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L'ultima estate. Romagna, mercoledì 17 agosto 1994

26 Marzo 2017 1 commento

(L'ultima estate è un esperimento di scrittura post-adolescenziale postuma, ispirato al podcast Mortified. Ho scritto questo testo tra l'estate del 1994, l'autunno del 1997 e la primavera del 1999, ma se passate il mouse sui numerelli appariranno dei box di commento scritti oggi, a più o meno 20 anni di distanza. Questa è la quattordicesima puntata, il racconto inizia qui.)

La rocca di San Marino (foto di fdecomite da Flickr)

Ieri sera Cassandra, alla domanda: “come stai?”, rispondeva con un gesto che significava all’incirca “ho una specie di maldipancia spirituale...”. Oggi invece è allegra, anche se verso sera si puppa la consueta dose di malditesta da troppo sonno in auto, che prontamente sconfigge con “KILIOS”! [1]Della dipendenza da acido acetilsalicilico della mia fidanzata dell'epoca avevo già parlato.

Quando avevo quindici anni [2]Ovvero nel intorno al 1998. ho cominciato a realizzare che tutte o quasi le mie amiche, di cui ammiravo le belle gambe lisce e abbronzate al ritorno delle vacanze estive, [3]Al ritorno delle vacanze estive con i loro genitori: i tempi delle vacanze insieme sarebbero arrivati solo qualche anno dopo. E, a quindici anni, che invidia avevo per quegli amici di famiglia che le avevano vedevano durante le vacanze, in bikini sulle spiagge. si depilavano. Cavoli, è proprio banalità, ma io mica l’avevo veramente capito. In fondo, credevo, soltanto le modelle e le altre si depilano, le mie amiche non hanno peli. E non fanno la cacca, non vomitano, mangiano in modo equilibrato, sono estremamente pudiche e riservate e alla fin fine del tutto asessuate. [4]Attenzione, lettore pudico, quest'ultima invocazione dovrebbe darti un'idea dell'argomento che mi frulla intesta in questa puntata del diario. A volte soltanto hanno qualche malditesta o generica indisposizione, tipicamente una sorta di maldipancia periodico.

Negli anni ho cominciato a intuire che gli ormoni c'entravano qualcosa, la luna e i ritmi strani, scorbutiche un giorno e affabili il giorno dopo. Ancora adesso mi domando se sia veramente così, o non sia a volte una facile scusa, [5]A dirla tutta, a più di vent'anni di distanza, mi trovo a pormi esattamente stessa questione di tanto in tanto. oppure se io, maschietto gretto e lineare e sempre lì a viaggiare diritto come una locomotiva con il pensiero e le azioni e le scelte e le frasi ed i comportamenti e le riflessioni proprio, [6]Che poi i maschietti siano costituzionalmente lineari e semplici è un'altro stereotipo bello e buono, una scusa,  una maschera altrettanto utile per nascondersi a nostra volta. non ci arrivi a capire, e sia condannato perennemente a tentare di intuire, ed a essere accondiscendente in assenza di comprensione. [7]Non capire è una cosa, dover essere accondiscendente per contratto un'altra. All'epoca le due cose - non capire ed essere comunque accondiscendente - mi sembravano sensazioni ineluttabilmente collegate, l'una la risposta obbligatoria all'altra. Per fortuna nel tempo ho imparato a separarle, e a trovare modalità di reazione diverse (la fuga funziona benissimo, per esempio!). Mah...

La sveglia oggi è stata alle 7:30: andiamo a San Marino. Un qualche silenzioso processo alchemico ha incaricato silenziosamente me di dare la sveglia. [8]O forse mi sono offerto volontario? Conoscendomi, potrebbe essere possibilissimo. Il confine tra assumere deliberatamente un ruolo, e farselo invece appiccare addosso dagli altri, è spesso molto sottile. Per essere certo di alzarmi, ne preparo due (7:30, 7:35): una è la mia elettronica, l’altra una vecchia meccanica che ho trovato qui. L’effetto è positivo (7:40 in piedi); altra storia è svegliare Kurt, tanto che devo mettergli una sveglia dietro l’orecchio. Mentre chiamo le ragazze, Kurt lotta con l’ordigno, sognandosi prima una battaglia spaziale, poi non riuscendo a spegnere la suoneria. Svegliare le ragazze non è impresa da meno, ma alle 9:00 riusciamo a partire per San Marino.

