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Cinque cose pericolose che permetto di fare a mia figlia

8 Aprile 2014 9 commenti

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Stamattina pioveva forte. Una di quelle piogge di aprile che arrivano inaspettate e improvvise, mimando una coda d'inverno a cui nessuno crede ormai più, e ripartono poco dopo, lasciando parcheggi e strade tappezzati di petali di forsizia e ciliegio. Al momento di uscire di casa, Giulia si è impuntata: le scarpe previste dalla mamma non andavano assolutamente bene, ci volevano gli stivali di gomma, per essere sicuri che non si sarebbe bagnata i piedi. Irene ha provato a insistere per un attimo, ma la fanciulla è stata irremovibile: è uscita diretta a scuola munita di giacca impermeabile marrone, ereditata da un amico maschio, e bottes blu.

La verità è che, da quando la primavera si è presentata, è impossibile tenere Giulia in casa. La richiesta degli stivali di gomma aveva una motivazione chiara: nessuna altra scarpa sarebbe andata altrettanto bene per l'esplorazione del parco fangoso, che sarebbe sicuramente avvenuta dopo il pranzo a scuola. Un buon equipaggiamento era indispensabile, per addentrarsi tra i cespugli!

Da quando il sole ha iniziato a scaldare un po' i prati, per Giulia ogni occasione è buona per uscire e andare a esplorare i dintorni. Ci sono fiori da raccogliere, piante da studiare, erba sulla quale rotolarsi, fango da scavare. I rametti raccolti nel bosco diventano subito un abbozzo di fuoco di bivacco, e recentemente l'ho sorpresa sbattere due sassi nella speranza di  produrre qualche scintilla, e accendere per davvero un falò. Da un paio di settimane la sua nuova mania consiste nell'indossare un foulard della mamma a guisa di mantello da supereroe, e nel correre come una pazza in tondo intorno alla siepe e alla casa, raccontandosi nel frattempo qualche qualche storia fantastica per le sue sole orecchie. Ha un paio di All Star rosa ereditate da un'amica, che ha lega fieramente da sola con un nodo piano ganciato che molti adulti non sanno fare altrettanto correttamente, e che  sono apparentemente ottime per una signorina che voglia conservare un po' di stile, e allo stesso tempo avventurarsi nei prati in tutta comodità. Quando recentemente le abbiamo chiesto quali fossero le cose che le piacciono di più, ha risposto senza esitazione: "cantare, la natura e gli animali, la danza, gli Egizi e i dii grechi" (abbiamo ancora qualche problema con i plurali irregolari in italiano, me che volete farci, la pupa parla tre lingue e ha diritto a essere confusa). L'autonomia e la scoperta sono le uniche sfide che contano per lei in questi giorni, e guardarla che vola tra le margherite e i denti di leone col suo mantello è qualcosa che riempie il cuore.

L'altro giorno sono incappato in questa presentazione TEDx. Il video non è un granché, e lo speaker non è dei più carismatici, ma il messaggio mi è sembrato molto forte. Perché i bambini crescano e diventino adulti indipendenti e responsabili, bisogna lasciare far loro fare delle cose pericolose: giocare con il fuoco (o meglio, gestire un fuoco), lanciare oggetti (o meglio, allenarsi a gestire la loro forza e coordinazione), possedere un coltellino multiuso (e imparare a usarlo senza ferirsi), smontare apparecchiature (e capire come sono fatte, e magari imparare a ripararle o costruirle), infrangere le leggi (assurde) sul Copyright (e imparare a distinguere l'utilità dall'assurdità delle leggi, e capire che vanno interpretate). Detto tra noi, il programma di Gever Tulley, il fondatore della Tinkering School, mi ricorda molto da vicino quello che lo scoutismo ha da sempre proposto. Quello che mi conforta è vedere che, in un'era in cui i bambini sono iper-controllati e inquadrati nelle loro attività, qualcuno ritiene ancora che lasciare loro spazi di libertà, con tutta l'assunzione di rischio che questo comporta, sia una cosa positiva. Adesso, non mi manca altro che trovare il primo coltellino tascabile da regalare a Giulia. E un gruppo scout in zona, magari.

