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Via ferrata di Thones

7 Luglio 2006 1 commento

Sabato scorso sono andato con Giovanni e Stefano a fare la via Ferrata di Thones. Thones è un grazioso paesino nel mezzo del massiccio dell'Aravis, in Alta Savoia, a un'oretta da Ginevra e due passi da Annecy.

La ferrata parte praticamente dal centro del paese, dopo non più di dieci minuti di avvicinamento a piedi. E' bella atletica ed esposta (la nostra guida la dava come una delle due più difficili ferrate di Francia), e inizia subito con un ponte tibetano, giusto per scoraggiare i vertiginosi che si fossero trovati lì per caso. Dopo circa 250 metri di canalini e strapiombi, finisce con un tetto micidiale (quotato TD), in alternativa al quale viene offerta una simpatica scala esposta verso il vuoto... La parete che si sale è orientata a sud, è sicuramente più piacevole al mattino all'ombra.

Questa di Thones è il prototipo della ferrata francese: attrezzata ottimamente, con un milione di scalini, maniglie e piedistalli, volendo si potrebbe percorrerla tutta senza mai toccare la roccia. Essendo l'attrezzatura ipertrofica, chi l'ha chiodata si è permesso di farla passare per linee di salita che dal punto di vista alpinistico non definiresti certo eleganti e naturali. A tratti sembra quasi che la ferrata giochi al rialzo con le difficoltà, giusto per darti un'ulteriore botta di adrenalina.

Per me che non apprezzo molto i "parchi avventura", la parte migliore è stata quella centrale: difficoltà contenute ma pochi o nessun gradino, e invece molta roccia su cui mettere le mani. Il senso del ponte tibetano rimane un mistero (e non è nemmeno aggirabile come quello - chessò - di Anticaprie). Se uno cade dal ponte e rimane appeso alla longe, che cosa succede? Dubito possa tirarsi su a braccia. Si trascina allora fino al bordo e spera che qualcuno lo issi? Mah...

Ogni tratto della ferrata ha una targhetta con un nome altisonante: come suggerisce Giovanni, probabilmente serve a portersela tirare al bar la sera con gli amici.

Arrivati in cima abbiamo rischiato di perdere nel vuoto una macchina fotografica e un casco che stavano rotolando a valle. La provvidenziale corda di un gruppo di francesi ce ne ha permesso il recupero: 20 metri di corda da 8 mm saranno la prossima dotazione fissa del mio zaino.

P.S. Stefano ha fatto parecchie foto, appena le recupero le metto su.

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Interazioni del lettore

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  1. Via Ferrata “Yves Pollet Villard” a La Clusaz | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    7 Gennaio 2015 alle 21:37

    […] posso che confermare quello che dicevo altrove: i francesi hanno una concezione ludica delle vie ferrate, dove ludica sottointende a volte una […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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