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Perché di notte fa buio?

1 Aprile 2014 10 commenti

"Facile, perché non c'è il Sole!", mi ha risposto garrula Giulia l'altra sera, dopo che le avevo chiesto se sapeva perché di notte il cielo è scuro. La sua risposta, però, è sbagliata. La vera ragione del perché di notte fa buio è decisamente meno banale, e per arrivarci ci è voluto un bel po'. Un pezzo scritto per DafDaf di Aprile 2014: buona lettura.

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Archiviato in:Raccontare la scienza Contrassegnato con: astrofisica, buio, DafDaf, notte, paradosso di Olbert

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Commenti

  1. GIGI dice

    6 Aprile 2014 alle 14:56

    Olbers, Marco, Olbers. http://it.wikipedia.org/wiki/Heinrich_Wilhelm_Olbers Errore veniale, ma la spiegazione non è un po' difficile per dei ragazzini?
    Ottimo comunque, come sempre.
    Aspetto il tuo libro...

    Rispondi
  2. Luca Truffarelli dice

    12 Aprile 2014 alle 17:44

    Probabilmente sto semplificando troppo, ma assumendo che le masse in genere viaggiano ad una velocità molto inferiore a quella della luce (e non volendo prendere in considerazione la teoria della curvatura) non dovrebbe essere molto difficile che possano esistere stelle lontane più di quattordici miliardi di anni luce (seppure non siamo al centro dell'originale bing bang)?

    Rispondi
    • Marco dice

      13 Aprile 2014 alle 20:18

      Il punto è che non sono le stelle che si allontanano da noi mentre noi stiamo fermi, ma è lo spazio stesso che si espande. Se la vedi così, allora è ben possibile che ci sia qualcosa al di là ai 14 milioni di anni luce, di cui non possiamo dire proprio niente perché non ci è arrivata nessuna informazione (e forse non ce ne arriverà mai).

      Rispondi
      • Luca Truffarelli dice

        13 Aprile 2014 alle 21:58

        Sapevo che c'era una spiegazione (anche se mi apre un mondo nuovo). Grazie per avermi risposto 🙂

        Rispondi
  3. DarioP dice

    29 Aprile 2014 alle 16:29

    Dunque con uno strumento adeguatamente sensibile ed isolato (in orbita?) dovrebbe essere possibile stimare l'età dell'universo dalla luminosità notturna mediata su un angolo solido sufficientemente ampio per compensare le non omogeneità nella distribuzione delle stelle.
    Hai per caso idea se tale misura sia fattibile/stata fatta?

    Rispondi
  4. Marco dice

    29 Aprile 2014 alle 16:33

    In effetti qualcosa di simile si può fare, e viene fatto per esempio dall'esperimento WMAP. Qualche informazione al fondo di questo link:
    http://wmap.gsfc.nasa.gov/universe/uni_age.html

    Rispondi
  5. Gaetano dice

    2 Maggio 2014 alle 16:14

    Marco, mi hai fatto ricordare che mi manca la Via Lattea!
    I miei primi anni si sono svolti (anni 50) in un paesino degli appennini campani. Molto poco illuminato e le stelle si vedevano proprio bene compreso le Via Lattea che attraversava il cielo come una lama bianca...Purtroppo hanno illuminato a giorno anche il mio paesino e le stelle bisogna andarle a cercare negli Alburni... ma, per fortuna è ancora possibile. Scusate l'OT

    Rispondi
  6. Andrea dice

    25 Maggio 2014 alle 08:04

    E se in un ipotetico universo fittizio la densità stellare decrescesse asintoticamente ed esponenzialmente verso lo zero all'aumentare della distanza?
    Avremmo cieli scuri ed universo infinito?

    Rispondi
  7. Andrea dice

    26 Maggio 2014 alle 05:05

    Ok, mi rispondo da solo, la risposta è sì, con una distribuzione frattale >2. Bastava controllare wikipedia. Ovviamente un siffatto universo è improbabile.

    Rispondi

Trackback

  1. Orientarsi tra le stelle | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    17 Luglio 2014 alle 16:31

    […] tutto una disciplina di osservazione e sperimentazione. Le giornate estive dovrebbero aiutare, e, se sono i cieli stellati che volete scrutare, le notti dovrebbero essere […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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