Sveglia alle 7:30. Sveglia alle 7:30. Non vi suona un po’ storto per essere una vacanza? [9]Per fortuna, già scrivendo questi commenti nel 1999 mi rendevo conto della follia di questo modo di viaggiare per "diletto". Mi alzo tutto l’anno a quell’ora, domenica compresa perché faccio il capo scout e quindi porto a giocare i ragazzini in oratorio e cose così . Ma anche in vacanza? C’è qualcosa di masochista in tutto questo. Come un tentativo di rigorosa ricerca ascetica con un po’ di mortificazione della carne, direi. Che mi autoinfliggo per dimenticare? O è di nuovo Pollyanna che salta su?

Ovviamente troviamo code incredibili, ressa e carnaio, e inoltre fa un caldo bestia. [10]E avremmo potuto prevederlo senza problemi. Il punto è però che una vacanza il cui successo si misuri in funzione della quantità di posti visti e di chilometri percorsi è destinata a produrre stanchezza e delusioni come risultati più probabili. Il posto è suggestivo (rocche sul monte Titano), ma è rovinatissimo dagli infiniti negozi di squallidume e souvenirs.

Io odio i negozietti, i souvenirs, la paccottiglia, i ricordini, le statue di San Francesco con il termometro in mano, le gondole che cambiano colore con il tempo, le piastrelle con i proverbi (“A Siena andai, a te pensai, questo ricordo ti portai”, e tutti gli altri scaltri consigli sul credito nei negozi, padri e figli, mogli e buoi, la vita, il vino, le donne). Ci tenevo a ricordarlo. [11]Non ho cambiato idea. Paccottiglia e ricordini uguale cacca, anche quelli di miglior fattura.

Per telefono scopriamo che la macchina di Tecla è a posto (batteria sostituita), cosa che rinfranca molto: domani potremo riprendere il viaggio verso Urbino. Recuperata l’auto a Faenza, seguono contatto telefonico con mamma e papà, [12]Niente cellulari all'epoca, ancora carte telefoniche e cabine. Aggiornare periodicamente i genitori era un dovere, senza la scusa del facile SMS. e l’immancabile cena con danze tra la disco e il liscio alla Festa dell’Unità. L’orchestra di oggi conclude con “Bandiera Rossa” in questa singolare versione: “evviva il PDS e la libertà!” (ai posteri l’ardua sentenza). [13]Ecco, mi sembra che i posteri abbiano abbonamento sentenziato. DS, Ulivo, PD, l'ennesima scissione recente dei cui frammenti non ho ancora imparato in nomi, mi sembra confermino una chiara vocazione suicida della sinistra italiana con vocazione parlamentare.

Non è da dimenticare che nel corso della serata Maia colleziona tre inviti a ballare di aitanti signori romagnoli, il più insistente dei quali balla con lei e con Tecla profondendosi in complimenti (addirittura a me per una mia breve e folgorante apparizione in pista). [14]Io ballo benissimo, sia chiaro. Seguo però un mio ritmo e stile interiore, che spesso appaiono disarmanti all'osservatore occasionale.

Non trovate che sia qualcosa che manchi in questo racconto? [15]Attenzione, inizia la parte più deliberatamente esplicita del racconto. Se ci sono minorenni in lettura, smettete immediatamente! Siete stati avvisati, declino ogni responsabilità. Dai, quella cosa che fa vendere i libri, questi libri giovani che tirano tanto e che poi si ristampano volentieri nei supereconomici millelire e anche meno con la copertina argentata? Ma certo! Il sesso, ecco, manca il sesso. Ma qui nessuno scopa mai? [16]Mi si perdoni il francesismo. Oppure, per non essere troppo grezzi, che poi i bambini si preoccupano, insomma , ma ci sono delle tresche, dei becchi, insomma, qualcosa di piccante?

Buona domanda. La risposta è: boh?

O meglio, qualcosina forse si, chissà...

O meglio, lo so benissimo, non so se posso dirvelo...

Io non combino molto. [17]La cifra rappresentativa di quel periodo. Le mie migliori occasioni le avrei con Kurt, che ci ha provato già almeno una volta nel sonno. Ma diciamo che questa possibilità non mi interessa particolarmente...

