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Mario Draghi, FCC, la Cina e il futuro della fisica delle particelle

13 Ottobre 2024 8 commenti

(For the non-Italian speaker, there's an English translation of this post)

Circa un mese fa è uscito il Rapporto sulla Competitività dell'Unione Europea, commissionato a Mario Draghi dalla Commissione Europea. Se ne è parlato un po' dappertutto e non voglio farne un'analisi completa su queste pagine, ma mi pare interessante sottolineare un aspetto di cui non ho sentito parlare praticamente mai sui media tradizionali. Facendo il riassunto del riassunto del riassunto, il rapporto sollecita l'Unione Europea a investire ogni anno 750-800 miliardi di euro per colmare il divario di innovazione tra l'Europa, gli Stati Uniti e la Cina, divario che è eloquentemente illustrato da questa figura del rapporto:

Che il PIL (Prodotto Interno Lordo; GDP nella figura, che sta per Gross Domestic Product, che ne è la traduzione in inglese) sia un estimatore perfetto della competitività e dell'innovazione di un paese si può ovviamente discutere (lo stesso rapporto fa dei distinguo importanti; chi fosse interessato ai dettagli può andare a leggere direttamente), ma non credo si possa obiettare che esista almeno una correlazione tra questo indicatore e lo stato delle cose.

Facendo una rapida ricerca nel testo del rapporto, ho trovato molto interessante il fatto che il CERN venga citato parecchie volte. L'esperienza del CERN viene inizialmente presentata come una "storia di successo" da cui imparare:

Per chi non masticasse l'inglese, la prima parte del testo del box che riporto qui sopra recita (i grassetti sono miei):

Un esempio notevole dei ritorni straordinari della collaborazione congiunta tra i paesi europei è la creazione dell'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN) nel 1954. Il CERN ha avuto inizio con una coalizione iniziale di 12 paesi europei. Oggi comprende 23 Stati membri europei, insieme a 11 Stati membri associati non europei e 4 osservatori (l'UE, l'UNESCO, il Giappone e gli Stati Uniti). Il CERN ha reso possibile istituire e sostenere investimenti nella ricerca sulla fisica delle alte energie che qualsiasi singolo paese europeo avrebbe considerato insostenibili per un periodo di tempo così prolungato. La condivisione delle risorse specifiche dei vari paesi ha permesso ai singoli stati di spartire i considerevoli rischi e le incertezze insite nella ricerca fondamentale e innovativa. Lo sforzo collaborativo ha portato a successi notevoli, tra cui due delle scoperte più importanti: l'invenzione del World Wide Web, avvenuta al CERN 35 anni dopo la sua fondazione, e la scoperta della particella del Bosone di Higgs, annunciata il 4 luglio 2012. La leadership scientifica del CERN si estende a vari settori, tra cui superconduttività, magneti, vuoto, radiofrequenze, meccanica di precisione, elettronica, strumentazione, software, calcolo e Intelligenza Artificiale. Le tecnologie del CERN hanno generato benefici significativi per la società, inclusi progressi nella terapia contro il cancro e nella diagnostica medica.

Mi pare importante che si presenti il CERN come un esempio virtuoso e vincente di cooperazione europea. Per progetti di lunga durata e con costi importanti, mi pare evidente che gli sforzi non possano essere nazionali, e l'esempio del CERN mostra che è possibile darsi obiettivi comuni, spartire costi e rischi, mutualizzare le spese (venendo anche incontro a momenti di difficoltà specifici per qualche paese in un dato momento), e condividere risultati e ricadute. Il box continua poi così:

Il Large Hadron Collider ha spinto il CERN alla leadership mondiale nella fisica delle particelle – una posizione che si è spostata dagli Stati Uniti all'Europa – e rappresenta la struttura di punta del CERN. Uno dei progetti più promettenti attualmente in corso al CERN, con un potenziale scientifico significativo, è la costruzione del Future Circular Collider (FCC): un anello di 90 km progettato inizialmente per un collisore di elettroni e successivamente per un collisore di adroni. Anche le autorità cinesi stanno valutando la costruzione di un acceleratore simile in Cina, riconoscendone il potenziale scientifico e il ruolo nell'avanzamento delle tecnologie d'avanguardia. Se la Cina dovesse vincere questa corsa e il suo collisionatore circolare dovesse entrare in funzione prima di quello del CERN, l'Europa rischierebbe di perdere la sua leadership nella fisica delle particelle, mettendo potenzialmente a rischio il futuro del CERN.

