VELO di LHCb, allora è a quello che si riferisce il flag "Moveable Device Allowed In" nella pagina di monitoring. Immagino che se fosse chiuso quando il fascio è più largo del dovuto potrebbe rovinarsi.

    Bel giocattolone, buon lavoro ragazzi, spero proprio che riusciate a mettere un po' di ordine tra le teorie che tentano di estendere il modello standard.

    Rispondi
  6. DR dice

    29 Novembre 2009 alle 15:15

    Leggendo questo interessantissimo blog mi sono reso conto che avevo fatto confusione sul significato di alcuni termini tecnici, in particolare credevo di aver capito che:
    fascio di LHC=fascio di particelle che compie almeno un giro di LHC
    splash=collissione tra 2 fasci opposti
    Ora dopo aver letto i tuoi articoli mi sembra di aver capito che:
    fascio di LHC:un beam che non necessariamente compie il percorso
    splash: fascio che compie tutto il percorso
    collisione: collisione tra 2 beam opposti.
    Qual'è invece il vero significato di questi termini? 🙂

    Rispondi
  7. Stefano dice

    29 Novembre 2009 alle 16:35

    Provo a rispondere per quel che ho capito. 🙂

    Allora, con il termine LHC ci si riferisce all'intero macchinario, cioè all'acceleratore di particelle stesso, d'altra parte l'acronimo LHC sta proprio per "Large Hadron Collider". In italiano suonerebbe come "grande collisore di adroni" o qualcosa di simile.

    Il termine "beam" in inglese vuol dire "fascio", quindi un beam credo possa essere appunto un fascio costituito dai vari pacchetti di protoni che viene immesso all'interno dell'anello (questo fascio, prima di essere immesso, potrà essere accelerato in modo tale che le collisioni tra protoni sviluppino energie sempre maggiori, fino a raggiungere i 7 TeV). Ora come ora, nei test che al CERN stanno effettuando, il fascio non è ancora accelerato e le collisioni che ne scaturiscono, avvengono ad energie inferiori (di circa 450 GeV).

    Come accennavo la collisione rappresenta lo "scontro" tra due fasci (beam) che viaggiano in direzioni opposte.

    Per quanto riguarda il termine "splash" ho sinceramente qualche dubbio, ad intuito mi viene da pensare che si possa riferire all'illuminazione (spero di utilizzare un termine adatto) dei rilevatori disposti lungo l'anello (ATLAS, CMS, ALICE e LHCb) che si ha in seguito ad una collisione che avviene all'interno del rilevatore stesso.

    Spero di non aver creato confusione e che quel che ho scritto si possa avvicinare alla realtà (più o meno)! 😉

    Rispondi
  8. delo dice

    29 Novembre 2009 alle 22:45

    attenzione lo splash non e' il risultato della collisione all'interno di un rivelatore, ma e' la collisione con un apparato, di solito dei collimatori chiusi, a circa 300 metri dal rivelatore. Questa collisione produce delle particelle secondarie che arrivano fino ai rivelatori.

    delo

    Rispondi
  9. Riccardo dice

    30 Novembre 2009 alle 00:48

    In questo momento stanno facendo girare entrambi i fasci a 1.18 TeV!!!!!!!!!!!!

    Rispondi
  10. Marco dice

    30 Novembre 2009 alle 08:56

    @Stefano e DR: per il momento dovrete accontentarvi delle spiegazioni di Delo, appena ho un minuto scriverò un post che chiarifichi un po'

    @Riccardo: visto, visto! Uh-uhh! 🙂

    Rispondi
  11. Stefano dice

    30 Novembre 2009 alle 20:47

    Grazie delo per la precisazione sul termine "splash" e Marco per la disponibilità a chiarire ulteriormente la faccenda!

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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