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Dottorandi in fuga

12 Novembre 2009 11 commenti

A Febbraio, chiacchierando dello stato di LHC post-incidente e di come le cose sarebbero evolute nel corso dell'anno, si disquisiva dei poveri dottorandi americani che - in assenza di dati - vivevano la fatica del dover scegliere tra l'attendere un altro anno prima di potersi mettere ad analizzare i primi dati di LHC, e il mollare tutto, affiliarsi a uno degli esperimenti di Tevatron, fare un'analisi con quei dati, diplomarsi  ed eventualmente poi ritornare a lavorare al CERN.

symmetry_oct2009Sull'ultimo numero di Symmetry, approdato qualche giorno fa sulla mia scrivania, c'è un bel pezzo proprio sull'esperienza di tre tra i diversi che hanno scelto di mollare ATLAS o CMS e andare a finire la loro tesi con i dati di D0 o CDF. Manco a dirlo, uno dei tre, Mark, è proprio la persona che citavo in uno dei commenti.

Adesso che LHC sembra proprio voler ripartire, saranno contenti della loro scelta? Insomma, lanciarsi in un'analisi dati di un esperimento che si conosce poco o niente (nelle performance, nella calibrazione, negli strumenti software) non è certo una cosa che si fa in qualche mese. Per non parlare delle implicazioni personali (il CERN e Fermilab sono sulle sponde opposte dell'oceano). Mark dice:

Ho tutte le intenzioni di finire in fretta e di ritornare al CERN a lavorare su LHC, giusto in tempo per quando le cose diventeranno veramente interessanti.

In fondo potrebbe aver fatto la scelta più sensata: mentre noi ci smazzeremo la comprensione del comportamento dei rivelatori, gli allineamenti, le calibrazioni di ogni genere e sorta, e in generale la gestione di errori e casini vari che si risolvono solo con l'esperienza e il tempo, lui se ne starà a maneggiare dati ben capiti e digeriti da anni di pratica. E quando tornerà da queste parti, probabilmente le cose saranno in uno stato tale da permettergli di fare direttamente della fisica interessante, senza impazzire (troppo) con i dettagli tecnici che avremo masticato per lui nei mesi precedenti.

Maledetto 🙂

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Archiviato in:Fisica Contrassegnato con: ATLAS, CDF, CERN, CMS, DO, dottorandi, LHC, Stati Uniti, Tevatron

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Commenti

  1. Xisy dice

    12 Novembre 2009 alle 22:09

    Io lo capisco.
    Se è vero che molti dottorandi "seguono i dati", non penso che lo facciano per furbizia, pigrizia, o ambizioni particolari (che so, pubblicazioni facili o cose così). Per questo, anzi, sarebbe più forse più saggio ritagliarsi un ruolo negli esperimenti venturi.

    Il fatto è che non tutti sono portati per calibrazioni, test, allineamento o sviluppo software. Spesso, quando ci si iscrive alla laurea in fisica, e poi al dottorato, si ha una visione molto più romantica del lavoro del fisico. Visione che appunto non contempla il "commissioning".

    D'altra parte, sappiamo bene che buona parte dell'attività di servizio, chiamiamola così, si regge sul lavoro dei giovani dottorandi e assegnisti (ci si regge anche un po' troppo, per i miei gusti). Insomma, se tutti i giovani davvero seguissero i dati, LHC potrebbe chiudere anche domani.

    Rispondi
  2. delo dice

    12 Novembre 2009 alle 23:54

    no Xisy, credo che qui si stia parlando di dottorandi degli US
    che hanno magari fatto commisioning su LHC ma non "possono" dottorarsi se non hanno un'analisi coi "dati veri"; e siccome c'e' gente si trascina da 6/8 anni col dottorato aspettando LHC e non vedendo "fine certa" qualche tempo fa sono andati a fare un'analisi sui dati di Tevatron.
    Giustamente, credo.

    Rispondi
  3. Xisy dice

    13 Novembre 2009 alle 01:47

    Sembra che tu abbia ragione. Questa cosa non la capisco troppo.
    Cioè, se l'idea di fondo è che si debba toccare con mano le reali condizioni sperimentali (cosa che un MC non può darti), sono d'accordissimo; ma anche un test su fascio o con muoni può essere formativo. Magari affiancato, come progetto di dottorato, a un'analisi più sofisticata di solo MC, o di fenomenologia.

