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Punto terzo: non si può fare tutto, e non c'è da vergognarsene

2 Aprile 2008 7 commenti

Per finire, la metto sull'esistenziale: nella gestione serena del proprio tempo il compagno ideale di delega e semplificazione è la riduzione. Ovvero, l'umiltà del saper scegliere e del saper rinunciare, fosse anche temporaneamente. Si può fare, anche sul lavoro dove spesso sembra impossibile, previo opportuno allenamento 🙂

Ridurre. Non si può fare tutto, e non c'è da vergognarsene. Rassegnatevi: non potete essere uno scrittore di successo e una rockstar virtuosa della chitarra e un alpinista di punta e un famoso fotografo e un brillante fisico delle particelle e un buon padre di famiglia allo stesso tempo. Fidatevi, per sette o otto minuti io ci ho provato, e ho fallito miseramente. Allo stesso modo - per rimanere nell'ambito lavorativo che conosco - non è possibile seguire quattro progetti d'analisi, coordinare tre diversi working group, scrivere due articoli in parallelo, andare a quattro seminari alla settimana, e leggere e digerire un articolo al giorno. O meglio, ci si può provare, con il risultato praticamente garantito di fare tutto male e superficialmente, e di vivere nell'ansia perenne. Siete affetti da questo problema? Sintomi tipici potrebbero essere: una scrivania ricoperta di carta di vario tipo che non avete mai letto, troppi email che aspettano una risposta da più di una settimana, uno o due zaini da disfare nel bagagliaio della macchina (il cui interno sta probabilmente prendendo vita propria), uno scatolone dal contenuto ormai misterioso che staziona nell'ingresso di casa da un po', la memoria della macchina fotografica digitale con più di 100 foto da scaricare e selezionare, un paio persone che quotidianamente vi chiedono "allora, hai poi fatto quella cosa che..." costringendovi a inventare scuse. Insomma, ci siamo capiti.

Come uscirne? Basterebbe imparare a rinunciare a qualcosa, e fare di meno meglio. Vi sembra banale? Allora provate a dire qualche "no" inaspettato e vedrete la reazione di amici, colleghi, capi o familiari, dopo anni in cui li avete convinti della vostra completa disponibilità (e delle vostre sottintese ubiquità e onnipotenza). Anche se in realtà colleghi o amici non sono il problema principale: è molto più difficile saper convincere noi stessi che la riduzione è la strada giusta, che scegliere di fare una cosa e di non farne altre è un bene, una conquista. Siamo animali voraci e ingordi, dall'insoddisfazione facile. O almeno, io lo sono.

Un trucchetto che potrebbe aiutare in questi casi è tenere da qualche parte una lista delle cose "che-farei-se-avessi-il-tempo, ma-per-adesso-non-se-ne-parla, e-magari-un-giorno-si-vedrà". Serve a non avere la sensazione di perdita e di sconfitta, e aiuta a riprogrammare le proprie priorità di tanto in tanto. Io ci metto dentro i progetti che vorrei veramente seguire oggi, per cui però non ho materialmente il tempo (e qui faccio l'esercizio mentale - faticoso ma necessario - di non illudermi sull'elasticità delle mie giornate), ma per i quali prima o poi ne libererò un po' ("dipingere una giraffa sulla cassettiera di Giulia"). E anche quelli che invece sono solo ancora sogni ("fondare una rivista di critica educativa con Fabio Geda"), e che però non voglio abbandonare tanto facilmente. L'importante è che siano lontani e separati dalla liste delle cose da fare hic-et-nunc: non hanno il diritto di distrarvi! E che ogni tanto diate loro un'occhiata potando qua e là, che il cuore è un muscolo volubile.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. JP dice

    5 Aprile 2008 alle 12:19

    Hum...Mi sono fatto la lista seguente: "Leggere i 2 numeri di National Geographic di ritardo; leggere l'articolo di The Economist su Parigi Vs Londra; leggere l'ultimo numero di The Economist; Leggere il manuale del Sony alpha 700; Testare il Sony alpha 700; Leggere "a spot of bother"; Leggere i altri 5 libri che ho di ritardo; Vedere "No country for old men" e altri film di ritardo; Vedere i quarti di finale della copa d'Europa di rugby domenica; scrivere un nuovo articolo sul blog; occuparmi di mia moglie". (ovviamente, l'ultimo punto me l'ha soffiato Marianna).
    E non ho neanche bimbi... Non saro mai capace...

    Rispondi
  2. Marianna dice

    5 Aprile 2008 alle 17:00

    Hai dimenticato studiare tedesco!!!!

    Rispondi
  3. JP dice

    6 Aprile 2008 alle 10:55

    ...e mettere in vendita su ebay tutte le cose che abbiamo in doppio a casa...

    Rispondi
  4. Marco dice

    7 Aprile 2008 alle 12:07

    Mmmm, non capisco mai se sei serio oppure no 🙂 In ogni caso, fingendo che tu lo sia, l'unica cosa che posso dire è che mi sa che la tua lista è un po' troppo lunga! Fossi in te metterei da parte tutti i libri e gli articoli e i film "in ritardo": quest'anno per esempio noi abbiamo disdetto l'abbonamento all'Economist proprio perché non riuscivamo a leggerlo. Ah, dimenticavo, stai chiaramente saltando il punto due: "occuparsi di mia moglie" è un progetto fatto di moooolte azioni! 🙂

    Rispondi
  5. fabiogeda dice

    8 Aprile 2008 alle 10:04

    A proposito di riviste. Io ero abbonato a un settimanale (Internazionale) e alcuni mensili (Rolling Stone, Altro Consumo, Animazione Sociale). Dopo anni di frustrazione dovuta al fatto di vederli regolarmente accumulare sulla cassettiera o nel portariviste davanti alla tazza del cesso senza aver fatto altro che sfogliarli miseramente, ho deciso di disdire ogni abbonamento. D'ora in avanti acquisterò in edicola solo ciò che so di poter leggere, e quando avrò letto, comprerò altro. Ci riuscirò? Mah. Ci provo.

    Rispondi
  6. Giovanni dice

    2 Novembre 2011 alle 15:25

    Tra le altre cose studiare fisica, per capire relatività generale e meccanica quantistica. Progetto abortito alle soglie di metodi matematici. 🙁
    Vabbè mi do agli scacchi.

    Rispondi

Trackback

  1. Una volta finito, puoi buttarlo via | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    2 Novembre 2011 alle 15:45

    [...] la mia capacità di lasciare cadere le cose non  importanti, o quelle che da troppo tempo stazionano non fatte nella mia lista di cose da fare, segno che forse sono semplicemente fa abbandonare.Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questo [...]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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