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L'ultima estate. Ritorno: Torino, domenica 21 agosto 1994

26 Giugno 2017 3 commenti

(L'ultima estate è un esperimento di scrittura post-adolescenziale postuma, ispirato al podcast Mortified. Ho scritto questo testo tra l'estate del 1994, l'autunno del 1997 e la primavera del 1999, ma se passate il mouse sui numerelli appariranno dei box di commento scritti oggi, a più o meno 20 anni di distanza. Questa è la diciottesima e ultima puntata, il racconto inizia qui.)

San Salvario, Torino (Foto di Irene Perino da Flickr)

C’è ancora un pezzo nel diario, che ho scritto a casa mia a Torino il giorno dopo essere ritornati, cioè domenica 21 agosto, sul tavolo del tinello, [1]Tinello, che bella parola. Chi la usa ancora? con le persiane abbassate per impedire al caldo della città di cuocermi.

Mi ricordo bene perché l’ho scritto. Per consolarmi.

Già, tutti prima o poi avevano letto le pagine di questo libretto, all’inizio ghignando per i racconti delle sciocchezze, poi in silenzio, se capitava, perché quello che succedeva tra di noi era così chiaro a tutti che non c’era granché bisogno di rileggerlo sulle mie pagine.

Così, una volta a casa a fare altri progetti e dimenticandomi un attimo di dove erano andati gli altri e di quando probabilmente li avrei rivisti, mi sono messo ad aggiungere la morale della favola. Quasi bastasse a sollevarmi, quasi potesse servire a qualcuno che volesse rileggere il diario. Sicuramente per mettere nero su bianco le linee generali di quello che mi passò per la testa allora, e che era diverso da quello che passava nella testa ai più, e che io non condividevo e sceglievo per me un’altra strada.

Come per dissociarmi, in fondo.

In questo viaggio ho imparato che la coerenza costa fatica, ma è una cosa a cui non è possibile, né giusto, rinunciare. Lo stesso vale per l’allegria. I problemi sono grossi solo in funzione di quanto noi li vogliamo così; [2]Magari le cose fossero così semplici, e bastasse sempre e soltanto la pura forza di volontà per risollevarsi. Ero giovane e ingenuo e presuntuoso e sereno, nel 1994. La vita sarebbe presto passata a insegnarmi la lezione. e alle persone spesso credo che faccia piacere fare dei propri problemi i problemi di tutti. Ma io invece penso che sono tante le cose belle per cui vale la pena alzarsi , ed essere magari un po’ scemo ma felice. [3]"Che nostalgia che ho per me, e per te" (cit.) Il mondo è pieno di persone che per noi restano oggetti o qualifiche finché non regaliamo loro un po’ di tempo e di attenzione, e ne vale la spesa!

O sono io che valgo la spesa? Chi vuole spendere qualche cosa per me? E poi chissà se è veramente così semplice leggere la realtà?

Poi sono venuti il dolore e la fatica, poi di nuovo la gioia, e credo che sarà così ancora per un po’. Oggi sono una persona diversa, e così tutti gli altri. Magari un po’ più disincantato, certo ancora ottimista, spero meno stupido.

Finale tragicomico... [4]Per non smentirsi, perché evidentemente i miei vent'anni vivevano di questo connubio di leggerezza - spesso forzata - e di gravitas - esercitata troppo sovente come un dovere.

A domani la sua pena, dice il saggio, ma oggi sappiamo godere del tempo che ci è dato... e (per non smentirsi) non dimentichiamo neanche i nomi delle dita dei piedi: [5]Quella dei nomi delle dita dei piedi era una mania di quei mesi. Cercando in giro oggi, ho trovato la stessa lista, ma niente che la confermi come qualcosa di più di una leggenda metropolitana.

  • alluce
  • illico
  • trillice
  • pondolo
  • minolo

(e qui c’è addirittura un disegno di un piede con i nomi – finti – delle dita...)

Alla prossima occasione! [6]Segue una preghiera per i compagni di viaggio, da bravo monaco itinerante e militante quale ero. Forse è ridicola e naif, o forse è semplicemente sincera, e quella di oggi è invece invidia per quella semplicità robusta che solo a quell'età si può tentare di avere. Che il Signore protegga tutti i compagni di viaggio e gli amici che ho incontrato, e anche tutti gli altri.

Torino, 21/08/94 Marco.

(fine) [7]Non ci dovete rimproverare / se vana e sciocca sembrò la storia, / ne andrà dissolta ogni memoria, / come di nebbia se il sole appare. (cit.)

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Note[+]

Note
↑1 Tinello, che bella parola. Chi la usa ancora?
↑2 Magari le cose fossero così semplici, e bastasse sempre e soltanto la pura forza di volontà per risollevarsi. Ero giovane e ingenuo e presuntuoso e sereno, nel 1994. La vita sarebbe presto passata a insegnarmi la lezione.
↑3 "Che nostalgia che ho per me, e per te" (cit.)
↑4 Per non smentirsi, perché evidentemente i miei vent'anni vivevano di questo connubio di leggerezza - spesso forzata - e di gravitas - esercitata troppo sovente come un dovere.
↑5 Quella dei nomi delle dita dei piedi era una mania di quei mesi. Cercando in giro oggi, ho trovato la stessa lista, ma niente che la confermi come qualcosa di più di una leggenda metropolitana.
↑6 Segue una preghiera per i compagni di viaggio, da bravo monaco itinerante e militante quale ero. Forse è ridicola e naif, o forse è semplicemente sincera, e quella di oggi è invece invidia per quella semplicità robusta che solo a quell'età si può tentare di avere.
↑7 Non ci dovete rimproverare / se vana e sciocca sembrò la storia, / ne andrà dissolta ogni memoria, / come di nebbia se il sole appare. (cit.)

Archiviato in:Vita di frontiera Contrassegnato con: L'ultima estate

Interazioni del lettore

Commenti

  1. juhan dice

    26 Giugno 2017 alle 13:43

    Bella la foto di v. Madama Cristina (che su Twitter viene ruotata) all'altezza dello slargo per il mercato. Il tinello dovrebbe essere dialettale (credo inventato dagli immobiliaristi anni '60 per piccolo saloncino); si usa ancora? Chiedi al suocero (se vuoi).
    I diti del piede, c'è la Crusca http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/nomi-dita-piedi dubitativa.
    OK, finita la serie si torna alle particelle? ci sono novità?

    Rispondi
  2. Oriella dice

    26 Giugno 2017 alle 15:35

    ''la coerenza costa fatica, e non è giusto rinunciarvi. Come l'allegria''
    Vedo tanto bisogno di adulti come te, disincantati ma ostinatamente ottimisti, che sorridono nelle difficoltà e ancora cercano di trovare quel 5% di buono in tutti e ognuno!!
    Tanto bisogno di ringraziare e bene-dire i nostri compagni di strada, che ci abbiano accompagnato per un tratto breve o lungo...
    Complimenti Marco per come sei, e grazie per questa parentesi di gioventù e leggerezza in mezzo alle tue (incomprensibili, per me) particelle...

    Buona strada
    a ciel sereno!

    Rispondi

Trackback

  1. L’ultima estate. Il racconto completo. | ha detto:
    18 Luglio 2017 alle 09:08

    […] Ritorno: Torino, domenica 21 agosto 1994 (il viaggio è finito, l'amarezza resta) […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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