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Alla ricerca dell'infinitamente piccolo: il video del mio talk a TEDx Lake Como 2012

27 Novembre 2012 45 commenti

Il video del mio talk a TEDx Lake Como è finalmente disponibile, eccolo qui sotto. Dateci un'occhiata, e ditemi che cosa ne pensate, ok? Vi appiccico anche le slide sotto il video, se volete vedere lo foto del LEGO di Giulia più nel dettaglio 🙂

P.S. Vietato appropriarsi delle foto del LEGO, mi servono per il libro...

P.P.S. [5/12/2012] sono anche su una pagina del sito di TED: ganzo!

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Pier Luigi dice

    27 Novembre 2012 alle 13:10

    Spiegare in 16':36" quello che può essere accaduto da 13,7 miliardi di anni fa, non è una cosa semplice!
    Dovrò rivedermelo con calma più volte, e comprarmi una scatola di Lego.
    18 minuti a disposizione, erano troppo pochi per poter spiegare più dettagliatamente, il mondo delle particelle, e questo, forse, ti ha costretto a parlare troppo velocemente...
    Comunque, per una persona come me a digiuno di fisica, l'esposizione è stata esaustiva.
    Grazie

    Rispondi
  2. Daniele dice

    27 Novembre 2012 alle 13:55

    Complimenti Marco,
    sei davvero un gran divulgatore.
    Sono persone come te che fanno sperare in un futuro nel quale anche i giovani e i "non addetti" ai lavori possano ritrovare quell'interesse nella Scienza che da troppo tempo si sta affievolendo!

    PS: "Quanto tempo ci avete messo a fare tutto quest'ordine?" Non sarà che tua figlia ha i geni giusti per un Nobel? 😉

    Rispondi
  3. massimo dice

    27 Novembre 2012 alle 14:04

    Grazie e grande Marco!
    Complimenti per l'intervento, semplice, preciso ed appasionante anche se avresti meritato molto più tempo... Anche io dovrò rivederlo altre volte e... comprare i lego! In più adesso sentirò al tua voce quando leggerò i tuoi articoli su Borborigmi!

    Sei un divulgatore straordinario, non hai mai pensato di approfondire questo aspetto? C'è un gran bisogno di persone in gamba come te in questo paese...

    Massimo

    Rispondi
  4. juhan dice

    27 Novembre 2012 alle 14:26

    Bellissimo. E sei anche bravo a parlare in fretta, ma chiaramente.
    Adesso attendo il libro. Con i mattoncini.

    Rispondi
  5. Antonio dice

    27 Novembre 2012 alle 14:52

    Bravo Marco,
    complimenti.
    Mi hai ricordato molto Brian Cox in un suo famoso intervento TEDx.

    Rispondi
    • Marco dice

      27 Novembre 2012 alle 15:05

      @Antonio: le differenze principali sono che io non sono mai stato una rockstar famosa come lui, e non ho mai portato i capelli lunghi cotonati 🙂 (ho portato i capelli lunghi e basta, e sono stato un rockettaro semisconosciuto al di fuori della prima provincia torinese negli anni 90, ma questa è un'altra storia)

      Rispondi
  6. Patrizia dice

    27 Novembre 2012 alle 15:06

    La chiarezza espositiva della tua lezione"ad Oliver ha trovato conferma in questo intervento,nell'ascolto del quale ho avuto modo di ammirare anche un grande entusiasmo e sopratutto una grande modestia da parte del relatore!!!E' proprio vero che" la Fisica insegna ad essere modesti" !Complimenti ed... alla prossima!
    Patrizia

    Rispondi
  7. Antonio dice

    27 Novembre 2012 alle 15:23

    @Marco:
    La differenza è solo l'accento: british il suo, vagamente piemontese il tuo. E non saprei mica dire quale sia il migliore sai?

    Rispondi
  8. Claudio dice

    27 Novembre 2012 alle 15:32

    Caro Marco, posso dire che me lo sono visto tutto d'un fiato? Molto molto bravo.
    Straordinaria performance e la tua voce tremante in alcuni piccoli momenti ha dato quel qualcosa di speciale da rendere il tutto ancora più vero e sentito.

    Complimenti.

    Rispondi
  9. IgorB dice

    27 Novembre 2012 alle 16:11

    Complimenti davvero, chiarissimo nonostante la "fretta". Ma che ansia il timer col conto alla rovescia...

    E un applauso anche per il "pensato a portare" svicolato con nonchalance!

