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La passione delle pazienze

10 Aprile 2020 8 commenti

La passione, la nostra passione, sì, noi l'attendiamo.
Noi sappiamo che deve venire, e naturalmente intendiamo
viverla con una certa grandezza.
Il sacrificio di noi stessi:
noi non aspettiamo altro che ne scocchi l'ora.
Come un ceppo nel fuoco,
così noi sappiamo di dover essere consumati.
Come un filo di lana tagliato dalle forbici,
così dobbiamo essere separati.
Come un giovane animale che viene sgozzato,
così dobbiamo essere uccisi.
La passione, noi l'attendiamo.
Noi l'attendiamo, ed essa non viene.

Vengono, invece, le pazienze.
Le pazienze, queste briciole di passione,
che hanno lo scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria,
di ucciderci senza la nostra gloria.

Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:
sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,
è l'autobus che passa affollato,
il latte che trabocca, gli spazzacamini che vengono,
i bambini che imbrogliano tutto.
Sono gl'invitati che nostro marito porta in casa
e quell'amico che, proprio lui, non viene;
è il telefono che si scatena;
quelli che noi amiamo e non ci amano più;
è la voglia di tacere e il dover parlare,
è la voglia di parlare e la necessità di tacere;
è voler uscire quando si è chiusi
è rimanere in casa quando bisogna uscire;
è il marito al quale vorremmo appoggiarci
e che diventa il più fragile dei bambini;
è il disgusto della nostra parte quotidiana,
è il desiderio febbrile di quanto non ci appartiene.

Così vengono le nostro pazienze,
in ranghi serrati o in fila indiana,
e dimenticano sempre di dirci
che sono il martirio preparato per noi.

E noi le lasciamo passare con disprezzo,
aspettando – per dare la nostra vita –
un'occasione che ne valga la pena.
Perché abbiamo dimenticato che
come ci sono rami che si distruggono col fuoco,
così ci son tavole che i passi lentamente logorano
e che cadono in fine segatura.
Perché abbiamo dimenticato che
se ci son fili di lana tagliati netti dalle forbici,
ci son fili di maglia che giorno per giorno
si consumano sul dorso di quelli che l'indossano.
Ogni riscatto è un martirio,
ma non ogni martirio è sanguinoso:
ce ne sono di sgranati da un capo all'altro della vita.

E' la passione delle pazienze.

(Madeleine Delbrel)

(da Il piccolo monaco, Gribaudi editore, Torino, 1990)

(buon Venerdì Santo di passione paziente, in attesa reclusa della Pasqua)

Croce dei Mestieri, Cappella di Gabbiano, Toscana. Fotografata il 18 maggio 2019 durante il cammino lungo la Via degli Dei, appena fuori da Sant'Agata, in una pausa sotto la pioggia battente.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Zorapide dice

    10 Aprile 2020 alle 08:40

    Grazie!
    Buona Pasqua.

    Rispondi
  2. Patrizia Marlazzi dice

    10 Aprile 2020 alle 09:33

    Meraviglioso. Davvero grazie. Non avevo voglia oggi di leggere di fisica e quindi stavo tralasciando la notifica di un nuovo post. Poi ho cambiato idea... e per fortuna! Ti dico solo che ho già comprato il libro da cui é tratta. Ma... tu che sei un fisico... perchè c'è bisogno della passione prima della Resurrezione?

    Rispondi
    • Marco dice

      10 Aprile 2020 alle 10:21

      Buongiorno Patrizia.

      Io che sono un fisico, ma soprattutto un uomo qualunque, non conosco la risposta alla tua domanda: ho solo qualche opinione, e neanche saldissima.

      Mi pare evidente che nella finitezza dell'esperienza umana (e dell'esperienza di ogni vita) sia insita la dimensione del dolore, e non credo tanto per una questione retributiva (l'idea di peccato originale mi ha sempre lasciato molto perplesso, mi pare una soluzione filosofica molto grezza, decisamente "medioevale" al problema della sofferenza e della teodicea) quanto ontologica e esistenziale. Siamo in divenire imperfetto e finiti, e per questo soffriamo (più o meno) e moriamo (sempre). Imparare ad accettarlo e abbandonarsi all'ineluttabilità dell'abbandono mi pare sia l'unica strada percorribile. Forse in questo abbandono totale alla consapevolezza della proprio finitezza c'è la strada per un riscatto possibile. Dico "forse", perché se ce ne fosse certezza sarebbe un riscatto autonomo, che è un'idea molto piena di hubrys in cui non mi riconosco. La resurrezione resta una (non garantita, ma assolutamente necessaria) speranza.

      P.S. Se ti interessa, ho letto qualche tempo fa un bel testo di Massimo Recalcati, La notte del Getsemani, che ho trovato molto illuminante su questi temi. Te ne consiglio di sicuro la lettura.

      Rispondi
      • Patrizia dice

        10 Aprile 2020 alle 14:32

        Grazie della risposta, non speravo tanto!
        Seguo subito il tuo consiglio.

        Rispondi
  3. Roberto dice

    10 Aprile 2020 alle 10:09

    Grazie degli auguri e dell'appassionata poesia.
    Buon venerdì santo e buona Pasqua.

    Rispondi
  4. ste dice

    10 Aprile 2020 alle 10:50

    Davvero molto bella. Grazie.

    Rispondi
  5. Matteo dice

    10 Aprile 2020 alle 19:48

    Buona Santa Pasqua. Grazie.

    Rispondi

Trackback

  1. La passione delle pazienze | Ilcomizietto ha detto:
    12 Aprile 2020 alle 16:03

    […] La passione delle pazienze […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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