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Dizionario minimo di francese: caldaia e frigorifero

31 Ottobre 2008 15 commenti

Nuovi termini francesi imparati ieri pomeriggio:

Vanne. Misteriosa valvola che vive all'interno della caldaia (chaudière), deputata a mescolare l'acqua fredda con quella calda per ottenere la miscela tiepida che alimenta il riscaldamento al suolo (plancher chauffante au sol). Può essere a tre (vanne à trois vois) o più vie. Quelle delle caldaie Frisquet si bloccano regolarmente (elles grippent regulièrment) alla fine dell'estate, in modo da impedire un corretto riavvio del riscaldamento appena ce n'è bisogno, a inizio autunno quando sul Jura nevica già. Questa informazione è apparentemente nota a tutti i residenti su suolo francese, tranne ai fisici delle particelle italiani emigrati, e ai tecnici della manutenzione delle caldaie (vedi: con intégral).

Con intégral. Persona dalle dubbie capacità professionali. Rientrano in questa categoria i tecnici delle caldaie, i quali si dividono in due sotto-categorie. Quelli che vengono a fare la revisione annuale della caldaia, non sanno dei comportamenti stagionali della vanne à trois vois, e dichiarano che tutto funziona a meraviglia, lasciando il riscaldamento al suolo con acqua entrante a 17 gradi e uscente a 18 (una splendida pompa di calore verso l'esterno, una specie di appartamento-frigorifero). E quelli che intervengono dopo che l'immigrato italiano ha cristonato al telefono, si scusano per il collega, sbloccano la vanne, e nel farlo fanno scattare l'interruttore di sicurezza che assicura che la temperatura dell'acqua del riscaldamento al suolo non salga sopra i 45 gradi (potrebbe in tal caso rompere le piastrelle - petter le carrelage). Interruttore di sicurezza che, alla bisogna, blocca la pompa di ricircolo, così che alla partenza del secondo con intégral tutto sembra tornato alla normalità per un'oretta circa, salvo poi ripiombare in modalità ghiacciaia. (A questo punto il fisico delle particelle italiano emigrato si scoccia definitivamente, apre personalmente la caldaia, trova l'interruttore di sicurezza, scopre, dopo vari tentativi, come resettarlo a mano, e finalmente rilancia il riscaldamento continuando a cristonare sottovoce contro i cons intégraux tutti).

Clayette. Pianale in vetro del frigorifero. Tende ad esplodere in mille pezzi se colpito in pieno da corpo contundente di massa adeguata sganciato da altezza sufficiente, tipo botticino in vetro dell'antibiotico di Giulia, lasciato in equilibrio ultraprecario al bordo della clayette superiore, e pronto a cadere sulla clayette inferiore (quella sopra il vano verdure, bac à légumes - che non è un diploma per ragazzi poco dotati) alla prima apertura del frigo. Le clayettes possono essere ordinate al telefono al service pièces détachées (servizio pezzi di ricambio), nel nostro caso quello dell'Elettrolux, che a oggi risulta ufficialmente essere l'unico servizio di assistenza telefonico con operatori non antipatici in tutta la Francia.

Chèque. Assegno. Mezzo preferito di regolazione di qualunque transazione finanziaria in Francia, insieme con il timbre (francobollo) necessario per spedire lo chèque a destinazione. Sebbene in Francia esistano carte di debito e credito, e persino l'internet banking, lo chèque nella sua busta (enveloppe) trasportato dall'efficiente sistema di posta francese rimane inevitabile. Deve essere una strategia del Ministero dell'Istruzione per mantenere la popolazione (e i fisici delle particelle italiani emigrati) in allenamento con i numeri francesi (tra l'altro prova dell'esistenza del demonio) scritti in lettere (prova del dominio indisturbato del suddetto demonio sull'orbe terracquo tutto). Una clayette e un bac à légumes, ottantuno euro e sessantasei centesimi, spese di spedizione (frais d'expéditions) incluse. Quatre-vingt-un euros et soixante-six centimes.

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Archiviato in:Vita di frontiera Contrassegnato con: emigrazione, fai-da-te, francese, Francia, humor, incazzature, lingua, società

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Commenti

  1. Max dice

    31 Ottobre 2008 alle 18:21

    Vedi, se stavi in Belgio ti semplificavi leggermente la vita, al posto del Quatre-vingt usano (o usavano, quando stavo in Africa) il Nonante e il Septante. Adesso mi sembrano strani 🙂
    Cmq, sii felice, l' anno scorso x regalo di Natale ho avuto il ritiro patente per un anno e 5000 euri sonanti di multa, a causa di un caprone con cui c'era un' antipatia reciproca.
    Pensa quante clayettes ti saresti comperato 🙂

    p.s.: se c'e' la possibilita' di dover scaricare un fascio dall' LHC, ti do le coordinate su cui dirigerlo.....