Spesso si tende a dimenticare che la supremazia nel mondo della scienza, e della fisica delle particelle in particolare, è stata appannaggio degli Stati Uniti per buona parte della seconda metà del secolo scorso. Solo una concomitanza di eventi (l'annullamento del progetto SSC, la fine delle attività di Tevatron a Fermilab, e il progresso invece continuativo del CERN - che ha saputo passare dall'SppS a LEP e poi a LHC) hanno spostato il baricentro della fisica delle particelle in Europa. Il CERN è oggi di fatto il centro mondiale (non solo europeo) per questa disciplina, e le conseguenze positive per l'Europa che lo ospita, finanzia e sostiene sono notevoli: si va dal banale ritorno economico per le commesse alle industrie europee (circa il 90% di quanto gli stati europei investono nei progetti del CERN torna all'economia degli stati sotto forma di prestazioni e servizi richiesti e pagati dal CERN e dai suoi progetti) alla crescita tecnologica (le stesse industrie che traggono il vantaggio economico di cui parlavo imparano a realizzare tecnologie che altrimenti non avrebbero ragione di produrre: la ricerca pura è motore di innovazione per definizione!) all'educazione (dal CERN e dai suoi progetti passano migliaia di studenti tutti gli anni, per una tesi di laurea o di dottorato o semplicemente uno stage: non tutti resteranno nella ricerca, ma quanto hanno appreso rimarrà nel loro bagaglio di professionisti).

Ma che il baricentro mondiale della fisica delle particelle resti in Europa (con tutte le conseguenze del caso) non è affatto scontato. La Cina è su una parabola ascendente che prevede anche uno sviluppo scientifico, e la prova ne è il progetto CEPC, che è quel "suo collisionatore circolare" di cui parla il box del rapporto Draghi. I colleghi cinesi sono fortemente motivati ad arrivare prima del CERN a costruire l'acceleratore che sarà di fatto il successore di LHC. Il CERN e l'Europa, dal canto loro, avanzano sul progetto FCC, la cui realizzazione in tempi rapidi e competitivi con il progetto cinese non è solo una questione di leadership scientifica, ma anche di modello di collaborazione.

Questa settimana ero a Parigi per il terzo workshop dell'ECFA, lo European Committee for Future Accelerator, dove ho passato tre giorni a discutere l'avanzamento degli studi di fattibilità di FCC (e di altre possibili alternative, a cui però personalmente non credo molto). C'era anche un collega cinese che ha presentato lo stato del progetto CEPC, e ha risposto molto candidamente anche alle domande sull'organizzazione che bisognerà aspettarsi se questo progetto andrà in corso. Senza troppi peli sulla lingua ci ha detto che bisognerà scordarsi un modello aperto e collaborativo come quello del CERN: CEPC sarà prima di tutto un'impresa cinese, con almeno un esperimento esclusivamente cinese, un secondo che sarà solo in parte internazionale, e con regole nette su chi avrà la priorità nelle pubblicazioni dei risultati. A me pare chiaro quanto questa strada sia pericolosa: che il prossimo acceleratore dopo LHC sia in Europa o in Cina non è solo una questione di distanza e facilità di accesso, ma anche (e soprattutto) di democraticità della scienza e di ricadute verso la popolazione mondiale. Se FCC non dovesse farsi (per ragioni economiche, ma anche per obiezioni scientifiche o ecologiche ben poco fondate, di cui riparleremo) l'Europa si condannerà all'irrilevanza scientifica, e non capirlo (e qui parlo soprattutto di colleghi che hanno posizioni tiepide o persino contrarie) è miope e pericoloso.

