Chiacchierare di fisica a voce è decisamente più semplice che scrivere di fisica. O meglio, non è tanto più semplice, è semplicemente più rapido, nel senso che, specie nella dimensione della diretta, non c'è nessuna revisione necessaria (e peraltro nessuna revisione possibile!): buona la prima, e speriamo bene. Non mi capita spesso di chiacchierare a voce di fisica - e di divulgazione della fisica - in un contesto pubblico, ma una a serie di coincidenze di recente ho avuto un paio di occasioni. Se invece di leggere i miei sproloqui per una volta vi andasse di sentire la mia voce, ecco qui i risultati.
Circa un mesetto fa la Radio Svizzera Italiana mi invitato a partecipare a una puntata della trasmissione Millevoci, intitolata "Cos’altro c’è nel cosmo (e in internet) che non conosciamo e non abbiamo mai visto?". Si parlava di bosone di Higgs, LHC, materia oscura, del recente lancio di AMS, del senso della ricerca pura e di amenità simili, e per fortuna che c'erano anche i ben più scafati Amedeo Balbi e Marco Cagnotti. La cosa più interessante della trasmissione sono state le domande in diretta degli ascoltatori: nonostante si parlasse di tutt'altro, qualcuno ha voluto comunque essere rassicurato sulla produzione di famelici buchi neri apocalittici a LHC! In quest'occasione io ho imparato di non essere affatto (ancora?) un buon comunicatore: lo scienziato seduto sulla mia spalla sinistra è arrivato per primo, lasciandosi sfuggire qualcosa del tipo "un evento del genere è altamente improbabile", ben prima che il comunicatore di buon senso assiso sulla spalla destra si affrettasse a rimpiazzare con un "anzi, diciamo pure assolutamente impossibile!". Non riesco più a sentire l'audio sulla pagina della trasmissione, lo piazzo anche qui sotto a futura memoria.
Più o meno nello stesso periodo Dunja Fabjan del Master in Comunicazione delle Scienza della SISSA mi ha intervistato per Jekill, il blog realizzato dagli studenti del Master. Ne è venuto fuori questo "Un fisico, un blog… e un cane. Oliver.", dove parliamo dell'esperienza un po' caotica di questo blog, di cosa penso della comunicazione delle fisica delle particelle in particolare e della fisica in generale, e in cui mi lascio andare a un paio di giudizi un po' taglienti sull'uso imperfetto 🙂 del web da parte della comunicazione ufficiale della scienza (ok, forse non così taglienti nei sette minuti che ne sono venuti fuori: potenza del montaggio!).
FraEnrico dice
"Altamente improbabile": epic LOL! 😀
Però dai, ascoltando la trasmissione te la sei cavata molto meglio di quanto scrivi. Molto interessante la puntata, comunque 😉
Giovanni dice
Marco potresti mettere dei link dove effettuare il download in modo tale da poterli sentire su un lettore mp3?
Marco dice
@Giovanni: sicuro! Ho aggiunto i link sotto i player.
Giovanni dice
Grazie. 😉
My_May dice
La divulgazione è un grosso problema ed è praticamente irrisolvibile.
Da una parte c'è la pretesa di comprendere, dall'altra parte c'è l'impossibilità di tradurre in parole e in significati comuni ciò che nasce invece con un significati non comuni.
Mentre da una parte c'è flessibilità dall'altra si richiede rigorosità. Ma nessun termine ha un significato rigido. Così si rende poco agevole, da parte del divulgatore, usare termini che sono di per se flessibili con l'intento di farli diventare (nella testa di chi ascolta o legge) rigidi.
La rigidità dipenda dalla descrizione (per esempio il concetto di "funzione d'onda") ma questa è racchiusa dentro un groviglio di meccanismi che trovano un senso solo in quello matematico. Allora la questione è che se il divulgatore volesse spiegare a se stesso (come se volesse divulgare a se stesso ciò che conosce) il significato del concetto fisico-matematico (per esempio sempre "funzione d'onda") avrebbe una certo significato. Lo stesso concetto pensato da un altro divulgatore avrebbe un significato un po' differente. La cosa però che mette tutti i divulgatori d'accordo non è il significato dei concetti che si vuole espiare (come peccati :D) e divulgare, ma la base di partenza, cioè praticamente la questione prettamente matematica cosa che manca a chi subisce la divulgazione.
My_May dice
(volevo chiarire meglio) Ho il sospetto che i meccanismi matematici alla base della fisica non producano "significati". Il divulgatore quindi deve forzare un po' la mano e crearne anche per se stesso. Ma mentre i significati sono flessibili (cambiano da soggetto a soggetto) i meccanismi matematici sono rigidi. Praticamente sono due entità differenti.
Marco dice
@My_may: su quest'ultima cosa dissento: i meccanismi matematici producono parecchio significato, spesso molto di più delle descrizioni qualitative. Bisogna semplicemente essere allenati a leggerli. Quella che chiami "rigidità" poi mi sembra una cosa positiva: che una stessa espressione voglia dire sempre la stessa cosa per tutti facilita la comunicazione, non credi?
My_May dice
Secondo me non dovremmo approfondimento questo tema così "generale" escludendone una parte. Ora io mi chiedo, la matematica (e di sbieco la fisica) sono un approfondimento o una generalizzazione di ciò che stiamo parlando?
