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Preghiera in Gennaio

11 Gennaio 2009 9 commenti

Lascia che sia fiorito, Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno risplendono le stelle

Quando attraverserà l'ultimo vecchio ponte
ai suicidi dirà baciandoli alla fronte
venite in paradiso là dove vado anch'io
perché non c'è l'inferno nel mondo del buon Dio

Fate che giunga a voi con le sue ossa stanche
seguito da migliaia di quelle facce bianche
fate che a voi ritorni fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra mostrarono il coraggio

Signori benpensanti spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai santi, Dio fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte
che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte

Dio di misericordia, il tuo bel paradiso
lo hai fatto soprattutto per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto con la coscienza pura
l'inferno esiste solo per chi ne ha paura

Meglio di lui nessuno mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti che puoi e vuoi salvare
ascolta la sua voce che ormai canta nel vento
Dio di misericordia, vedrai, sarai contento

Fabrizio de André, 18/2/1940 - 11/1/1999

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Archiviato in:Letture e riflessioni Contrassegnato con: De Andrè, fede, memoria, musica, poesia, preghiera

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Francesco dice

    12 Gennaio 2009 alle 17:24

    Credo sia giusto affidarci a un Dio,
    credo sia giusto credere che ci sia qualcuno di più giusto e che un giorno userà la livella per dare a chi non ha avuto e per togliere a chi ha avuto troppo.
    Credo che sia giusto lasciare credere chi ha questa speranza,
    credo che sia giusto che chi ha la fede abbia il dono della serenità.
    Ma come faccio io a credere che ci sia veramente? come faccio a credere che a uno che lascia morire i bambini di fame e di malattie,
    che lascia che in giro per il mondo ci si scanni in nome Suo?
    No, chissà per quale malefatta noi siamo stati abbandonati su questa scialuppa che vaga nello spazio, cenere eravamo e cenere torneremo e niente di più, non ci sarà niente dopo.
    Le nostre suppliche non lo toccheranno minimamente, non lo hanno mai toccato. Sarà contento quando spariremo definitivamente, così finirà la malvagità e la cattiveria.
    Mi dispiace per chi soffre e chi muore in nome Suo, ma Lui se c'è non ne ha la minima colpa, i colpevoli siamo solo noi.
    Tutte le volte che sento pregare mi vengono questi pensieri e la poesia di De Andrè era una preghiera. Ciao

    Rispondi
  2. Mario Ferrero dice

    13 Gennaio 2009 alle 10:09

    Anch'io ho amato tantissimo Fabrizio ...

    In giorni di scontri a Gaza voglio ricordarlo con le parole di una canzone che scrisse per ricordare i massacri dei campi profughi di Sidone nel 1982, ma che si potrebbe leggere come un lamento per qualsiasi guerra a danno dei civili, da Troia a Sarajevo e Gaza:

    U mæ nininu mæ, u mæ
    lerfe grasse au su d'amë d'amë

    Il mio bambino il mio, il mio
    labbra grasse al sole di miele di miele

    tûmù duçe benignu de teu muaè
    spremmûu 'nta maccaia de stæ, de stæ

    tumore dolce benigno di tua madre
    spremuto nell'afa umida dell'estate, dell'estate

    e oua grûmmu de sangue, ouëge e denti de laete
    e i euggi di surdatti chen arraggë
    cu'a scciûmma a a bucca cacciuéi de bæ

    e ora grumo di sangue orecchie e denti di latte
    e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
    con la schiuma alla bocca cacciatori di agnelli

    a scurrï a gente cumme selvaggin-a
    finch'u sangue sarvaegu nu gh'à smurtau a qué
    e doppu u feru in gua i feri d'ä prixún
    e 'nte ferie a semensa velenusa d'ä depurtaziún

    a inseguire la gente come selvaggina
    finché il sangue selvatico non gli ha spento la voglia
    e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
    e nelle ferite il seme velenoso della deportazione

    perché de nostru da a cianûa a u meü
    nu peua ciû cresce aerbu ni spica ni figgeü
    ciao mæ 'nin l'ereditæ l'è ascusa

    perché di nostro dalla pianura al molo
    non possa più crescere albero né spiga né figlio
    ciao bambino mio l'eredità è nascosta