    Max

    Rispondi
  2. Marco dice

    1 Novembre 2008 alle 08:56

    Anche a Ginevra usano Nonante e Septante, e persino Huitante al posto di Quatre-ving. Poi, appena cinque chilomentri più in la dove abito io, la musica cambia...

    Rispondi
  3. adriana dice

    1 Novembre 2008 alle 11:04

    mi sto sentendo dentro un film : " La doppia vita di Veronica" ( Krzysztof Kieslowski.)
    ieri qua -in Catalogna- venuto il "Servicio Oficial Repsol" a mia richiesta perche la bombola sembrava uno strumento musicale da quanto rumore faceva e puzzava non profumo, ovvio.
    alla mia domanda perché faceva rumore ha fatto: Upssssssss... è aggiunto si è rota.
    non ho imparato altre parole in catalano desolè !!
    certo ho pagato in contanti noranta-u amb vint-i-cinc centesim d'euro
    nel rotolare del CAVA ( vietato chiamarlo Champagne )
    di un "prestatges" al sottostante si è roto il "vidre"
    se riesco a prendere le misure nel pomeriggio lo vado a prende....
    adeu si au 🙂

    Rispondi
  4. l'oca s. dice

    1 Novembre 2008 alle 12:14

    volendo, in francese les vannes si possono anche (bi)lanciare:
    (ba)lancer des vannes = sparare scemate
    sylvie aka l'Oca

    Rispondi
  5. giulio dice

    2 Novembre 2008 alle 16:53

    Molti italiani e turisti di varie nazionalità, in italia invece, hanno a che fare con i pannelli solari che dopo un po' di tempo non funzionano (1 anno)...motivo...la gran parte di quelli che li montano non sanno che nelle giunture non va messa la canapa ma il TEFLON... o meglio... al corso che, doverosamente hanno seguito, è stato detto...ma in un mare di altre cose meno essenziali e nell'attenzione generale che scema di solito al venticinquesimo secondo... si è verificato anche il fatto che...fatto presente il problema a chi aveva costruito l'apparato questi l'abbia smontato tutto e nelle giunture ci abbia poi rimesso la canapa. Se i francesi non fanno questo errore forse sono un po' più avanti di noi. E se l'autore del blog leggesse questo commento...quanta commissione prende la banca sul trasferimento elettronico? Che apparecchi hanno che siano portatili? Quanto prendono per il bonifico bancario? Cifre spropositate...dico io...a noi non rimane che difenderci scambiandosi assegnini...che costano certamente di meno ma non troppo meno. Non mi rimane che prendermela con la scuola che ad ogni livello non riesce a prolungare il tempo di attenzione e creare degli interessi (e forse si va verso un peggioramento) e con il sistema bancario nazionale e internazionale che mi pare un pochino ladro...

    fate presto con questo bosone
    non sia mai ci aggiusti la fusione

    così poi magari si potrà cominciare a studiare quella fredda per vedere se funziona o no che non ci si è capito niente...ma se non esce il tomawak è tutto bloccato... giulio

    Rispondi
  6. Max dice

    3 Novembre 2008 alle 01:09

    Beh, effettivamente sulla fusione fredda sono anch'io molto perplesso.
    Prima un can-can inenarrabile, poi sembrava che tutti ci riuscissero, poi che invece nessuno ci riuscisse.... adesso sembra che "qualcuno" "qualcosa" ottiene.
    Rimango basito dal fatto che non si faccia qualche studio "decente", magari con acqua triziata e con qualche lira di finanziamento.... Non ce ne vorrebbero poi molte, di lire.

    Del Tokamak e dello Stellarator giapponese e' da un pezzo che non si sente piu' nulla.... almeno, non fuori dagli ambienti tecnici. In quelli non so.

    Max

    Rispondi
  7. jpz dice

    3 Novembre 2008 alle 07:41

    Ciao Marco!
    Per gli assegni, ho notato piu di una volta gente (francesi) che, nel posto dove si dovrebbe scrivere il numero in lettere, mettono gli centesimi in cifre. Visto che spesso e una cosa complicata (typo soixante quinze o quatre-vingt dix sept, con delle regole grammatiche esoteriche) puo ridure la difficolta.
    Per le "vannes", ti darro il numéro di telefono del mio padre: ha venduto e designato modelli per centrale termiche e nucleare tutta la sua vita...
    A presto, JP.

