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Sei premi nobel nello stesso castello

30 Giugno 2009 15 commenti

La settimana scorsa era una una conferenza per presentare un review delle ricerche del bosone di Higgs a LHC. La conferenza in questione si teneva nel castello di Blois, sulla Loira: vi lascio immaginare il lusso e lo spatusso, vi basti sapere che per il banchetto finale ho persino messo la cravatta (roba rara, per un fisico che normalmente gira in sandali e bermuda)!

Tra le tante cose interessanti della conferenza, è stato interessante contare il numero di Premi Nobel per la fisica presenti: ben sei! Per evitare brutte figure, prima di partire ho fatto i compiti e mi sono andato a rivedere perché questi simpatici signori sono stati spediti a Stoccolma. Ecco chi c'era:

  • James Cronin, Premio Nobel nel 1976 per la "la scoperta di violazioni dei principi fondamentali di simmetria e il decadimento dei mesoni K-neutro" (la simmetria CP);
  • Jack Steinberger, Premio Nobel nel 1988 per "il metodo del fascio di neutrini e la dimostrazione della struttora di doppietto dei leptoni con la scoperta del neutrino del muone";
  • Joseph Taylor, Premio Nobel nel 1993 per "la scoperta di un nuovo tipo di pulsar, una scoperta che ha aperto nuove possibilità per lo studio della gravitazione";
  • Martin Perl, Premio Nobel nel 1995 per "la scoperta del leptone tau";
  • Riccardo Giacconi, Premio Nobel nel 2002, per "i contributi pionieristici all'astrofisica, che hanno portato alla scoperta delle sorgenti cosmiche di raggi X"
  • George Smoot, Premio Nobel nel 2006 per "la scoperta delle anisotropie del corpo nero presenti nella radiazione cosmica di fondo";

A complemento di questo bel corredo di testoline, alla conferenza c'era anche un potenziale Premio Nobel, Francois Englert, che potrebbe condividere il premio con Robert Brout e Peter Higgs nel caso il bosone di Higgs venisse scoperto. Poveretto: dev'essere una vita durissima sentire chiamare la particella della cui invenzione sei responsabile sempre e soltanto con il nome del tuo concorrente!

Ho avuto modo di pranzare allo stesso tavolo di Steinberger (cosa peraltro non ultrarara: Steinberger è un gioviale pensionato del CERN, e lo vediamo arrivare da queste parti in bicicletta un giorno su due) e Englert:  dopo un vago imbarazzo iniziale (immaginate domande del tipo: "su che libri avete studiato la meccanica quantistica? Perché ai miei tempi non ce n'erano, li stavamo scrivendo". oppure "Ma tu la capisci veramente l'astrofisica? Perché io fatico un po'...") si sono dimostrati entrambi gioviali, curiosi, gentili. Non è un caratteristica tipica di tutti Premi Nobel (un nome a caso: Carlo Rubbia), ma sicuramente dei sei che ho incrociato la settimana scorsa. Ho avuto l'impressione che fossero tutti talmente al di sopra delle beghe accademiche da potersi permettere (ancora, di nuovo) una genuina curiosità. Le domande di Cronin durante la mia sessione ne sono state un buon esempio.

Un paio di considerazioni al volo. Le presentazioni dei Premi Nobel alla conferenza sono state tutte molto interessanti, e proprio ben preparate (veramente eccellenti Smooth e Taylor: gli astrofisici ci sanno fare, a quanto pare): poche trasparenze, quasi niente testo sulle slide, una certa attenzione alla retorica del discorso e alla logica della struttura del contenuto. Ci sarebbe molto da imparare: alla conferenza ho anche visto presentazioni mal preparate, con speaker fuori tempo massimo, slide penose e troppo cariche, gente che leggeva il testo delle trasparenze e altri simili insulti all'intelligenza (scriverò una serie di articoli su questo tema, prima o poi). E poi: questi benedetti Premi Nobel sono quasi tutti americani, o naturalizzati tali. Che ci piaccia o meno, sembra proprio che gli Stati Uniti continuino ad avere un certo vantaggio nella ricerca scientifica (anche di questo sarebbe interessante parlare).

Mercoledì sera si festeggiava il compleanno di Martin Perl. Trovarsi a canticchiare "Happy birthday... dear-Professor-Perl..." aveva un che di surreale, oserei dire.