    Rispondi
  10. Marco dice

    27 Novembre 2012 alle 16:51

    Beh, intanto un ringraziamento a Giulia, ai suoi mattoncini, ma soprattutto alle sue "infinite" domande. I complimenti per te sono d'obbligo perchè l'intervento su un argomento così complesso e vasto (nonostante il cronometro) è riuscito benissimo. Mi unisco a chi dice che sei un ottimo divulgatore visto che anche io che non ho molte conoscenze in merito (quasi zero) sono riuscito a seguirti e l'ho fatto in modo molto piacevole.
    Mi è piaciuto molto il taglio che hai voluto dare e ho riflettuo su quali dovrebbero essere le modalità di divulgazione delle scienze ed ho pensato: "che poi alla fine un buon divulgatore può essere come un buon padre che gioca con i suoi figli e risponde alle loro domande, giocando?".
    Un saluto
    Marco

    Rispondi
  11. My_May dice

    27 Novembre 2012 alle 18:52

    Bravo!
    Se non sbaglio hai finito anche prima che scadesse il tempo.

    All'inizio ho notato una leggera emozione. Un'altra cosa che ho notato (sono notazioni che non c'entrano niente con la fisica) che sembri molto più giovane in video che in foto. Una cosa che invece mi ha fatto sorridere (non te la prenderai spero) è stata quella "mano in tasca" per tutto il tempo. Mi hai ricordato Bruno Vespa. 😛

    Comunque l'idea della lego è bella. Il carretto mi ha ricordato invevce la canzone di Battisti: e il carretto girava e quell'uomo gridava gelati. Evidentemente, ho pensato, i fotoni non apprezzano i gelati. 🙂

    Rispondi
  12. Francesco dice

    27 Novembre 2012 alle 18:58

    Ciao Marco, mi è difficile trovare degli altri complimenti dopo quelli che mi hanno preceduto, sono rimasto a bocca aperta e ascoltato tutto d'un fiato. Grazie.
    ora aspetto il tuo libro ma fai presto
    Ciaoooooooooooo

    Rispondi
  13. Fabiano dice

    27 Novembre 2012 alle 19:01

    Bel talk! 🙂

    Sarei curioso di sapere come ha commentato Giulia, tirata in ballo per tutto il tempo. 🙂 Verso il minuto 10:16 si intravede che muove le braccine, ma non si capisce se è per applaudire o cos'altro. 🙂

    Rispondi
  14. Jonathan dice

    27 Novembre 2012 alle 21:20

    che dire, davvero molto bravo... in tutto.

    Hai fatto bene a dire la mole immensa di denaro che ci è venuto a costare tutto l'ambaradan... 5 caffè ? cavolo... dove saremmo arrivati se avessimo investito denaro per 5 pizze e relative bibite ?

    Ad ogni modo, è importante divulgare anche il quanto **poco** costa, in realtà, la ricerca scientifica !

    Ti esorto a farlo sempre, tutte le volte che ti prende lo sclero di divulgare 🙂

    Rispondi
  15. Simone dice

    27 Novembre 2012 alle 22:10

    Ciao Marco,
    ti vorrei davvero fare i complimenti per come hai tenuto la scena sul palco e per la capacità di rendere in modo intuitivo meccanismi e fenomeni lontani dalla comune esperienza umana.
    Grazie pure per aver fugato un po' di dubbi sulle domande ancora non risposte nel mondo delle particelle: c'è ancora molto da scoprire là fuori, anzi, anche dentro di noi.

    (seguo il blog da quasi 3 anni -sebbene finora mi sono sempre astenuto dall'intervenire-, per questo ho usato il "tu": spero di non sembrare irrispettoso)

    Rispondi
  16. Opticalillusion dice

    27 Novembre 2012 alle 22:23

    Spettacolare davvero.
    So come preparare tutte le mie presentazioni da qui a sempre 🙂

    Rispondi
  17. GIGI dice

    27 Novembre 2012 alle 23:44

    Ottimo, semplicemente ottimo.

    Rispondi
  18. Stefano dice

    28 Novembre 2012 alle 00:57

    Complimenti, davvero complimenti!

    Mi ha colpito, oltre la chiarezza dell'intervento, soprattutto la passione con la quale hai tenuto banco per 16 minuti abbondanti, ancora congratulazioni!

