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Il peggio che ci possa capitare è di assaggiare la carne dell'orso

5 Aprile 2009 28 commenti

La facile cresta doveva essere facile, anzi elementare, d'estate, ma noi la trovammo in condizioni scomode. La roccia era bagnata sul versante al sole, e coperta di vetrato nero su quello in ombra; fra uno spuntone e l'altro c'erano sacche di neve fradicia dove si affondava fino alla cintura. Arrivammo in cima alle cinque, io tirando l'ala da far pena, Sandro in preda ad un'ilarità sinistra che io trovavo irritante.

- E per scendere?

- Per scendere vedremo, - rispose; ed aggiunse misteriosamente: - il peggio che ci possa capitare è di assaggiare la carne dell'orso -. Bene, la gustammo, la carne dell'orso, nel corso di quella notte che trovammo lunga. Scendemmo in due ore, malamente aiutati dalla corda, che era gelata: era diventato un maligno groviglio rigido che si agganciava a tutti gli spuntoni, e suonava sulla roccia come un cavo da teleferica. Alle sette eravamo in riva a un laghetto ghiacciato, ed era buio. Mangiammo il poco che ci avanzava, costruimmo un futile muretto a secco dalla parte del vento e ci mettemmo a dormire per terra, serrati l'uno contro l'altro. Era come se anche il tempo si fosse congelato; ci alzavamo ogni tanto in piedi per riattivare la circolazione, ed era sempre la stessa ora; il vento soffiava sempre, c'era sempre uno spettro di luna, sempre allo stesso punto del cielo, e davanti alla luna una cavalcata fantastica di nuvole stracciate, sempre uguale.

Ci eravamo tolti le scarpe, come descritto nei libri di Lammer cari a Sandro, e tenevamo i piedi nei sacchi; alla prima luce funerea, ci levammo con le membra intormentite e gli occhi spiritati per la veglia, la fame e la durezza del giaciglio: e trovammo le scarpe talmente gelate che suonavano come campane, e per infilarle dovemmo covarle come fanno le galline.

Ma tornammo a valle con i nostri mezzi, e al locandiere, che ci chiedeva ridacchiando come ce la eravamo passata, e intanto sogguardava i nostri visi stralunati, rispondemmo sfrontatamente che avevamo fatto un'ottima gita, pagammo il conto e ce ne andammo con dignità. Era questa, la carne dell'orso: ed ora che sono passati molti anni, rimpiango di averne mangiata poca, poiché, di tutto quanto la vita mi ha dato di buono, nulla ha avuto, neppure alla lontana, il sapore di quella carne, che è il sapore di essere forti e liberi, liberi anche di sbagliare, e padroni del proprio destino. Perciò sono grato a Sandro per avermi messo coscientemente nei guai, in quella e in altre imprese insensate solo in apparenza, e so con certezza che queste mi hanno servito più tardi.

Non hanno servito a lui, o non a lungo. Sandro era Sandro Delmastro, il primo caduto del Comando Militare Piemontese del Partito d'Azione. Dopo pochi mesi di tensione estrema, nell'aprile del 1944 fu catturato dai fascisti, non si arrese e tentò la fuga dalla Casa Littoria di Cuneo. Fu ucciso, con una scarica di mitra alla nuca, da un mostruoso carnefice-bambino, uno di quelli sciagurati sgherri di quindici anni che la Repubblica di Salò aveva arruolato nei riformatori. Il suo corpo rimase a lungo abbandonato in mezzo al viale, perché i fascisti avevano vietato alla popolazione di dargli sepoltura.

Oggi so che è un'impresa senza speranza rivestire un uomo di parole, farlo rivivere in una pagina scritta: un uomo come Sandro in specie. Non era un uomo da raccontare né da fargli monumenti, lui che dei monumenti rideva: stava tutto nelle azioni, e, finite quelle, di lui non resta nulla; nulla se non parole, appunto."