Io aspirerei a Cassandra, credo. [18]E ci mancherebbe altro. E invece. Perlomeno ci aspirerei un po’ di più di quanto ufficialmente non abbia già conquistato. Ma sono stupido, a quanto pare, e mi trincero dietro un falso rispetto di non so bene nemmeno quale esigenza di libertà o indipendenza o cazzi propri, per cui rimango spesso e volentieri a bocca asciutta, ma è colpa mia. [19]Ovvero, traducendo per i meno acuti: la mia fidanzata preferisci passere giornate e nottate con chiunque altro durante le nostre vacanze, e io me lo faccio andare bene raccontandomi ogni tipo di storia per giustificarla, invece di fare una scenata, mandare lei e tutti gli altri a stendere, a partire molto rapidamente per altri lidi. Chi è il responsabile?

Kurt aspira a Maia, credo. Ma lei non lo caga e lui allora in contemporanea aspira anche a Lamù o a Sheila e nel tempo libero anche a Cassandra, mi sa. E poi a tempo perso si incazza e punta le tedesche o le signore sole. [20]Come già abbondantemente documento, all'epoca Kurt sarebbe saltato addosso a qualunque signorina che mostrasse il minimo segno di vita. A chi puntasse veramente allora era di fatto irrilevante.

Maia punta a Flip, ormai è chiaro. [21]Parecchi anni dopo Maia e Flip sarebbero convolati a giuste nozze e avrebbero messo su famiglia. Il percorso che li avrebbe portati dove sono oggi, però, non sarebbe stato affatto lineare, come spesso succede nella vita. Ma questa è un'altra storia. Ma Flip è partito, e quindi dovrà aspettare ancora un po’. E intanto deve risolvere i punti in sospeso con Tecla. [22]E anche questa è un'altra storia.

Flip non si sa bene. [23]A ripensarci, la proverbiale riservatezza di Flip ha probabilmente rappresentato per lui un certo vantaggio nell'agone degli amori. Se nessuno sa di te, puoi giocare su mille fronti. Ad averlo capito all'epoca.

Kurt odia Tecla perché gli sottrae Maia, Tecla non lo sopporta perché  rompe i marroni su tutto. [24]Malsopportazione del tutto giustificata, mi si permetta di reiterare.

Io non odio nessuno perché sono buono e Padre Ralph e Pollyanna. [25]Del senso dell'uso di "Padre Ralph" e "Pollynanna", magari improprio ma chiaramente connotato, ho detto abbondantemente nella puntata precedente.

Però poi nel segreto odio Cassandra perché non mi dedica il tempo e lo spazio che vorrei e credo mi spetti e desidererei, poi odio Tecla perché pianta casino e mi ruba Cassandra e in definitiva mi rovina la vacanza, odio Maia perché idem, odio Kurt perché è un asociale, Flip perché è partito. [26]Insomma, sono incazzato nero, ma me lo tengo dentro a rimestare senza dire niente a nessuno, come si confà all'immagine di me ce mi piaceva all'epoca proiettare.

Willi aspira a Beatrice, [27]Beatrice, allora fidanzata di Willi, è menzionata furtivamente solo nella prima puntata, che invito a rispolverare. e dunque giustamente se l’è portata su un furgone della Guinness ad attraversare gli States, dove se la può spupazzare come gli pare e come è giusto, previo il di lei consenso.

Il danzatore di liscio che ripetutamente porta le ragazze a ballare aspira a una qualunque gnocca disponibile in questa calda notte romagnola, e in fondo è il più serio e sincero tra noi. [28]Questa è probabilmente l'unica vera perla di saggezza di tutto il racconto.

Esauriti i vari risentimenti, per lui e per Willi mi è rimasta solo un po’ di invidia. Spero che basti.

(continua)

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Note[+]

