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La cooperazione è superiore alla competizione

21 Novembre 2008 12 commenti

Giovedì scorso avevo un meeting sulla ricostruzione dei fotoni in ATLAS. Giovedì scorso in Francia c'era anche uno sciopero del settore scuola per protestare contro le riforme in corso, riforme che assomigliano in molti aspetti a quelle che stanno venendo proposte e decretate in Italia. In particolare, la protesta di giovedì se la prendeva con i tagli degli insegnanti nelle scuole superiori, in particolare di quelli di sostegno.

Un mio collega parigino, un docente universitario, ha mandato un messaggio alla mailing list del gruppo di lavoro sui fotoni per avvisare che non avrebbe partecipato al meeting, causa adesione allo sciopero. Nel farlo, ha sentito la necessità di spiegarci le ragioni della sua assenza:

Dear Friends,

as in some other European countries, French government is building a very nasty reform of University and of our whole education system. If the reform goes through, our working conditions will become such that most of us will hardly be able to contribute to research any more.

At the time of our next meeting an important demonstration is organized in Paris against that reform which intends to organize our world under the belief that competition is always better than cooperation. Our field is a clear example of the superiority of collaboration over strict individual competition.

I really believe that our institutions, Universities in particular, have an important role to play in the building of a humanist society. In particular, we have a responsibility in the construction of a European community based on cooperation and social concerns. Our responsibility is even larger now when we know that a critical social crisis is happening.

So in that context, i won't be able to attend our next meeting tomorrow.

Riporto il messaggio perché mi sembra la dica lunga sulla coscienza politica francese. Quand'è che riceveremo un messaggio altrettanto accorato e chiaro, lanciato all'attenzione di tutti, da qualche collega italiano?

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Archiviato in:Militanza, Scienza e dintorni Contrassegnato con: politiche della ricerca

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Commenti

  1. Xisy dice

    24 Novembre 2008 alle 17:21

    Ciao, non ho nulla da ridire sulla coscienza politica francese, (che probabilmente è davvero superiore alla "nostra"), ma perché dici questo? Non conosco i dettagli delle riforma in Francia (posso immaginare in quale direzione stia andando), ma recentemente anche qui in Italia abbiamo assistito mobilitazioni e iniziative simili (scioperi, manifestazioni, assemblee, lettere aperte, petizioni, lezioni in piazza...) e ho esperienze dirette di ricercatori italiani che hanno aderito ad azioni di dissenso (intellettuale) esprimendo linee di pensiero del tutto analoghe a quelle del tuo collega. Oggi nella mia università c'è stato il blocco della didattica in favore di una assemblea generale aperta, in cui rettore, docenti, ricercatori e studenti hanno esposto e confrontato le loro idee.
    Insomma, anche in italia ci diamo da fare. Purtroppo, come recita uno dei tanti slogan sentiti questi giorni, non abbiamo governi amici.
    Solidarietà ai colleghi francesi!

    Rispondi
  2. Marco dice

    24 Novembre 2008 alle 17:48

    Di che cosa stia succedendo in Italia ho un'idea ben chiara, sia rispetto a quello che sta facendo il governo, sia per quello che riguarda la risposta dei colleghi (risposta che sostengo e sponsorizzo, come puoi aver forse letto proprio su queste pagine). Mi sembra però che queste azioni rimangano spesso confinate a "casa nostra" - che, per carità, è pur sempre il teatro primario dove devono svolgersi - mentre mi ha colpito il fatto che i colleghi francesi (non è questa la prima occasione) si sforzino di fare arrivare la loro voce anche oltre frontiera. Siccome un certo genere di politiche sarà gestita sempre di più a livello europeo, mi sembra un'attenzione importante.

    Noi fisici delle particelle passiamo il tempo a lavorare dentro a collaborazioni internazionali, ma oggi a pranzo chiedevo a dei colleghi francesi e americani che cosa sapessero dello stato dell'università e degli enti di ricerca italiani, e nessuno aveva la più pallida idea della situazione attuale, dei tagli, dei blocchi delle assunzioni, del turn-over (l'INFN non fa concorsi da ricercatore dal 2005? Stavano per cadere dalla sedia). Purtroppo visti da fuori sembriamo troppo spesso poco più che un paese di macchiette, e in parte la responsabilità è nostra, quasi ci vergognassimo di dire che abbiamo dei problemi, e che - almeno in parte - stiamo lottando per risolverli. E che forse la situazione non si aggiusterà da sola "all'italiana", come spesso probabilmente ci piace far credere in giro.

