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L'ultima estate. Romagna, lunedì 15 agosto 1994

22 Febbraio 2017 1 commento

(L'ultima estate è un esperimento di scrittura post-adolescenziale postuma, ispirato al podcast Mortified. Ho scritto questo testo tra l'estate del 1994, l'autunno del 1997 e la primavera del 1999, ma se passate il mouse sui numerelli appariranno dei box di commento scritti oggi, a più o meno 20 anni di distanza. Questa è la dodicesima puntata, il racconto inizia qui.)

Scorcio di Galeata (Wikimedia Commons)

È ferragosto! Per le strade, come è evidentemente tradizione da queste parti, tutti si gavettonano. Oggi ci saluta Flip, che va a Castiglioncello a festeggiare il 25' anniversario di matrimonio dei suoi genitori. Anche con lui come con Willi ci accomiatiamo fra pianti e lacrime cantando “Se il mare fosse de toccio”, ma siamo rinfrancati dal fatto che sicuramente ci ricongiungeremo fra qualche giorno. [1]È la vacanza degli andirivieni.

La tensione tra Maia e Tecla si è fatta palpabile, [2]Questo è quanto vedevano i miei occhietti da maschietto marginale e tonto. Tensione era probabilmente la parola sbagliata, ma che ne sapevo io? e questo rende i rapporti un po’ più complicati, ma siamo (abbastanza) preparati ad affrontare queste situazioni.

O crediamo di esserlo. O forse non lo siamo proprio, e ci illudiamo di essere forti e saggi e neutrali e pazienti, [3]Come se poi essere forti, saggi, neutrali e pazienti fosse necessariamente un bene. Ah, quanto pesavano i mille anni di militanza scoutistica. e invece cerchiamo soltanto di sopravvivere alle nostre vacanze, che a volte vacanze non sono. [4]A volte. A volte! Che pazienza...

Spiace però per loro – porca martina! [5]"Porca martina!" era un'esclamazione che utilizzavo parecchio ai tempi, mutuata dal mio primo caporeparto scout. All'epoca l'uso smodato mi aveva messo nei pasticci con più di una Martina appena conosciuta e di cui non conoscevo il nome. – che quando sono insieme sembra che debbano per forza stare male...

L’auto di Tecla ci ha drammaticamente abbandonati: ora è ferma in via Mulino Rupe a Galeata: non ha più voluto muoversi di lì. [6]Come già in altre occasioni, invitiamo il lettore a notare come, per essere una vacanza in auto, i nostri mezzi di trasporto lascino spesso a desiderare. Per fortuna è in garanzia, e anche oggi – che è ferragosto, appunto – ce la trainano gratis, però perdiamo il pomeriggio, e chissà quanto ci andrà ad aggiustarla.

Facciamo il punto della situazione: sono rimasto con Cassandra, Kurt, Tecla ed Maia bloccato a casa di Lamù.[7]Ovvero, solo maschietto in una compagnia composta da fanciulle, più un maniaco quasi-skinhead. Potrebbe sembrare ideale, ma non lo è. Non ci va un genio a capirlo. Tecla è spesso in un angolo a leccarsi le ferite lacero-contuse che ha collezionato in questi giorni. Maia è spesso a confessarsi da Cassandra, magari con Lamù. Kurt è spesso a riposarsi – da cosa poi? [8]Dalle fatiche della vita, probabilmente. Che furbo.

Visto che la proprietaria [9]Per i distratti: Tecla. non sembra essere nelle condizioni di occuparsi di sbloccare la situazione dell’auto, [10]Ovvero, ha talmente tante altre cose per la testa che se ne sbatte amabilmente. Il fatto che la cosa blocchi la vacanza del resto della compagnia è ovviamente secondario. e che nessun altro sembra disposto a farlo, [11]E perché mai? Tanto c'è Marco che può farsene carico. me ne occupo io: [12]Indosso la tonaca da buon samaritano e mi preparo a quell'azione umanitaria che all'epoca mi stava tanto bene .

— Pronto, qui auto-officina Pinco Pallino di Nonmiricordodove, mi legga il contratto di assicurazione. Lei è il signor Papà-di-Tecla, il proprietario?

— No, è che...

— Figlio del proprietario?

— No, è che...

— Parente?

— Non proprio, quasi, insomma, abbia pazienza, adesso le spiego...

E fortunatamente il tizio ha pazienza, anche di lunedì, anche a ferragosto.

La buona Lamù ci ospita ancora, e questa sera sua nonna addirittura ci invita a cena offrendoci:

  • tocchi di piadina fritta
  • prosciutto
  • pancetta e coppa casalinghe (eccezionali!)
  • Albana (un vino locale)
  • caffè più correzione (grappa)

Viva la nonna! [13]E soprattutto viva la cucina romagnola!