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Archiviato in:Intenzioni educative, Vita di frontiera Contrassegnato con: autonomia, educazione, Famiglia, Giulia, pericolo, responsabilità, scoperta, scout

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Commenti

  1. 'a dice

    8 Aprile 2014 alle 13:12

    coltello: i miei figli hanno ricevuto in regalo un opinel a serramanico con blocco di sicurezza e punta arrotondata appena ho visto che erano abbastanza responsabili da non fare danni, né alle proprie mani né agli altri (a 6 anni una, a 8 il numero due, che è più casinista)... non si sono mai neppure graffiati

    e su tutto il resto pure, totalmente concorde!

    Rispondi
  2. juhan dice

    8 Aprile 2014 alle 13:13

    Bella la foto. E tutto il post. Poi il coltellino, li in Svizzera c'è quello famoso 😉

    Rispondi
  3. Gianluigi dice

    8 Aprile 2014 alle 13:33

    Assolutamente d'accordo, la mia Giulia ha 10 anni ed una mamma iperprotettiva, io tento di mediare.
    Bella idea le regalerò un coltellino 😉

    Rispondi
  4. Anna dice

    8 Aprile 2014 alle 14:53

    Buon inizio di Strada a Giulia, allora!

    Rispondi
  5. Igor Brusetti dice

    9 Aprile 2014 alle 08:53

    D'accordo al 100%!
    Il mio pediatra sostiene che i bambini di oggi si beccano più allergie peperché n giocano più nella terra e nel fango, e avendo la fortuna di possedere 100 metri quadri di "giardino" con qualche albero, i miei figli la stagione calda la passano li.
    A fine estate mio figlio 8-enne ha incontrato una coetanea che gli ha detto: "lo sai che la mia mamma pi ha preso un altro libro delle vacanze? Io ne ho fatti due!!", mio figlio ha risposto: "io e il mio papà abbiamo costruito una casetta sull'albero".
    Chiodi e martello e dita schiacciate (le sue ma anche le mie)... non c'è paragone!

    Rispondi
  6. dario dice

    10 Aprile 2014 alle 19:29

    Felice l'uomo che ha raggiunto il porto,
    Che lascia dietro di sè mari e tempeste,
    I cui sogni sono morti o mai nati,
    E siede a bere all'osteria di Brema,
    Presso al camino, ed ha buona pace.
    Felice l'uomo come una fiamma spenta,
    Felice l'uomo come sabbia d'estuario,
    Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte,
    E riposa al margine del cammino.
    Non teme né spera né aspetta,
    Ma guarda fisso il sole che tramonta.

    Rispondi
  7. Luca Demattè dice

    11 Aprile 2014 alle 10:04

    Eh, non chiamerei "nodo piano" quello che fa Michele alle sue scarpe.... Però a 9 anni prende da solo l'autobus su di un tragitto di 40 minuti in una città italiana medio-grande quando ha l'allenamento di rugby e sì, gli altri genitori ci guardano con tanto d'occhi.

    Rispondi
  8. lucia dice

    11 Aprile 2014 alle 13:15

    Caro Marco, a parte il nodo piano ganciato, la risposta di Giulia sulle cose che preferisce fare "cantare, la natura e gli animali, la danza, gli Egizi e i dii grechi" mi ha ricordato me stessa da bambina, rispondevo esattamente così! sono finita al liceo classico e poi a studiare fisica...chissà cosa intraprenderà Giulia!

    Rispondi
  9. marco dice

    14 Maggio 2014 alle 11:11

    ricordiamoci che noi, un pò di anni fa, abbiamo avuto una signora che si chiamava Montessori che ha basato praticamente tutta la sua "didattica" sul far fare esperienza diretta ai bimbi sia con le materie "scolastiche" che con la vita reale... la semplifico molto, ma andrebbe riscoperta un pochino!

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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