    Rispondi
  8. Marco dice

    3 Novembre 2008 alle 09:15

    @Giulio: non so, il tizio che mi ha fatto la revisione annuale dell'addolcitore dell'acqua aveva una macchinetta tipo quelle delle pizzerie per regolare la fattura con un banale bankmat. A me non sembra complesso, e se usi le cosiddette carte blu non credo che i costi siano elevati...

    @JP: Ciao! Aspettavo un tuo commento! E magari pure delle correzioni sugli accenti 🙂 A proposito di vannes per centrali nucleari, lo sai che quando Irene mi ha raggiunto qui in Francia dal Mozambico ero riuscito a convincerla che ogni francese avesse una piccola centrale nucleare in cantina, e questo spiegava perche` avevamo l'acqua della doccia cosi` calda, molto piu` che in Italia? 😛

    Rispondi
  9. Antonio dice

    3 Novembre 2008 alle 12:01

    Scusate a tutti per l' OT, ma vi segnalo questo sito, sulla scia dei post e discussioni delle settimane precedenti.

    http://www.buconero.eu

    Se avete voglia e tempo leggetelo, se poi siete d'accordo firmate la petizione. In genere sono molto scettico riguardo le petizioni on line, ma questa volta mi sento di fare un'eccezione.

    Ad ogni modo un manipolo di precari vi sarà grato se riusciste a fare girare questo link.

    Grazie a tutti e soprattuto al padrone di casa per l'ospitalità.

    P.s.: riguardo il post, io per il momento nemmeno me lo pongo il problema. La settimana scorsa è venuto il tecnico della caldaia, che si comportava esattamente come nel tuo caso. Ma parlando solo svizzero tedesco non ho pututo interagire molto, ho dovuto fidarmi ciecamente. Per il momento funziona...speriamo bene.

    Rispondi
  10. Marco dice

    3 Novembre 2008 alle 12:07

    Ciao Antonio,
    benvenuto. Se fai un giro per il blog, vedrai che no sono insensibile all'argomento del precariato della ricerca. Il BucoNero è da tempo tra i link fissi della barra laterale, nella categoria pomposamente chiamata "Malaricerca".

    Rispondi
  11. forzalube dice

    3 Novembre 2008 alle 17:15

    Ma non vivevi in Svizzera?

    Rispondi
  12. Marco dice

    3 Novembre 2008 alle 17:21

    Nope, lavoro in Svizzera (al CERN, che sta esattamente sulla frontiera tra la svizzera francese - quella di Ginevra - e la Francia), e vivo in Francia. E passo la frontiera come minino due volte al giorno...

    Rispondi
  13. claudio b. dice

    5 Novembre 2008 alle 14:31

    ... beh, la marca stessa della caldaia è un programma: Frisquet = freschetto... Quindi se non riparte, è perfettamente funzionante!

    Rispondi
  14. claudio b. dice

    5 Novembre 2008 alle 14:45

    Chèques: sì, lì a quanto pare è una mania. D'accordo che i "trasferibili" per definizione non esistono, che la copertura è verificabile con una telefonata (se l'assegno risulta scoperto, per chi lo ha emesso scattano sanzioni da tribunale inquisitorio), eccetera eccetera... Però nel trasferimento degli averi di mio padre, al suo decesso (era lavoratore emigrato in Francia anche lui) non c'è mica stato verso di far capire a Créelia che l'invio della polizza vita per mezzo "chèque dans enveloppe" era di una pericolosità mostruosa appena appena varcata la frontiera italiana... "Chèque par courrier" doveva essere, e "chèque par courrier" fu. Attaccati al tram, caro italiano...
    Peraltro, @ Giulio: in Francia le commissioni per operazioni carta di credito (carte de crédit) sono bassissime, senza comune denominatore con quelle mediamente applicate in Italia. In compenso, sembrano non conoscere il significato di "Bonifico" (eppure sul dizionario il termine c'è: "virement").
    Paese che giri, stranezze che trovi...

    Rispondi
  15. Fabrizio Davì dice

    16 Gennaio 2018 alle 14:35

    Propongo per la prossima volta, quando dovrai tenere socchiuse le finestre, ad esempio d'estate, il vocabolo "entrebailleur". Mi ha salvato dopo 12 minuti di mimo in ferramenta, roba che Marcel Marceau "me spicciava casa".

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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