Concludo con la raccomandazione del rapporto di Mario Draghi, che faccio chiaramente mia:

Le infrastrutture di ricerca e tecnologiche sono essenziali per l'innovazione rivoluzionaria e spesso fungono da punti centrali negli ecosistemi di ricerca e innovazione. Collegano il mondo accademico e gli organismi di ricerca tecnologica (RTO) con l'industria, consentono la valorizzazione commerciale della ricerca all'avanguardia e attraggono talenti. Abbiamo già discusso i ritorni straordinari derivanti dalla creazione dell'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN) e sottolineato che il futuro del CERN è a rischio a causa dei progressi della Cina nell'imitare uno dei progetti più promettenti attualmente in corso al CERN, il Future Circular Collider (FCC). Rifinanziare il CERN e garantire il suo continuo primato mondiale nella ricerca d'avanguardia dovrebbe essere considerato una priorità assoluta per l'UE, dato l'obiettivo di mantenere la leadership europea in questo settore cruciale della ricerca fondamentale, che si prevede genererà significativi spillover economici nei prossimi anni.

Tuttavia, l'esempio del CERN non è unico. È evidente la necessità di raggiungere una scala adeguata nello sviluppo di infrastrutture all'avanguardia competitive a livello globale, siano esse infrastrutture su un unico sito (come nel caso dell'Osservatorio Europeo Australe) o infrastrutture distribuite (come nel caso della Joint Undertaking EuroHPC). Per raggiungere la scala appropriata, è necessario unire risorse provenienti da fonti diverse: fondi dell'UE, fondi nazionali e investimenti privati. È necessario un processo accelerato e una selezione più rapida per creare nuove infrastrutture rivoluzionarie che coprano diversi livelli di maturità tecnologica (TRL) e tecnologie. L'attenzione dovrebbe concentrarsi anche sulle infrastrutture tecnologiche, che beneficiano le aziende nello sviluppo e nella sperimentazione di nuovi prodotti e servizi.

E, che sia chiaro: vista la mia età e i tempi di questi progetti, è improbabile che io veda personalmente in funzione FCC o partecipi all'analisi dei suoi dati. Lo faranno, se tutto va bene, gli studenti dei miei studenti. Ma immaginare il futuro, anche se non lo vedremo, fa parte delle nostre responsabilità.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Linda Interlandi dice

    14 Ottobre 2024 alle 06:51

    Ho appena letto il tuo articolo molto interessante. Mi auguro che il primato dell’Europa attraverso il CERN rimanga solido nel tempo! Tutto dipenderà dalla politica europea e dalla volontà di investire in questo progetto. Ci servirebbe un Elon Musk europeo! Auguri a tutti noi!

    Rispondi
  2. Marco Rel dice

    20 Ottobre 2024 alle 08:56

    Io lavoro in un altro ambito, quotidianamente ricordato dalle cronache, quello automobilistico dove l'Europa ERA il leader mondiale per innovazione e qualità fino ad un decennio addietro.
    Ecco, questo dovrebbe essere l'altro esempio da citare come sequenza di azioni da NON fare soprattutto quando girano pochi soldi.
    Regolamentare senza coordinamento dell'innovazione e dei processi in un ambito ipercompetitivo di sua natura e dai margini risicati (vi assicuro che su ogni macchina venduta non ci si fa' alcuna fortuna) significa solo abbandonare un settore a se stesso perché se non si garantisce l'approvvigionamento delle componentistiche di base in territorio EU (dove sono finite le giga factory di batterie???) le si deve comprare in Cina regalando loro i fondi per innovare ed essere ulteriormente competitivi, e noi non possiamo che chiudere o accorpare i carmakers che taglieranno tutti i posti di lavoro in sovrapposizione (e non contiamo ciò che accade alla supply-chain EU).
    Anche per la AI stiamo commettendo lo stesso errore con leggi sacrosante che regolano il settore ma che potrebbero funzionare solo se l'Europa fosse ancora al centro del mondo: se noi fossimo anche solo il 30% del market AI allora le software house sarebbero interessate a modificare la direzione per non perdere una fetta così importante MA non è così, l'Europa non è che il 10% di un mercato che va conquistato il più estesamente possibile per la sopravvivenza culturale di chi lo guida (sarà il vero soft-power di domani).
    Solo regole senza un centro di sviluppo ATTIVO significa non costruire alcuna competenza e leva per guidare il cambiamento ma solo un atteggiamento passivo ed ideologizzato.

    Ora automotive muore, prendetelo ad esempio di ciò che non va fatto.