    Rispondi
  19. Gabriele dice

    28 Novembre 2012 alle 05:10

    Molto bello. Deve fare impressione parlare davanti ad un pubblico cosi' grande, e quasi al buio, cosi' non puoi vedere in faccia tutti, ma solo le prime file... si percepiva l'emozione. Anche a me, quando devo fare un talk, mi dicono che parlo troppo in fretta, penso che sia una caratteristica di noi fisici, pensiamo mentre parliamo, e pensiamo molto in fretta. Parlare lentamente e' un arte difficile. La cosa piu' bella erano i mattoncini, i loro colori. Davano una vivacita' alle particelle elementari che un fisico immagina nella propria testa ma che e' difficilissimo da esprimere. Hai fatto una scelta molto abile, da grande comunicatore. L'impatto del libro e' assicurato.

    Rispondi
  20. Davide dice

    28 Novembre 2012 alle 08:24

    Grande! Pensati a portare? 😀

    Rispondi
  21. SalDaniela dice

    28 Novembre 2012 alle 10:12

    Grazie per aver postato il video del tuo intervento, così posso riascoltare la tua lezione e approfondire gli argomenti! Sei veramente bravo come divulgatore!

    Rispondi
  22. bob dice

    28 Novembre 2012 alle 14:31

    Che dire? Bravo!
    Se solo avessi avuto prof alle medie e alle superiori che trattavano la scienza con un terzo della tua passione, chissà, forse avrei fatto scelte diverse nella vita.
    Invece ho trovato un prof che mi ha passato una profonda passione per la filosofia.....

    Rispondi
  23. lallo dice

    28 Novembre 2012 alle 15:56

    Molto buono, al limite dell'eccellenza. Oliver è sicuramente soddisfatto di aver allenato così bene il padrone a divulgare scienza.

    Rispondi
  24. My_May dice

    28 Novembre 2012 alle 18:43

    A parte i complimenti, c'è qualche domanda che mi è sorta durante (e dopo) la conferenza. Hai detto che in ogni secondo (presumo durante l'esperimento) la macchina fa un milione di foto. Giusto per capire la mole di lavoro che c'è, quante foto circa c'erano da vagliare dopo tutti gli esperimenti?... e come si fa per guardarle tutte? Non penso le guardiate "ad occhio".

    Rispondi
    • Marco dice

      29 Novembre 2012 alle 11:20

      @My_May: credo (spero) di aver detto "40 milioni di foto al secondo". che è la cifra giusta. Non sono foto nel senso di immagini (anche se possono essere trasformate in immgaini, i famosi "event display" con cui abbiamo giocato quest'estate) ma una serie di dati sulle proprietà misurate nei rivelatori per una data collisioni (ma anche le foto sono dati, no?). E naturalmente non li guardiamo a occhio una per una, ma se è per questo non le salviamo nemmeno tutte: nessuna tecnologia potrebbe scrivere su disco così tanti dati a quel ritmo. Quello che succede è che esiste un sistema (che si chiama "trigger") che "guarda" le foto al volo mano a mano che arrivano e fa una prima scrematura in base a criteri e algoritmi di interesse (per esempio, non ha senso tenere le foto di collisioni in cui i protoni si siano soltanto sfiorati), butta via tutte le immagini inutili, e ne salva su disco circa 100000 al secondo. Queste sono poi le informazioni che analizziamo offline.

      Rispondi
  25. Puccini dice

    28 Novembre 2012 alle 18:54

    Grazie.

    Rispondi
  26. juhan dice

    28 Novembre 2012 alle 19:33

    Credo che le foto siano "foto", descrittive. Ma volendo si potrebbero plottare i dati e avere la foto grafica, come quelle del concorso di quest'estate. Naturalmente se non sbaglio, non sono del mestiere (purtroppo).

    Rispondi
  27. My_May dice

    29 Novembre 2012 alle 12:01

    Si, ho risentito, punto 8,38, dici esattamente 40 milioni. Errore mio 🙂
    E' anche peggio di quel che pensassi. Ma 100000 al secondo (circa) sono comunque un numero grandissimo, anche in questo caso fate lavorare gli algoritmi?
    E' possibile che creiate algortimi in base ai dati che vi arrivano, oppure quelli non si toccano? Sai com'è, non ho una grande fiducia negli algoritmi.

    Rispondi
  28. Marco dice

    29 Novembre 2012 alle 13:16

    100 kHz non è un numero altissimo, se hai delle FPGA efficienti e le sai programmare adeguatamente. Senza algoritmi non si fa nulla, non penserai mica che guardiamo le collisioni una a una, vero? Sono finiti i tempi delle camere a bolle 🙂

    Gli algoritmi di trigger sono ottimizzati sulla simulazione, e poi ne misuriamo le performance sui dati. E naturalmente, se serve, li cambiamo.