Ferro (da "Il sistema periodico" di Primo Levi)

zio_sandro_800pxSandro Delmastro era mio prozio paterno, il fratello minore della nonna. Venne ucciso 65 anni fa a Cuneo, il 5 aprile del 1944, qualche mese prima che nascesse mio padre.

Di lui restano una piccola lapide a Cuneo, di cui avrebbe riso, e la foto seduto sullo sperone di roccia sporgente nel vuoto, che da bambino guardavo con ammirazione tutte le volte che andavamo a trovare Nonna Adele e la zia Gabriella a Zubiena.

E restano quelle parole che ancora oggi raccontano le sue azioni; che forse sono nulla, o forse no.

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Archiviato in:Letture e riflessioni, Militanza, Vita di frontiera Contrassegnato con: antifascismo, Delmastro, Famiglia, maestri, memoria, resistenza

Interazioni del lettore

Commenti

  1. juhan dice

    5 Aprile 2009 alle 08:20

    Il suo ricordo vive in Primo Levi, uno degli scrittori che amo rileggere periodicamente (no pun intented).

    Rispondi
  2. Nantas dice

    5 Aprile 2009 alle 09:00

    Concordo appieno con Juhan, Primo Levi ha fatto si che Sandro Delmastro non venga mai scordato. Ha impresso sulla carta un pezzetto dell'anima di un uomo, un Italiano che ha lottato per il suo paese.

    Rispondi
  3. adriana dice

    6 Aprile 2009 alle 15:46

    LODARE, La memoria famgliare.

    Rispondi
  4. Nellone dice

    11 Aprile 2009 alle 10:39

    A volte quando leggo il tuo blog penso che tu mi conosca.Che tu sappia cosa cerco.
    Non ho letto il libro e mi accingo ad acquistarlo.
    Il passaggio è bellissimo e quella carne mi piacerebbe assaggiarla.
    Un abbraccio.

    Rispondi
  5. QL dice

    26 Maggio 2009 alle 18:58

    Posso solo dire che secondo me lo stesso orgoglio che tu provi verso di lui, lui sicuramente lo proverebbe verso di te. Penso non ci siano dubbi su questo.

    Rispondi
  6. Giuseppe Giudice dice

    7 Dicembre 2009 alle 22:59

    Grazie per aver postato la foto di Sandro. E' meravigliosa.

    Rispondi
  7. m.a. lerine dice

    8 Dicembre 2009 alle 16:47

    C'è una simpaticissima foto di Sandro Delmastro con il suo cane Flush e...un panettone, nel libro "Primo Levi" di Ian Thompson (Vintage, London 2002). In questo libro si dice che nel 1947 Levi progettava una saga di montagna ispirata ai romanzi di Joseph Conrad, con Sandro come protagonista. Peccato che il progetto non sia andato in porto.

    Rispondi
  8. Marco dice

    8 Dicembre 2009 alle 17:18

    Ce l'hai sotto mano? Se si, me la scansiresti e manderesti? Penso che mio papà e i suoi fratelli potrebbero apprezzare non poco. Grazie comunque.

    Rispondi
  9. Enrico Francese dice

    16 Aprile 2010 alle 11:20

    ...era... *quel*... Sandro?...
    Una delle pagine più belle e commoventi di Primo Levi, che anch'io spesso rileggo e rileggo, sperando di trovarvi la forza e il coraggio che mi servono quando ne ho bisogno... e ne ritrovo un collegamento qui, inaspettato, altrettanto emozionante...
    Sono sbalordito ed esterrefatto.
    Grazie per questa altra diversa perla di verità e bellezza.
    Enrico

    Rispondi
  10. Carlo dice

    18 Aprile 2010 alle 09:54

    "Perciò sono grato a Sandro per avermi messo coscientemente nei guai, in quella e in altre imprese insensate solo in apparenza, e so con certezza che queste mi hanno servito più tardi".
    Forse "hanno" servite a Primo Levi anche ad infondergli il coraggio di suicidarsi.
    Coraggio che, a molti di coloro che si sono resi conto del non senso del vivere, sovente manca.

