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Il CERN rilascia lo studio di fattibilità di FCC

2 Aprile 2025 6 commenti

Credits: CERN (ormai anche il CERN usa l'AI per illustrare i suoi articoli)

Un paio di giorni fa, il CERN ha rilasciato il rapporto sulla fattibilità del progetto FCC (Future Circular Collider), il futuro acceleratore circolare che potrebbe essere il successore del LHC. Come ho già avuto modo di accennare su queste pagine, si tratta di un progetto ambizioso articolato in due fasi, entrambe ospitate in un tunnel di 91 km da scavare tra la Svizzera e la Francia. La prima fase prevederebbe un collisionatore di elettroni e positroni, una macchina "pulita" dedicata a misure di precisione sulle proprietà del bosone di Higgs e del Modello Standard, che non possono essere eseguite altrettanto bene con il LHC. La seconda fase, invece, vedrebbe l’entrata in funzione di un collisionatore di protoni simile al LHC, ma decisamente più potente, capace di raggiungere un’energia nel centro di massa di 100 TeV e di esplorare nuove frontiere della fisica fondamentale.

Dell’importanza scientifica, ma anche strategica, di FCC ho già avuto modo di parlare: credo davvero che sia la strada giusta da percorrere, sia per avanzare nella conoscenza della fisica delle particelle, sia per garantire la formazione dei fisici e tecnologi del futuro, oltre a promuovere l’innovazione tecnologica di punta in Europa. Ho personalmente contribuito allo studio di fattibilità appena pubblicato insieme ad alcune colleghe e colleghi, dedicandomi a un aspetto specifico dello studio delle proprietà del bosone di Higgs.

Va però sottolineato che questo documento è uno "solo" uno studio di fattibilità: serve a mostrare come e cosa possa essere realizzato, dove e con quali costi, ma non rappresenta ancora una decisione definitiva da parte degli Stati membri del CERN per la costruzione del progetto. Questa decisione arriverà eventualmente più avanti, alla fine del processo di aggiornamento della Strategia Europea per la Fisica delle Particelle, di cui avevo già parlato qui.

A giugno, la comunità dei fisici delle particelle europei si riunirà a Venezia per definire un documento comune che rappresenti il consenso della comunità sui prossimi passi da intraprendere. Questo documento verrà poi sottoposto al Consiglio del CERN, che ne valuterà la pertinenza e, nella riunione prevista per novembre di quest’anno, potrà eventualmente impegnare gli Stati membri nella realizzazione di un progetto specifico. Il rapporto sulla fattibilità del FCC è dunque un passo importante, ma la strada è ancora lunga. Negli ultimi mesi il dibattito è stato acceso, e continuerà ad esserlo almeno fino alla redazione del documento di giugno, e certamente anche fino al voto di novembre, sebbene in sedi diverse. Vi terrò informati.

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Archiviato in:Fisica Contrassegnato con: CERN, EPPSU, FCC, feasibility study

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Commenti

  1. IgorB dice

    2 Aprile 2025 alle 15:32

    La cosa più bella delle immagini generate con l'AI è come sbaglino cose banali tipo ruotare il pittogramma dell'estintore di 90°...

    Rispondi
  2. Paolo dice

    2 Aprile 2025 alle 17:46

    Grazie delle informazioni e spero che venga costruito.

    Rispondi
  3. Roberto Rondoni dice

    5 Aprile 2025 alle 11:32

    In un post del 2024 accennasti a come non concordi con chi critica l’opportunità di costruire FCC. Al di là del valore geopolitico e delle ricadute industriale di questa impresa, io ho ascoltato critiche riguardanti le prospettive scientifiche di FCC. Farai un post su questi aspetti?
    Grazie

