The ponds
by Mary Oliver (from “House of Lights”)Every year
the lilies
are so perfect
I can hardly believetheir lapped light crowding
the black,
mid-summer ponds.
Nobody could count all of them --the muskrats swimming
among the pads and the grasses
can reach out
their muscular arms and touchonly so many, they are that
rife and wild.
But what in this world
is perfect?I bend closer and see
how this one is clearly lopsided --
and that one wears an orange blight --
and this one is a glossy cheekhalf nibbled away --
and that one is a slumped purse
full of its own
unstoppable decay.Still, what I want in my life
is to be willing
to be dazzled --
to cast aside the weight of factsand maybe even
to float a little
above this difficult world.
I want to believe I am lookinginto the white fire of a great mystery.
I want to believe that the imperfections are nothing --
that the light is everything -- that it is more than the sum
of each flawed blossom rising and fading. And I do.
Non sono mai stato un grande lettore di poesia, ma ultimamente mi sono trovato a portarmene dietro nei viaggi, e di trovarla una compagna ideale per le soste nei bar degli aereoporti, o seduto su un sasso lungo il sentiero a riprendere fiato. Sul Cammino di Oropa, che ho percorso a metà ottobre, mi ha accompagnato Alda Merini, mentre durante una conferenza a Pisa a inizio novembre ho scoperto Mary Oliver, che mi ha folgorato, e che la cui sensibilità sento molto vicina.
Mary Oliver non ha mai voluto che le sue poesie venissero tradotte, per cui per goderle tocca masticare un po’ di inglese, o fidarsi delle traduci scarse traduzioni ufficiose che si trovano in rete. Di quella qui sopra, “gli stagni”, vi lascio un abbozzo del senso dell’ultima stanza, in questa mattina di Natale che voglio immaginare di speranza: la luce è più della somma delle imperfezioni; auguri, di cuore.
Voglio credere che sto guardando / nel fuoco bianco di un grande mistero. / Voglio credere che le imperfezioni non sono nulla — / che la luce è tutto, — che è più della somma / di ogni bocciolo imperfetto che nasce e che muore. / E lo credo.
Alba dice
Grazie, tu sai regalare bellezza, sempre.
yopenzo dice
Troppa pòesia penzosa fa male alla zucca. Alternare o meglio sostituire con vandali semidemenziali che mixano genî è non solo auspicabile ma proprio vitale, io penzo. Anche perché alla fine è tutto una incomprensibile buffonata alla macchécazz. ? Stammi bene! (guarda che la prossima ti metto Stevie Ray Vaughan eh)
https://youtu.be/KLh6ULYkpe0
Anna Rogacien dice
Pi greco di Wis?awa Szymborska
Degno di meraviglia è il numero Pi greco
tre virgola uno quattro uno.
Le sue cifre seguenti sono ancora tutte iniziali,
cinque nove due, perché non ha mai fine.
Non si fa abbracciare sei cinque tre cinque con lo sguardo,
otto nove con il calcolo,
sette nove con l’immaginazione,
e neppure tre due tre otto per scherzo, o per paragone
quattro sei con qualsiasi cosa
due sei quattro tre al mondo.
Il più lungo serpente terrestre dopo una dozzina di metri s’interrompe.
Così pure, anche se un po’ più tardi, fanno i serpenti delle favole.
La fila delle cifre che compongono il numero Pi
non si ferma al margine del foglio,
riesce a proseguire sul tavolo, nell’aria,
su per il muro, il ramo, il nido, le nuvole, diritto nel cielo,
per tutto il cielo atmosferico e stratosferico.
Oh come è corta, quasi quanto quella di un topo, la coda della cometa!
Quanto è debole il raggio di una stella, che s’incurva nello spazio!
Ed ecco invece due tre quindici trecento diciannove
il mio numero di telefono il tuo numero di camicia
l’anno mille novecento settanta tre sesto piano
numero di abitanti sessanta cinque centesimi
giro dei fianchi due dita una sciarada e una cifra,
in cui vola vola e canta, mio usignolo
e si prega di mantenere la calma,
e così il cielo e la terra passeranno,
ma il Pi greco no, quello no,
lui sempre col suo bravo ancora cinque,
un non qualsiasi otto,
un non ultimo sette,
stimolando, oh sì, stimolando la pigra eternità
a durare.
Wis?awa Szymborska (1923 – 2012), poetessa polacca, vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1996
La poesia è tratta dalla raccolta Grandi numeri (Wielka Liczba) del 1976, ma io ti consiglio l’intera raccolta delle sue poesie “Il piacere di scrivere”
yopenzo dice
Bella questa poesia che lei propone.
La dimostrazione matematica della trascendenza di pi è pure essa, oltre a una rappresentazione magnifica di cosa sia la matematica in purezza - ovvero non contaminata dalle triste incombenze della realtà fisica 🙂 - un esempio di vera poesia, o meglio di riflessione filosofica solidamente argomentata (cioè non solo a blabla metafisici, Gödel permettendo), sulla inestricabile complicatezza della definizione di intelligenza in senso lato, e delle sue implicazioni pensose sul chi siamo e dove andiamo che essa comporta.