    Rispondi
  11. GIGI dice

    18 Aprile 2010 alle 21:28

    No, suicidarsi non è una manifestazione di coraggio, come non lo è vivere.
    Siamo nati per vivere.
    Dio o la Natura o il Caso e la Necessità o chissachì ci ha "programmato" per stare su questo Mondo tutto il tempo che ci sarà dato, per riprodurci e poi per fare chissà che.
    Il suicidio è una patologia, una malattia che può esere allettante e a volte contagiosa: non fatene mai un mito.
    Parola di medico.

    Rispondi
  12. bibliogadda dice

    19 Aprile 2010 alle 11:23

    Ho ripubblicato il tuo post nel blog della nostra biblioteca scolastica.
    Grazie.

    roberto x bibliogadda

    Rispondi
    • Marco dice

      19 Aprile 2010 alle 11:34

      Ho visto, e ne sono contento. Buon 25 Aprile in anticipo!

      Rispondi
  13. Pasquale Mauro dice

    25 Aprile 2010 alle 07:33

    Mi è capitato un paio di volte di assaggiare quella carne o, come si recita nel film "Into the wild", di trovarmi nella condizione primitiva, davanti alla roccia muta e sorda. Di stare con gli occhi spiritati per la veglia, e gli scarponi freddi che risuonano come campane.
    Oggi è un gran 25 Aprile!

    Rispondi
  14. wimp dice

    25 Aprile 2010 alle 11:51

    @Marco: accidenti stavo pensando al video che ho linkato da qualche parte nel quale mostri la tua ombra di profilo per spiegare che del Higs state cercando le tracce e non una sua vera e propria apparizione e devo dire che c'è una somiglianza incredibile col tuo prozio nella foto di cui sicuro andrai fiero!
    Buon 25 aprile anche a te e soprattutto buon onomastico! 🙂

    Rispondi
  15. Marco dice

    26 Aprile 2010 alle 11:04

    Buon 25 aprile a voi, e grazie!

    Rispondi
  16. sara dice

    21 Giugno 2010 alle 23:05

    Caro Marco,
    mi chiamo Sara e sono la pronipote di quella che doveva essere la fidanzata di Sandro, Ester Valabrega.
    Mia zia è mancata oggi è cercando notizie su di lei in internet sono inciampata qui. Spero che tu sappia qualcosa della loro storia, perchè devono essersi amati molti, la stessa Ada Gobetti li ha ricordati innamorati e felici.
    Bhe era solo per raccontare un pezzo in più della stessa storia..

    Rispondi
  17. Marco dice

    22 Giugno 2010 alle 10:36

    Ciao Sara, benvenuta.

    Grazie per il messaggio, e sincere condoglianze per tua zia.

    La storia personale del mio prozio Sandro è per me avvolta in una specie alone di leggenda. Nemmeno mio padre l'ha conosciuto di persona, per cui tutti i racconti sono passati di bocca in bocca, mescolando ai pochi aneddoti familiari le incursioni della tragedia storica e della letteratura. Non sapevo di Ester, ma chiederò: chissà se qualcuno dei nipoti si ricordi qualcosa.

    Invece dimmi, dov'è che Ada Gobetti li ha ricordati "innamorati e felici"?

    Rispondi
  18. Lorenzo Neri dice

    21 Novembre 2011 alle 20:45

    Ciao Marco,
    voglio ringraziarti per questo post, che mi ha incuriosito e mi ha spinto a cercare il libro "Il sistema periodico". L'ho letto, è veramente interessante. E mette in risalto una qualità di noi italiani, quella che io chiamo "l'arte dell'arrangio".
    Ho stampato la tua foto di Sandro e l'ho messo nel libro a mo' di segnalibro. Così, la sua memoria non andrà perduta.
    Complimenti anche per il tuo blog e per l'opera di divulgazione che stai facendo, semplice e alla portata di tutti.