    Rispondi
  4. Luigi Marchioni dice

    13 Novembre 2009 alle 06:33

    Alla fine la scelta conta poco, magari in termini di carriera, ma la scoperta e' per lo piu' epifania, culo, serendipity, intuizione, e tutto il lavoro che viene dopo... Alla fine i dati scientifici dovrebbero diventare pubblici, e magari il "leap" lo fara' un cileno ex-post... In genomica la pressione a rendere pubblice i dati "raw" e' regola da anni, e solo alcuni paraculi la fanno in barba ad editor compiacenti...
    Alla fine Mark ha una tesi da scrivere e molte considerazioni personali da fare... come non capirlo? Tanto piu' in fisica, che credo abbia carriere scientifiche precoci tipo la statistica e la matematica.
    Sbaglio?
    A presto
    Luigi

    Rispondi
  5. riccardo da parigi dice

    13 Novembre 2009 alle 08:45

    chiamalo fesso l'americano .... 🙂

    Rispondi
  6. Marco dice

    13 Novembre 2009 alle 12:44

    @Xisy: se ti leggi l'articolo vedrai che persino nei durissimi US stanno pensando di "cambiare le regole" e permettere di diplomarsi a chi può scrivere una tesi con una miscuglio di dati simulati e dati veri di commissioning o test-beam. Cosa che peraltro in Europa è comunissima.

    @Luigi: Io Mark lo capisco benissimo, e quando circa un anno fa discutemmo di questa cosa gli consigliai caldamente di partire per Fermilab: soprattutto se uno intende (provare a) fare il fisico per tutta la vita, non ha senso restare impanati allo stadio di "graduate student" troppo a lungo.

    Sulla questione dell'accessibilità dei dati raw sarebbe bello ritornare. Nel mio mondo solo chi lavora con sorgenti "naturali" (ergo, gli astrofisici) ha l'obbligo di "disclosure" dei dati dopo un certo tempo dalla loro acquisizione. Insomma, una sorta di "ius prime noctis" che però non pregiudica a tutti gli altri di poter fare le proprie analisi a un certo punto. Nella fisica agli acceleratori l'argomento è tabù, e per certi versi capisco anche perché. Ci torno appena (se) trovo il tempo e la voglia.

    Rispondi
  7. Xisy dice

    13 Novembre 2009 alle 22:07

    Marco, ho letto. Forse il fatto è che in US la fisica delle particelle sta un po', come dire, scemando.

    Sull'accessibilità dei dati: discorso interessante. Se puoi, tornaci.
    Penso sia un fatto di politica, ma anche di fisica.
    Che io sappia, anche i dati astrofisici, hanno una certo livello di
    compressione, altrimenti sarebbero inservibili. Pensa ai dati del telescopio Fermi (convertitore+tracker+ ecal: è in tutto e per tutto un rivelatore di particelle). I dati sui raggi gamma vengono resi pubblici, ma sono già ad un livello di ricostruzione molto alto (in pratica hai già mappe del cielo e spettri), e assieme ad essi anche parametrizzazioni varie della funzione di risposta credo siano disponibili. Cioè, devi sapere poco o nulla del detector. Questo è dovuto alla politica delle agenzie spaziali (Nasa). Però Fermi sta misurando anche elettroni, e quelli -guarda un po'- pubblici non sono. E non avrebbe molto senso. L'analisi degli elettroni è roba da fisici delle alte energie. Richiede feeling con il detector, simulazioni appropriate, etcetc. Cioè, i dati di un esperimento di alte energie sarebbero poco o nulla utilizzabili da uno "esterno". L'unico livello a cui diventano comprensibili è quello dei risultati finali... che effettivamente vengono resi "pubblici". Nel senso di pubblicati; a disposizione dei teorici.

    Rispondi
  8. Claudio dice

    15 Novembre 2009 alle 15:24

    @Xisi: sul fatto che la fisica delle particelle in US stia scemando non sono d'accordo: ci sono dei progetti ambiziosissimi, giusto per citarne uno: il muon collider.

    Rispondi
  9. Marco dice

    16 Novembre 2009 alle 10:07

    Muon collider che rimane peraltro ancora un bel sogno (sai com'è, i muoni hanno la tendenza a decadere). Se mai la politica concederà un acceleratore di nuova generazione dopo LHC - e questo dipenderà da tante cose, compreso come si comporterà LHC stesso - questo sarà un qualche tipo di linear collider per elettroni e positroni.

    Rispondi
  10. Xisy dice

    16 Novembre 2009 alle 10:49

    Sì, aspetta il Muon collider...intanto Slac ha chiuso, Tevatron andrà avanti com'è senza upgrade e anche a Brookhaven non mi risulta ci siano grossi esperimenti alle porte.. non mi pare un bel periodo per la fisica delle alte energie negli states.

    Rispondi
  11. delo dice

    16 Novembre 2009 alle 11:32

    Il fatto che la fisica delle particelle in US stia scemando lo si era capito quando hanno killato il progetto BTeV e hanno inziato a puntare sulle missioni spaziali.

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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