    Rispondi
  3. claudio b. dice

    25 Novembre 2008 alle 17:30

    @Marco:
    "mi ha colpito il fatto che i colleghi francesi (non è questa la prima occasione) si sforzino di fare arrivare la loro voce anche oltre frontiera."
    "visti da fuori sembriamo troppo spesso poco più che un paese di macchiette, e in parte la responsabilità è nostra, quasi ci vergognassimo di dire che abbiamo dei problemi, e che - almeno in parte - stiamo lottando per risolverli."

    Come Xisy, non condivido questa visuale. Gli Italiani cercano di farsi sentire eccome, è che a nessuno va di starli a sentire, tantomeno in Francia, in Svizzera, in Germania, in Austria.
    "Un quelconque quidam", solo perché Francese o Tedesco, raccoglie molta più attenzione del migliore dei migliori dei "nostri". Pensa poi che il tuo collega già di suo non è "un quelconque quidam", per l'appunto, come tutti voi che comunque, dal punto di vista dell'argomento in questione, siete un po' "privilegiati".

    E non è che "la colpa è nostra", è che noi abbiamo per definizione una mentalità esterofila, mentre i nostri immediati cugini ricambiano con uno sciovinismo a dir poco assoluto.
    Per aver vissuto in Francia 15 anni, ti posso assicurare che nemmeno la Francia è l'Eden come a lei stessa piace dipingersi. Nelle pratiche di successione al decesso di mio padre, sia la banca (Société Générale, val la pena notare...) che il datore di lavoro che la CRAM che la Caisse de Prévoyance hanno cercato (e stanno tuttora, dopo 8 mesi) di turlupinarci in lungo e in largo, costringendoci a ricorrere contemporaneamente a sindacati, avvocato in Italia e avvocato in Francia. Onesta, la Francia, eh? E sui loro bei meccanismi di pensionamento anche, avrei molto da obiettare...

    Quanto alla riforma in Italia... beh, lì mi astengo; siamo di vedute diverse, l'abbiamo già detto. Temo, temo davvero, che l'intero discorso sia troppo fortemente strumentalizzato in senso politico (come al solito). Visti i danni immensi che ha fatto il '68, non vorrei qualcosa di simile...

    Rispondi
  4. l'oca s. dice

    25 Novembre 2008 alle 17:48

    Anche qui i ricercatori protestano e propongono una riforma sensata al posto dei tagli generalizzati, che penalizzano ugualmente i centri di ricerca ottimi e quelli pessimi. Visto che ci sono, segnalo che gli astronomi dell'INAF saranno per strada da venerdì a domenica, in via Dante e dintorni, proprio dove c'è la mostra delle foto cosmiche, a protestare e a parlare del loro lavoro.
    x Claudio B:
    lo sciovinismo assoluto di noi francesi non sarà roba del secolo scorso? E qui i meccanismi di pensionamento sono meglio?

    Rispondi
  5. Marco dice

    25 Novembre 2008 alle 18:21

    L'ho gia detto ma lo ripeto: sostengo e partecipo alle proteste dei ricercatori italiani, che sono giuste e intense quanto serve. Mi limito a constatare che queste restano confinate quasi del tutto a casa nostra, e la cosa non puo` che nuocere, viste le dimensioni "globali" di certi ambiti come la ricerca. E lo dico mica per "esterofila", ma giusto avvalendomi della mia posizione di vantaggio di italiano ricercatore all'estero in un centro internazionale: ci sono ricercatori stranieri con problemi analoghi ai nostri - i francesi dell'esempio, ma non solo, anche gli americani tempo a seguito dei tagli del DOE alla fisica delle particelle - che sanno farsi sentire meglio di noi fuori casa: un logo su una presentazione, un mail sulla lista giusta, il coraggio di spiegare perche` hanno meni soldi per viaggiare e li si vede di meno. La storia che "nessuno ci sta a sentire" e` fuffa, smettiamo di piangerci addosso. Negli ambienti della ricerca internazionale (perlomeno nel mio) gli italiano hanno sufficiente credibilita` per potersi prendere gli spazi necessari per raccontare la loro situazione. Molti scelgono di non farlo, per un misterioso pudore che non riesco a comprendere.