    'nte sta çittæ ch'a brûxa ch'a brûxa
    inta seia che chin-a
    e in stu gran ciaeu de feugu
    pe a teu morte piccin-a

    in questa città che brucia, che brucia
    nella sera che scende
    e in questa grande luce di fuoco
    per la tua piccola morte.

    Rispondi
  3. QL dice

    22 Gennaio 2009 alle 14:09

    Un Professore universitario di filosofia in un noto College sfidò i suoi studenti con la seguente domanda: “Dio ha creato tutto ciò che esiste?”
    Un coraggioso studente rispose: “Sì, lo ha fatto!” “Dio ha davvero creato tutto?” ribadì il Professore.
    “Sì Signore, sicuramente!” rispose lo studente.
    Il Professore allora disse: “Se Dio ha creato tutto, allora ha creato il male; e, dato che il male esiste, e secondo il principio che le nostre opere definiscono chi siamo, allora possiamo supporre che Dio sia malvagio!”
    Lo studente rimase in silenzio e non poté rispondere alla definizione ipotetica del Professore. Egli, fiero di sé, si vantò con la classe che, ancora una volta, aveva dimostrato l’inutilità di una fede religiosa.

    Un altro studente alzo la mano e disse: “Posso farle io una domanda, Signor Professore?” “Ma certo!” disse lui.
    Lo studente si alzò e chiese: “Professore, il freddo esiste?”
    “Ma che domanda è? Certo che esiste! Non hai mai sentito freddo?”
    Gli altri studenti si misero a ridere della domanda, ma il giovane rispose: “In verità, Signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo è semplicemente la mancanza di calore.
    Ogni corpo o oggetto è suscettibile a studio quando ha o trasmette energia, ed il calore è ciò che fa avere o trasmettere energia a un corpo o materia. Lo zero assoluto, meno 460° Farenheit, è l’assenza totale di calore; ed a quella temperatura, ogni corpo o materia diviene inerte ed incapace di reazione.
    Il freddo non esiste: abbiamo creato noi questa parola per descrivere come ci sentiamo quando non c’è calore.”

    Lo studente continuò: “Professore, esiste il buio?” Il Professore rispose: “Certo!”
    Lo studente rispose ancora: “Ancora una volta la devo contraddire, non esiste nemmeno il buio. Il buio è in verità solo l’assenza della luce. Possiamo studiare la luce, ma non il buio.
    In effetti possiamo usare il Prisma di Newton per dividere la luce bianca in molti colori e studiare le varie lunghezze d’onda di ogni colore, ma non si può misurare il buio. Un semplice raggio di luce può penetrare in un mondo di tenebre ed illuminarlo.
    Come facciamo a sapere quanto sia buio uno spazio? Misuriamo la quantità di luce presente in esso, esatto? Il buio è un termine usato dall’uomo per descrivere ciò che succede quando non c’è presenza di luce.”

    Infine, il giovane chiese: “Professore, il male esiste?”
    Adesso incerto, il Professore rispose: “Certo, come ho detto prima, lo vediamo tutti i giorni; è evidente negli esempi quotidiani del comportamento inumano dell’uomo verso i suoi simili.
    E’ presente nella moltitudine di crimini e di violenza che vediamo ovunque nel mondo. Queste cose sono solo manifestazioni del male.”

    Lo studente rispose: “Il male non esiste, Signore, o perlomeno non esiste di per sé; il male è semplicemente l’assenza di Dio.
    Come per il freddo o il buio, è una parola che l’uomo ha inventato per descrivere l’assenza di Dio.
    Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che avviene quando l’uomo non ha l’amore di Dio nella sua vita.
    E’ come il freddo che si sente quando manca il calore, o il buio che si percepisce quando non c’è luce.”
    Lo studente si mise a sedere, e nel silenzio generale così fece anche il Professore.