La questione è che mentre io scrivo, parlando comunemente di matematica, utilizzo uno strumento comune: il linguaggio comune. Avrei ora due possibilità (non so se ne esisterebbe una terza): continuare a parlare della matematica con la matematica o parlare di matematica usando un linguaggio comune. Io però non ce lo vedo un bambino che usa un linguaggio matematico per chiedere al papà 5 euro, cosa dovrebbe dire: y+x-3=8 ? 😀 Quindi è ovvio (o almeno a me sembra così) che il linguaggio matematico è un approfondimento del linguaggio comune. Esso è un fenomeno che deriva da questo linguaggio o che al massimo è una sua ramificazione. Non possiamo cioè sostituire il linguaggio comune con la matematica (almeno questa è la tesi, che può essere confutata), mentre è da comprendere se la matematica può essere compresa utilizzando il linguaggio comune.
Va detto però anche ciò che accomuna i due linguaggi. Una delle caratteriste comuni è l'astrazione. Per esempio y e x potrebbero diventare incognite oppure generalissime coordinate. Questo stesso fenomeno è noto nel linguaggio comune, per esempio la parola pioggia può essere riferito al fenomeno atmosferico oppure astronomico (pioggia di asteroidi) o economico: pioggia di soldi (magari :D). Quindi una x incognita diventa coordinata in un diverso contesto. Lo spazio, nel concetto comune è il luogo dove gli oggetti si muovono, nel concetto di spazio di Hilbert a muoversi non sono più gli oggetti ma funzioni (giusto? Vado a memoria).
Quindi c'è qualcosa di fondamentale che accomuna i due linguaggi, il problema è che i significati comuni non sono rigidi (a me la pioggia fa ricordare l'acqua), mentre quelli matematici sono incastonati come il diamante nell'anello a cui appartengono. Quindi è ovvio che se parlo di spazio di Hilbert non posso più spaziare con l'astrazione. Non è più lo spazio inteso comunemente, è qualcosa di completamente differente che non può essere compreso se no nel contesto in cui è stato creato.
Va bhe... spengo i motori altrimenti il cervello va in fumo 🙂
Fabiano dice
@My_Way: la mia modesta opinione è che tu ami filosofeggiare e vorresti che si potesse parlare di fisica come di filosofia, ma non è così.
In ultima analisi il compito della scienza è mettere in relazione delle misure tra loro e questo si può fare soltanto usando le equazioni matematiche. Le chiacchiere possono aiutarti a capire le equazioni, ma non possono rapportare misure.
L'equazione di Schrödinger dice talmente tante cose che sono sicuro nessun libro è mai riuscito a spiegarle tutte. È questo il punto di forza della matematica: una manciata di simboli ben contestualizzati è in grado di trasmettere una tale quantità di informazione che per il linguaggio comune è praticamente inarrivabile.
My_May dice
Fabiano non sono My_Way 😛
Comunque sia, si stava parlando di divulgazione. La divulgazione usa termini di linguaggio comune. Quindi se questo significa filosofeggiare (penso tu l'abbia detto in senso negativo)... bhe, è il tema che lo richiede.
Prova a trovare un modo per spiegare cos'è lo Spazio di Hilbert ad Oliver senza far uso del concetto di ossicine da mangiare. 😀
Carlo dice
Visto che si parla di divulgazione colgo la palla al balzo e vi chiedo un consiglio.
Devo fare un ordine su Amazon e volevo prendermi il libro QED di Feyman. Ne vale la pena o risente dell'età ed è quindi possibile trovare qualcosa di meglio in libreria?
La domanda ovviamente è posta a chi ha letto il libro (credo in molti qui 🙂 ).
Marco dice
@Carlo: assolutamente valido. La QED è cambiata ben poco da quando Feynman et al. l'hanno scoperta/inventata. E la divulgazione di Feynman rimane insuperata. Acquista tranquillo, buona lettura.
Fabiano dice
@My_May: scusa per la "W". Io non mi permetterei mai di pronunciare le parole "Spazio di Hilbert" in presenza di Oliver :-).
My_May dice
Neanch'io! Credo incomincerebbe ad abbaiare o a mordere come un cane normale 😀
OH, mica io ed Oliver siamo diversi, pure io incomincio ad abbaiare o a mordere appena sento parlare di spazio di Hilbert 😀
Comunque, a parte gli scherzi, credo siamo alla presenza di astrazioni molto diverse da quelle comuni. Ma la discussione deve essere seria, altrimenti se ci soffermassimo a considerare solo che la divulgazione "è utile", o è "necessaria"... non faremmo una grande discussione sul merito. Sarà anche utile e necessaria, ma bisogna comprendere le difficoltà quindi entrare nel merito dei fondamenti. Purtroppo questo forse è una questione filosofica... ma se fosse considerata una brutta parola, allora sarebbe meglio non parlarne. 🙂
Carlo dice
Grazie per la risposta e scusate per il refuso. 🙂
luca dice
grazie Marco per gli mp3......me li scarico e li ascolterò con calma....
purtroppo il mio antivirus aziendale mi ha bloccato il tuo sito ritenuto pericoloso (no comment!), per cui non riesco ad avere molto tempo per leggere i tuoi interessantissimi post......peccato.