    Rispondi
  6. l'oca s. dice

    25 Novembre 2008 alle 22:56

    Farsi sentire fuori è più facile quando da difendere ci sono centri di ricerca che hanno già le dimensioni globali di cui parli, ma in Italia quanti sono? E servirebbe una campagna internazionale - tipo quella contro i tagli al Fermilab?
    Nel 2003, è stato sciolto l'INFM e i fisici hanno avvisato i colleghi stranieri che hanno fatto un bel casino. la reazione dell'allora ministra è stata all'incirca "visto che ci tenete tanto agli italiani, prendeteveli".

    Rispondi
  7. Marco dice

    26 Novembre 2008 alle 09:34

    Hai ragione, la mia visione e` un po' "colorata" dai miei occhiali da fisico delle alte energie, amvito in cui la dimensione interbazionale e` piuttosto pane quotidiano. Quanto all'INFM, si, mi ricordo il casino. Che bei momenti: il Berlusconi 2, la Moratti ministra 🙂

    Rispondi
  8. claudio b. dice

    26 Novembre 2008 alle 13:21

    @Marco e L'Oca Sapiens:
    "nessuno ci sta a sentire è fuffa".
    Vorrei che tu fossi al posto mio di calcolista meccanico in una multinazionale per vedere come i colleghi d'oltralpe (sia in direzione ovest che nord) considerano quello che facciamo, come lo facciamo e come la pensiamo su molti aspetti. Una volta che gli schiaffi sotto il naso che hanno detto una c#####a, sai come ti rispondono? "La Sede di YYYYYY è il Center of Competence per l'argomento in questione, quindi..." sottinteso "quinti stattene zitto", o "...donc, ferme ta gueule" (sì, proprio quest'espressione: lo si nota dal tono con cui viene detto), nella madrelingua di Sylvie. Guarda caso la nostra filiale italiana non è riconosciuta "center of competence" di niente, anche se fa tutto o quasi (difatti le uniche cose che non fa sono la fluidodinamica computazionale e le prove su modello) e spesso e volentieri siamo noi a rilevare errori (alle volte anche pesanti) dei nostri "cugini".
    ... Tranne che poi, altro "strano caso", negli Engineering Meetings periodici si mostrano sbalorditi da certe tecniche di analisi che per me sono routine e che loro si sognano (o non hanno voglia di applicare, specie su progetti acquisiti da noi italiani).

    Lo sciovinismo dei francesi NON è solo del secolo scorso (ci abitavo, in Francia), perdura, magari si sta attenuando, ci vorrà tempo.

    I meccanismi di funzionamento delle pensioni, statale ed integrative a base volontaria, ORA come ORA, sono infinitamente più chiari, rigidi e trasparenti in Italia che non in Francia.
    Mio padre era quadro, non cito l'ultimo stipendio per privacy, comunque secondo lo Stato Francese la pensione di reversibilità che dovrebbe spettare a mia madre ammonta alla bellezza di 301 Euro al mese. Funziona, eh? Secondo i calcoli CGIL (contattato un esperto di Diritto Internazionale del Lavoro) dovrebbe essere attorno ai 550... C'è qualcosa che non quadra e mi sa proprio di sapere dove...
    Inoltre, se non altro QUI in Italia le pensioni complementari non sono influenzate dalla pensione INPS, e viceversa. La reversibilità delle complementari a base volontaria, in Italia è completa (in caso di decesso dell'avente diritto, gli eredi diretti la percepiscono al 100%), in Francia ha un'aliquota del 50%. Bello, vero? Tuo padre muore di cancro dopo aver versato tutti i contributi del caso, anno per anno, e tua madre nei casini (come puoi immaginare, mio padre non sarebbe rimasto a lavorare in Francia se non ne avesse avuto motivo...) percepisce non solo l'aliquota ridotta sull'aliquota già ridotta per mancanza dell'Anzianità di Servizio minima valida in Francia (e questo è anche normale), ma ANCHE l'aliquota RIDOTTA a META' sulle pensioni INTEGRATIVE pagate VOLONTARIAMENTE ?!?!!!???