Note
↑1 Della dipendenza da acido acetilsalicilico della mia fidanzata dell'epoca avevo già parlato.
↑2 Ovvero nel intorno al 1998.
↑3 Al ritorno delle vacanze estive con i loro genitori: i tempi delle vacanze insieme sarebbero arrivati solo qualche anno dopo. E, a quindici anni, che invidia avevo per quegli amici di famiglia che le avevano vedevano durante le vacanze, in bikini sulle spiagge.
↑4 Attenzione, lettore pudico, quest'ultima invocazione dovrebbe darti un'idea dell'argomento che mi frulla intesta in questa puntata del diario.
↑5 A dirla tutta, a più di vent'anni di distanza, mi trovo a pormi esattamente stessa questione di tanto in tanto.
↑6 Che poi i maschietti siano costituzionalmente lineari e semplici è un'altro stereotipo bello e buono, una scusa,  una maschera altrettanto utile per nascondersi a nostra volta.
↑7 Non capire è una cosa, dover essere accondiscendente per contratto un'altra. All'epoca le due cose - non capire ed essere comunque accondiscendente - mi sembravano sensazioni ineluttabilmente collegate, l'una la risposta obbligatoria all'altra. Per fortuna nel tempo ho imparato a separarle, e a trovare modalità di reazione diverse (la fuga funziona benissimo, per esempio!).
↑8 O forse mi sono offerto volontario? Conoscendomi, potrebbe essere possibilissimo. Il confine tra assumere deliberatamente un ruolo, e farselo invece appiccare addosso dagli altri, è spesso molto sottile.
↑9 Per fortuna, già scrivendo questi commenti nel 1999 mi rendevo conto della follia di questo modo di viaggiare per "diletto".
↑10 E avremmo potuto prevederlo senza problemi. Il punto è però che una vacanza il cui successo si misuri in funzione della quantità di posti visti e di chilometri percorsi è destinata a produrre stanchezza e delusioni come risultati più probabili.
↑11 Non ho cambiato idea. Paccottiglia e ricordini uguale cacca, anche quelli di miglior fattura.
↑12 Niente cellulari all'epoca, ancora carte telefoniche e cabine. Aggiornare periodicamente i genitori era un dovere, senza la scusa del facile SMS.
↑13 Ecco, mi sembra che i posteri abbiano abbonamento sentenziato. DS, Ulivo, PD, l'ennesima scissione recente dei cui frammenti non ho ancora imparato in nomi, mi sembra confermino una chiara vocazione suicida della sinistra italiana con vocazione parlamentare.
↑14 Io ballo benissimo, sia chiaro. Seguo però un mio ritmo e stile interiore, che spesso appaiono disarmanti all'osservatore occasionale.
↑15 Attenzione, inizia la parte più deliberatamente esplicita del racconto. Se ci sono minorenni in lettura, smettete immediatamente! Siete stati avvisati, declino ogni responsabilità.
↑16 Mi si perdoni il francesismo.
↑17 La cifra rappresentativa di quel periodo.
↑18 E ci mancherebbe altro. E invece.
↑19 Ovvero, traducendo per i meno acuti: la mia fidanzata preferisci passere giornate e nottate con chiunque altro durante le nostre vacanze, e io me lo faccio andare bene raccontandomi ogni tipo di storia per giustificarla, invece di fare una scenata, mandare lei e tutti gli altri a stendere, a partire molto rapidamente per altri lidi. Chi è il responsabile?
↑20 Come già abbondantemente documento, all'epoca Kurt sarebbe saltato addosso a qualunque signorina che mostrasse il minimo segno di vita. A chi puntasse veramente allora era di fatto irrilevante.
↑21 Parecchi anni dopo Maia e Flip sarebbero convolati a giuste nozze e avrebbero messo su famiglia. Il percorso che li avrebbe portati dove sono oggi, però, non sarebbe stato affatto lineare, come spesso succede nella vita. Ma questa è un'altra storia.
↑22 E anche questa è un'altra storia.
↑23 A ripensarci, la proverbiale riservatezza di Flip ha probabilmente rappresentato per lui un certo vantaggio nell'agone degli amori. Se nessuno sa di te, puoi giocare su mille fronti. Ad averlo capito all'epoca.
↑24 Malsopportazione del tutto giustificata, mi si permetta di reiterare.
↑25 Del senso dell'uso di "Padre Ralph" e "Pollynanna", magari improprio ma chiaramente connotato, ho detto abbondantemente nella puntata precedente.
↑26 Insomma, sono incazzato nero, ma me lo tengo dentro a rimestare senza dire niente a nessuno, come si confà all'immagine di me ce mi piaceva all'epoca proiettare.
↑27 Beatrice, allora fidanzata di Willi, è menzionata furtivamente solo nella prima puntata, che invito a rispolverare.
↑28 Questa è probabilmente l'unica vera perla di saggezza di tutto il racconto.

Archiviato in:Vita di frontiera Contrassegnato con: L'ultima estate

Interazioni del lettore

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  1. L’ultima estate. Il racconto completo. | ha detto:
    19 Luglio 2017 alle 09:52

    […] Romagna, mercoledì 17 agosto 1994 (finalmente si parla di sesso. O di quanto poco sesso si facesse all'epoca) […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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