    Rispondi
  19. Martino dice

    22 Giugno 2013 alle 14:22

    Non leggevo il sistema periodico da anni ma giuro che ho riconosciuto lo stile di Primo Levi quasi subito. Mi è venuto un brivido quando ho letto il cognome di Sandro e ho capito che era tuo parente: all'improvviso i personaggi di un libro diventano reali, la Storia in fondo è solo una generazione fa...

    Rispondi
  20. Akiva Kenny Segan dice

    2 Febbraio 2016 alle 20:02

    ti invitiamo a consigliare per quanto riguarda la foto in bianco e nero di un giovane uomo su una sporgenza di roccia: Si tratta di una foto di Sandro Delmastro (che Primo Levi ha scritto di in Il sistema periodico)? Se sì, dove si è preso? che anno? Chi possiede la foto? Grazie.

    Rispondi
    • Marco dice

      2 Febbraio 2016 alle 21:14

      Ciao Akiva,
      Ti rispondo in italiano ma metto sotto anche la traduzione in inglese. Si, si tratta di Sandro Delmastro, l'amico di Primo Levi citato nel capitolo "Ferro" del Sistema Periodico. Era lo zio di mio padre, il fratello di mia nonna. La foto è scattata sulla cima del Rocca Sella, non so l'anno preciso ma posso trovarlo chiedendo in famiglia. La foto è di proprietà di mio padre e dei suoi fratelli.

      Hi Akiva.
      Yes, it's certainly Sandro Delmastro, Primo Levi's friend mentioned in the "Iron" chapter of The Periodical System". He was my father's uncle, the brother of my grandmother. The photo was taken on the summit of the Rocca Sella, I can't really tell you the year, but I could find out asking to my dad or my uncles. The photo is my dad's and his brothers' property. Hope this helps! In case you want to know more, you can reach my email, see my Contact page here on the blog.

      Rispondi
  21. Roberto dice

    12 Marzo 2018 alle 12:01

    Sabato scorso ho pianto, di prima mattina. Avevo appena finito di leggere "Ferro". Oggi ho cercato una foto di Sandro... grazie.

    Rispondi
  22. Marco Lanzavecchia dice

    15 Novembre 2018 alle 10:45

    Ho conosciuto tuo prozio dalle pagine della guida del Gran Paradiso ancora prima di scoprire Primo Levi e il bellissimo Sistema Periodico. Devi essere orgoglioso di quel prozio. E orgoglioso anche del fatto che fu amico di Primo. Le persone in gamba si annusano e si attirano.

    Rispondi

Trackback

  1. 25 aprile – Il peggio che ci possa capitare è di assaggiare la carne dell’orso « Bibliogadda ha detto:
    19 Aprile 2010 alle 11:20

    [...] Il peggio che ci possa capitare è di assaggiare la carne dell’orso. [...]

    Rispondi
  2. L’università deve essere difficile | Minima academica ha detto:
    18 Settembre 2011 alle 22:30

    [...] L’università deve essere difficile. Gli esami devono farti assaggiare la carne dell’orso. [...]

    Rispondi
  3. Non erano uomini da raccontare né da far loro monumenti | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    25 Aprile 2018 alle 08:57

    […] Per l'occasione, vi regalo la lapide che ricorda l'uccisione di mio (pro)zio Sandro il 4 aprile 1944. Zio Sandro compagno di università e montagna di Primo Levi, di qui avevo già parlato qui: […]

    Rispondi
  4. Storia di quando sono stata ospitata a dormire da un bigliettaio delle ferrovie uzbeche - Pain de Route ha detto:
    9 Aprile 2022 alle 11:08

    […] *questo termine l’ho preso in prestito da Primo Levi, uno dei miei scrittori preferiti. Ne parla in un racconto bellissimo de Il Sistema Periodico, “Ferro”. Salvatelo da leggere dopo. […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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