    Sylvie aka Oca Sapiens, in Italia almeno la seconda stortura NON avviene, e non mi sembra cosa da poco.
    Meditate...

    Rispondi
  9. Godel dice

    26 Novembre 2008 alle 15:40

    Caro Marco, credo che i commenti sopra siano la risposta perfetta alle tue domande. E pensa che vengono da gente che potrebbe dirsi affine al tuo pensiero. 🙂

    Rispondi
  10. claudio b. dice

    26 Novembre 2008 alle 17:40

    Caro Godel,
    ho solo riportato cose che per me, nel mio vissuto, sono dei dati di fatto. Non credo sia buono per nessuno vivere in un mondo individuale fatto dalle prprie proiezioni, e questo vale sia per me, che cerco di capire da quello che mi dicono "in giro" le realtà di cui non ho esperienza diretta, sia per chiunque altro. Sia esso anche il neopresidente degli States. Chiaramente, contrariamente a Marco, difficilmente aprirebbe un blog completamente non filtrato. Da questo punto di vista, poter interloquire con Marco e con l'Oca Sapiens rappresenta per me un grandissimo onore, che sarebbe stato impossibile con altri mezzi.

    Dopo di che, evidentemente, ognuno può avere le proprie opinioni e non puoi essere tu a venire a rimproverarmi di "tifare" per questo governo molto di più del precedente, se è questo che intendi.

    Per di più, la protesta dei ricercatori rappresenta per me la parte di gran lunga migliore dell'accozzaglia di opinioni che si sono coalizzate in quelo che viene chiamato "protesta contro le riforme su scuola e università".

    Cose che, dal mio modesto punto di osservazione, non interessano REALMENTE (vale a dire, nella sostanza) ai nostri "cugini" oltr'Alpi, o oltre Manica, tranne che per quel po' che può servire a portare acqua ai LORO mulini (visto che nessuno gradisce il governo Berlusca3, è fin troppo comodo parlare dei fatti italiani giusto per dire "vedete, vedete, che cose abominevoli partorisce il loro governo! Noi ve l'avevamo detto! Noi invece sì che abbiamo buone soluzioni! Fidatevi di noi! - cioè, rieleggeteci)

    Per finire, caro Godel, Marco e Sylvie Coyaud "vivono" nel loro quotidiano un ambito che E' per definizione cosmopolita, internazionale ed internazionalista, nonché improntato alla collaborazione più stretta.
    Ma è UN punto di vista, non esaurisce l'universo-mondo, tant'è vero che nel MIO, di quotidiano, le cose vanno un po' diversamente, come ho illustrato più sopra. Chiaro, neanche il mio rappresenta "tutto" il possibile.
    Piuttosto che battute criticone sterili, mi piacerebbe conoscere anche il tuo, di quotidiano, relativamente a quanto oggetto di questo thread.

    Scusate tutti per la lunghezza,
    un grazie a Marco per l'ospitalità !

    Rispondi
  11. Godel dice

    26 Novembre 2008 alle 19:34

    Ehm.. sono un po' turbato claudio b., soprattutto perche' il mio commento non era riferito a quanto tu dici. Sinceramente, me ne scuso, ma il tuo non ero riuscito a leggerlo. Quelli prima avevano fiaccato la mia gia` poca resistenza. Questo tuo ultimo l'ho letto, ma era indirizzato a me, quindi la cortesia e gli stramaledetti feed.. adesso rileggo tutto. Poi magari cerco di spiegarmi meglio.

    Rispondi
  12. claudio b. dice

    27 Novembre 2008 alle 18:46

    @Godel,
    sorry per averti capito male, e grazie dell'attenzione.
    Bye!

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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