    Rispondi
  29. My_May dice

    29 Novembre 2012 alle 15:57

    No Marco, ci mancherebbe, come è vero che dalla scoperta della lavatrice (sono andato alla ricerca dello scopritore, ma non c'è) non si lavano più i panni a mano! Però sai com'è... se ci fosse un errore in un algoritmo o un algoritmo non adeguato, potremmo anche non accorgecene. Del resto è lui che "vede" le foto.

    Rispondi
  30. Fabiano dice

    29 Novembre 2012 alle 19:17

    @My_May: perché questa ripulsa verso gli algoritmi? 🙂 Se l'algoritmo (parlo in generale) viene testato con un campione sufficientemente grande di dati, in genere può raggiungere un ottimo grado di affidabilità, un'affidabilità spesso più grande di quella che avrebbe una persona impegnata a fare lo stesso lavoro (sempre che una persona possa farlo).

    Rispondi
  31. My_May dice

    29 Novembre 2012 alle 19:37

    @Fabiano
    Mi è venuto l'esempio della lavatrice di proposito. E' possibile che le lavatrici moderne usino un algoritmo per riconoscere ogni tipo di sporco. Il fatto è che quando carichi la lavatrice per lavare cose bianche con lo sbiancante(non sono un espertissimo di lavatrici quindi non so se si usa lo sbiancante) e lo programmi per fare quella operazione, potrebbe capitare che per errore tu metta assieme alle cose bianche da sbiancare, un calzino nero. A quel punto la lavatrice, programmato per sbiancare la roba bianca, farà lo stesso con il calzino nero. Non lo riconoscerà. Questo è il problema degli algoritmi. Riconosce l'intruso non sembra essere alla portata degli algoritmi. Però non avendo mai avuto a che fare con quel che usano loro (che di nome fa "trigger") è possibile che mi sbagli. Anzi, devo avere più fiducia in loro che in me e dico che devo sbagliarmi per forza io. 🙂

    Rispondi
  32. Fabiano dice

    29 Novembre 2012 alle 23:11

    @My_May: povero algoritmo della lavatrice, non è colpa sua se il venditore promette miracoli che lui non è in grado di fare! 🙂

    Rispondi
  33. luca dice

    30 Novembre 2012 alle 19:24

    non ho parole....bellissimo!....

    Rispondi
  34. ubik dice

    30 Novembre 2012 alle 22:51

    Ben fatto, dovendo fare una critica costruttiva direi però che le "domande da bambino" e i "mattoncini lego" sono mooolto già visti proprio per la fisica... in questo senso non mi hanno entusiasmato, proporrei per la prossima volta qualcosa di "nuovo", imho avrebbe fatto più colpo sulla platea.

    Rispondi
  35. voulaz dice

    2 Dicembre 2012 alle 22:33

    Bravo, veramente bravo!

    Vorrei offrirti un caffè, anche più di uno all'anno! 😉

    Rispondi
  36. claudio dice

    6 Dicembre 2012 alle 22:08

    Ciao Marco,

    per quanto possa contare ti faccio i complimenti, veramente un esposizione chiara (che difficilmente si trova) mi ha tenuto incollato e alla fine ho detto come e ora??!!
    Comunque la cosa più curiosa per me è stato sentire le tua voce dopo che leggo il tuo blog da molto tempo per me eri afono 😀 o magari ti immagini una voce.

    ciao
    claudio

    Rispondi
  37. carletto dice

    14 Dicembre 2012 alle 23:37

    Complimenti, ottima orazione.

    si pole avè in qualche modo la presentazione?

    Rispondi
  38. carletto dice

    14 Dicembre 2012 alle 23:39

    Complimenti, ottima orazione.

    si pole avere in qualche modo la presentazione?

    Rispondi
    • Marco dice

      15 Dicembre 2012 alle 00:00

      @Carletto: se per presentazione intendi il video, ti lascio esplorare come si fa a scaricare un video da Youtube da solo (non è difficile!). Se pensi alle slides, allora no, le puoi sfogliare lì sopra, ma la versione originale me la tengo stretta 🙂 perché, come accennavo, c'è del materiale che penso di utilizzare ancora e che per adesso vorrei restasse esclusivamente mio (le foto del LEGO, per intenderci).

      Rispondi
  39. ivan dice

    5 Gennaio 2013 alle 15:42

    visto un pò in ritardo:
    Poesia! pura Poesia!

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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