Per sdebitarci lavo i piatti, cosa che fa cambiare idea sul mio conto al nonno, che “mi aveva giudicato male” (capellone!). [14]Il lettore attento ricorderà che all'epoca avevo i capelli lunghi oltre le spalle, e un aspetto oscillante tra il poeta beat e il monaco medioevale itinerante.

Questa sera ancora S. Sofia ospita gli artisti di strada e dunque vediamo ancora Wonz il clown, il circo Bidone, e gli immancabili Brothers, di cui acquistiamo anche un CD. Tornando a casa scopriamo un messaggio telefonico di Flip, che probabilmente è impazzito, perché parla a dismisura, dice di soffrire di vertigini, saluta tutti uno per uno, compresi Jariten [15]Il fratello di Lamù. e Vinicio, che per chi non lo sapesse, è un pazzo schiantatissimo tipo (senza offesa) scemo del villaggio. [16]Flip non è mai stato un uomo di molte parole, a dir poco, il che spiega il mio stupore.

Vinicio conosce Lamù e sua cugina [17]Sheila, per i distratti. L'abbiamo incontrata nella tredicesima puntata. da un sacco di tempo. Da quando siamo qui, passa tutti i giorni a trovarci. Ci racconta di come vive, del lavoro semplice che fa, poi canta. Insomma, è simpatico. Forse a volte un po’ pesante, ma simpatico. [18]Io con i matti alla fine mi trovo sempre a mio agio. Da quello che ho capito vorrebbe sposare Lamù, credo, così non perde un momento per ricordarle le sue serie intenzioni. Lamù acconsente sempre, che secondo me adesso si è impegnata e lo sposa davvero, se è seria!

Errata Corrige: mi dicono che in realtà al telefono Flip non ha detto “... soffro di vertigini” bensì “... mi sono divertito moltissimo...”, il che spiega molte cose. Ad esempio che probabilmente lo schiantato impazzito sono io!

(continua)

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Note[+]

Note
↑1 È la vacanza degli andirivieni.
↑2 Questo è quanto vedevano i miei occhietti da maschietto marginale e tonto. Tensione era probabilmente la parola sbagliata, ma che ne sapevo io?
↑3 Come se poi essere forti, saggi, neutrali e pazienti fosse necessariamente un bene. Ah, quanto pesavano i mille anni di militanza scoutistica.
↑4 A volte. A volte! Che pazienza...
↑5 "Porca martina!" era un'esclamazione che utilizzavo parecchio ai tempi, mutuata dal mio primo caporeparto scout. All'epoca l'uso smodato mi aveva messo nei pasticci con più di una Martina appena conosciuta e di cui non conoscevo il nome.
↑6 Come già in altre occasioni, invitiamo il lettore a notare come, per essere una vacanza in auto, i nostri mezzi di trasporto lascino spesso a desiderare.
↑7 Ovvero, solo maschietto in una compagnia composta da fanciulle, più un maniaco quasi-skinhead. Potrebbe sembrare ideale, ma non lo è. Non ci va un genio a capirlo.
↑8 Dalle fatiche della vita, probabilmente. Che furbo.
↑9 Per i distratti: Tecla.
↑10 Ovvero, ha talmente tante altre cose per la testa che se ne sbatte amabilmente. Il fatto che la cosa blocchi la vacanza del resto della compagnia è ovviamente secondario.
↑11 E perché mai? Tanto c'è Marco che può farsene carico.
↑12 Indosso la tonaca da buon samaritano e mi preparo a quell'azione umanitaria che all'epoca mi stava tanto bene .
↑13 E soprattutto viva la cucina romagnola!
↑14 Il lettore attento ricorderà che all'epoca avevo i capelli lunghi oltre le spalle, e un aspetto oscillante tra il poeta beat e il monaco medioevale itinerante.
↑15 Il fratello di Lamù.
↑16 Flip non è mai stato un uomo di molte parole, a dir poco, il che spiega il mio stupore.
↑17 Sheila, per i distratti. L'abbiamo incontrata nella tredicesima puntata.
↑18 Io con i matti alla fine mi trovo sempre a mio agio.

Archiviato in:Vita di frontiera Contrassegnato con: L'ultima estate

Interazioni del lettore

Trackback

  1. L’ultima estate. Il racconto completo. | ha detto:
    18 Luglio 2017 alle 09:32

    […] Romagna, lunedì 15 agosto 1994 (di auto rotte e paranoie varie a Galeata) […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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