    Questa è una storia vera, e il nome dello studente è Albert Einstein.

    Rispondi
  4. Marco dice

    23 Gennaio 2009 alle 10:45

    Mmm, non sono mica sicuro se credere a questo aneddoto: ne girano talmente tanti sul povero Einstein, e troppi sono inventati di sana pianta. A dirla tutta, questo puzza decisamente di bufala, o meglio, di storiella edificante alla fine della quale si appiccica un nome importante per rinforzare il messaggio: è un meccanismo classico.

    Rispondi
  5. QL dice

    23 Gennaio 2009 alle 12:11

    Una delle cose che più dovrebbero far riflettere è che Einstein non era solo un grande genio, ma che era anche un grande genio religioso, credeva fermamente che un essere supremo, quale che fosse il nome che la gente gli dà, aveva creato l'universo con tutte le sue leggi. Prima di morire Einstein s'era talmente avvicinato alla verità che forse ancora per molti decenni ci avrebbe precorso con le sue idee,peccato che non ha avuto il tempo di approfondirle a sufficienza.

    Rispondi
  6. Marco dice

    23 Gennaio 2009 alle 12:16

    “It was, of course, a lie what you read about my religious convictions, a lie which is being systematically repeated. I do not believe in a personal God and I have never denied this but have expressed it clearly. If something is in me which can be called religious then it is the unbounded admiration for the structure of the world so far as our science can reveal it.”

    Albert Einstein, in a letter March 24, 1954; from Albert Einstein the Human Side, Helen Dukas and Banesh Hoffman, eds., Princeton, New Jersey: Princeton University Press, 1981, p. 43.

    “My position concerning God is that of an agnostic. I am convinced that a vivid consciousness of the primary importance of moral principles for the betterment and ennoblement of life does not need the idea of a law-giver, especially a law-giver who works on the basis of reward and punishment.”

    Albert Einstein in a letter to M. Berkowitz, October 25, 1950; Einstein Archive 59-215; from Alice Calaprice, ed., The Expanded Quotable Einstein, Princeton, New Jersey: Princeton University Press, 2000, p. 216.

    E potrei continuare. Caro QL, in generale è sempre bene citare le proprie fonti quando si fa un'affermazione: non si può far dire alla gente quello che ci piacerebbe avergli sentito dire. Desolato.

    Rispondi
  7. Max dice

    23 Gennaio 2009 alle 15:41

    Da quel che so (pero' non sapendo citarne la fonte NON ne sono sicuro....) Einstein credeva in un "Dio" ben lontano da quello delle comuni religioni, e cioe' un "Dio" costituito dall' universo stesso, in termini semplicistici.
    Che e' un po' quello che credo io.....

    Max

    Rispondi
  8. Francesco dice

    23 Gennaio 2009 alle 17:55

    Penso anch'io che Dio sia ben lontano dalle comuni religioni, se vogliamo credere che esista un Dio, dobbiamo immaginarlo come un semplice ortolano che butta un seme e dice : Ti ho dato la terra, il sole, la pioggia , ora cresci , avrai capacità di discernimento e capirai quello che è bene e quello che è male . La corretta gestione di quello chi ci è stato dato ci permetterà di sopravivere altrimenti spariremo, e a Dio non interessa molto la nostra fine,di semi nell'universo ne ha piantati milioni e uno più o uno di meno per l'economia dei suoi disegni non importa molto.

    Rispondi
  9. Xisy dice

    23 Gennaio 2009 alle 20:02

    La religiosità di Einstein era qualcosa di molto personale e intesa in senso molto lato (talmente lato e generalizzato che è estendibile a tutti, dato che *tutti* hanno un senso di religiosità in quanto consapevolezza di sé) dibattuta anche a livello accademico.

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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