    Rispondi
  4. Alberto Ferrero dice

    9 Aprile 2025 alle 10:08

    Si potrebbe commentare, seppure un modo un po’ sarcastico: Buona Fortuna! Con i costi prospettati e i relativi tempi di realizzazione, è probabile che più d’uno dei rappresentanti dei “taxpayer” europei inarchino le sopracciglia interrogativamente, al netto di scuotimenti di testa e risolini sconsolati.
    Specie in un periodo in cui torna prepotente la voglia di menare le mani tramite cari armati, missili, aerei e sofisticati accrocchi tecnologici – e lì sì che i soldi li trovano, e anche tanti.
    A meno che il CERN non riesca ad assumere qualche genio della comunicazione che convinca i decisori politici delle enormi opportunità tecnologiche, specie in ambito militare, oltreché industriale, che deriverebbero dal finanziamento del FCC. Non fu questo, in fondo, il motivo principale per cui negli Stati Uniti, subito dopo l’ultimo conflitto mondiale, la fisica fondamentale fu foraggiata più che abbondantemente, periodo in cui nacquero i grandi laboratori nazionali e realizzati i primi acceleratori per energie nell’ordine dei GeV?
    Sui tempi poi ho un ricordo personale, legato ad una presentazione fatta all’Università di Torino, dipartimento di fisica, sala Wataghin, che lei probabilmente conosce. Un ricercatore italiano che lavorava negli USA illustrò il progetto del ILC, caratteristiche, costi e tempi. Io ero l’unico estraneo – un po’ in imbarazzo, devo dire – in mezzo a docenti, ricercatori e studenti (molti dei quali sbadigliavano verso la fine della presentazione, fatta in inglese per volere dell’organizzatore, chissà perché!). Capii meno dell’uno per cento. Non mi ricordo l’anno, ma era prima della scoperta del bosone di Higgs. Quello che mi ricordo è però l’appunto fatto da un docente (sempre in inglese), un signore con la coda di cavallo, che asseriva di non capire per quale motivo avrebbe dovuto impegnare il tempo e il lavoro dei sui laureati su un progetto a così lunga scadenza e senza certezze. Secondo me aveva ragione. Al LHC è andata bene, ma perché almeno i problemi infrastrutturali erano in parte risolti, presumo. E perché c’era la quasi certezza che, tra le altre cose, la nuova fisica BSM (Beyond Standard Model) fosse dietro l’angolo.
    E qui vengo all’ultimo punto. Ho ancora da qualche parte le brochure ante 2008, scaricate dal sito del CERN (ma anche dai siti di altre organizzazioni come l’INFN) in cui si davano per discretamente probabili le scoperte previste dalle teorie allora (e forse ancora oggi) in voga: Superstringhe, Supersimmetria, materia oscura, dimensioni nascoste ecc.. Erano (e forse sono), in fondo, le spiegazioni più ragionevoli.
    A parte l’importantissima scoperta del bosone di Higgs (peraltro previsto nel lontano 1964: iniziavo le elementari), relativamente a quanto ci si aspettava sopra, niente. Certo, la sua massa relativamente piccola ha spiazzato molti teorici, e questo è già di per sé un risultato importante.
    Si potrebbe facilmente obiettare che se non ci fosse stato l’LHC oggi non avremmo di sicuro un’idea dei limiti di quelle teorie, ma qualcuno potrebbe avere la sensazione di un gioco al rilancio su un tavolo dove difficilmente si può vincere.
    Sono queste le cose, temo, che il decisore politico guarda, più che il successivo decimale di una misura di precisione.
    Ci sono anche proposte alternative, che si potrebbero realizzare senza scavare un nuovo tunnel, come un collisore di muoni, ma lì si è, tecnologicamente parlando ancora “al pian dij babi”.

    Rispondi
  5. yopenzo dice

    9 Aprile 2025 alle 18:09

    Guardando agli "Studi di fattibilità" di FCC si constata come il 99 % degli autori sia del CERN medesimo stesso. Della serie: Oste della malora! È buono il tuo vino?! 😀

    Rispondi

Trackback

  1. CERN releases the FCC feasibility study | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    2 Aprile 2025 alle 18:43

    […] (This is the English translation of this post) […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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