    Rispondi
    • Marco Rel dice

      20 Ottobre 2024 alle 09:11

      Mi scuso della scarsa cura con cui ho scritto al cellulare il commento ma spero che il senso si sia compreso.

      Rispondi
  3. roberto kersevan dice

    22 Ottobre 2024 alle 07:58

    Salve: sono un collega del CERN coinvolto fin dall'inizio nel programma di studio per FCC-ee (e anche FCC-hh, cioe' la macchina ad adroni che dovrebbe prendere il posto di FCC-ee dopo un decennio di funzionamento circa). Sono anche membro del comitato di revisione della macchina cinese, CEPC. All'ultima riunione alla quale ho partecipato un mese fa a Pechino il management di CEPC ha ribadito la loro volonta' di stabilire collaborazioni internazionali, soprattutto per lo sviluppo di un paio di sottosistemi della macchina per i quali gli scienziati Cinesi non hanno l'esperienza che ha il CERN.
    Mi sorprende quindi quanto tu (collega) hai scritto a proposito della "chiusura" verso collaborazioni con l'estero, per quel che riguarda gli esperimenti. In effetti il loro progetto e' piuttosto avanzato per quel che riguarda la macchina, ma e' indietro proprio per quel che riguarda i detector e le tecnologie connesse ad essi.
    Il progetto CEPC e' in testa alla lista dei progetti scientifici che chiedono finanziameno nel prossimo piano quinquennale Cinese (il quindicesimo): la decisione sara' presa nel 2025, e se sono prescelti cominceranno i lavori di scavo del tunnel di 100 km (e tutte le infrastrutture necessarie, non poche). Vista la velocita' con la quale procedono da quelle parti, nel giro di 5-6 anni il tunnel sara' finito e nel frattempo cominceranno ad installare i componenti della macchina... magneti, camere a vuoto, cavita' a radiofrequenza, sistema criogenico, cablaggi, etc...

    Rispondi
    • Marco dice

      22 Ottobre 2024 alle 08:40

      Non ho dubbi che, se il progetto dovesse essere approvato, i lavori di ingegneria civile avanzeranno con una repidità e efficienza che in Europa ci sogneremmo. Sul modello di collaborazione non posso che ripetere quello che è stato detto, in questa occasione ed in altre. Come saranno le cose nella prassi, se il progetto dovesse farsi, sarà ovviamente da verificare nel campo, ma penso che una certa circospezione sia giustificata a prescindere da quello che viene detto ufficialmente.

      Rispondi
      • Marco Rel dice

        22 Ottobre 2024 alle 11:35

        Posso confermare che in ambito automotive OVUNQUE vi fosse stato qualcosa da imparare l'apertura dei team cinesi era di massimo livello.
        Chiusa la rete per i tonni, ovvero appreso tutto ciò che rispondeva alle loro esigenze, l'atteggiamento è cambiato in maniera radicale e ogni nostra richiesta non solo è seguita da un cartellino di costo via via più elevato ma anche la collaborazione ed il dialogo si sono raffreddati notevolmente essendo cambiati gli equilibri.
        Il riallocamento delle risorse interne a favore di una più conveniente esternalizzazione ha creato un vantaggio economico immediato ma che ha effetti disastrosi sul medio lungo periodo coincidendo con l'impoverimento del know-how interno.
        La delocalizzazione dei plant dei fornitori ha, e creerà, effetti disastrosi sull'occupazione europea.

        Rispondi

Trackback

  1. Mario Draghi, the FCC, China, and the future of particle physics | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    19 Ottobre 2024 alle 18:34

    […] (This is the English translation of this post) […]

    Rispondi
  2. Il CERN rilascia lo studio di fattibilità di FCC | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    2 Aprile 2025 alle 15:20

    […] Dell’importanza scientifica, ma anche strategica, di FCC ho già avuto modo di parlare: credo davvero che sia la strada giusta da percorrere, sia per avanzare nella conoscenza della fisica delle particelle, sia per garantire la formazione dei fisici e tecnologi del futuro, oltre a promuovere l’innovazione tecnologica di punta in Europa. Ho personalmente contribuito allo studio di fattibilità appena pubblicato insieme ad alcune colleghe e colleghi, dedicandomi a un aspetto specifico dello studio delle proprietà del bosone di Higgs. […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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