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Commenti

  1. IgorB dice

    30 Giugno 2009 alle 12:27

    Che invidia...
    Leggere le motivazioni dei Nobel, per un profano come me dice poco (i mesoni K-neutro fanno un po' Neutro Roberts [Marco, mi picchio da solo non disturbarti]), ma immagino che anche solo per capire quello che scrive un premio Nobel in un suo articolo ci voglia qualche decennio di studi...

    Rispondi
  2. pinin dice

    30 Giugno 2009 alle 16:10

    TEngo a sottolineare inoltre che george Smoot compare in un epsiodio di the Big Bang Theory 🙂
    Scherzi a parte, mi fa piacere leggere di queste cose, specie ora che si avvicina per me (spero) il momento di buttarmici dentro e farne parte...

    Rispondi
  3. delo dice

    30 Giugno 2009 alle 18:36

    un piccola nota al perche' i premi nobel sono americani/naturalizzati tali; e' vero che gli States sembrano un passo avanti (nonostante tante scoperte legate al CERN) ma c'e' da considerare una cosa:
    chi e' stato eletto Nobel ha il diritto di votare per i successivi premi; questo sembra trascurabile ma quando "in un corridoio di una universita' ci sono gli uffici di 3 premi nobel" inizia un processo a cascata 🙂

    delo

    Rispondi
  4. Xisy dice

    30 Giugno 2009 alle 21:40

    Steinberg una volta l'ho visto seduto alla mensa del Cern

    Rispondi
  5. delo dice

    30 Giugno 2009 alle 22:58

    Xisy, io piu' di una volta credo.
    e una di queste, quando il mio supervisor aveva portato in gita al cern gli studenti, commentava il fascino che la fisica delle particelle ha sulle donne italiane visto che nel gruppo l'80% erano ragazze 🙂

    Rispondi
  6. Xisy dice

    1 Luglio 2009 alle 01:33

    @delo, sei in qualche esperimento cern?

    Rispondi
  7. Xisy dice

    1 Luglio 2009 alle 02:20

    @marco: sììì scrivi un post sul tema delle presentazioni.. è un tema che mi interessa (e mi fa arrabbiare)

    Rispondi
  8. GM dice

    1 Luglio 2009 alle 08:33

    Non e` "Stainberg", ne` "Steinberg", ma "Steinberger"

    Rispondi
  9. Marco dice

    1 Luglio 2009 alle 10:58

    Gasp, sono riuscito a sbagliarlo ben tre volte! Corretto, grazie (e umili scuse a Steinberger).

    Rispondi
  10. delo dice

    1 Luglio 2009 alle 14:35

    @Xisy si' LHCb

    Rispondi
  11. Stef dice

    2 Luglio 2009 alle 09:29

    Non ho ben capito: ci si lamenta che ci sono pochi nobel in Italia e poi ci si lamenta di Rubbia....boh

    Rispondi
  12. Marco dice

    2 Luglio 2009 alle 10:20

    Stef, leggi bene: non mi lamento dello scarso numero di Nobel italiani, mi limito a constatare una palese supremazia statunitense (di cittadinanza o d'adozione). Di Rubbia mi limito a dire che non gli si addicono gli aggettivi "gioviale" e "gentile". Hai presente di chi sto parlando? 🙂

    Rispondi
  13. Valter dice

    5 Luglio 2009 alle 11:10

    Non so perché o forse si, ma trovo simpatico che gli astrofisici si muovano bene nel dedalo delle conoscenze scientifiche circa la MQ.

    Rispondi

Trackback

  1. 15th Lomosonov Conference, quarto giorno. Carta igienica, dottorandi e fotoni | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    24 Agosto 2011 alle 10:32

    [...] mai visto una conferenza moderna dal vivo? È possibile, ma ho già incontrato Alexey e Maxim in Francia due anni fa, dunque ho dei dubbi.La cosa più desolante però sono le povere Olga e Evelina. Loro, in quanto [...]

    Rispondi
  2. Aspen 2013, giorno 3: VIP, il deserto ed i tau | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    13 Marzo 2013 alle 17:40

    [...] o altezzoso (paradossalmente, sono molti di più personaggi di caratura medio-bassa a tirarsela). Le grandi personalità sono interessate solo alla fisica, e poco importa se la discussione avviene tra premi Nobel o pischelli come il sottoscritto. Forse [...]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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