• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa alla barra laterale secondaria
  • Passa al piè di pagina
  • Home
  • Chi sono
  • Contatti
  • Tu che sei un fisico
  • Incontri e conferenze
  • Particelle familiari
  • Work

Chi non ha mai visto i dati, chi li ha visti troppo tempo fa

12 Luglio 2008 4 commenti

Facciamo due conti. La lettera di intenti di ATLAS è del 1992, Il Detector and Physics Perfomance Technical Design Report (ovvero il librone con la summa degli studi di fisica che ATLAS pensa(va) di poter fare a LHC) è del 1999. Ovvero, la collaborazione esiste da circa 15 anni, e una buona frazione di essa lavora in modo esclusivo su ATLAS da una buona decina d'anni, se pensate che lui, ATLAS, il rivelatore vero e proprio, è appena finito, e non ha ancora preso nemmeno un dato. La lunghissima gestazione degli esperimenti di LHC ha una serie di effetti collaterali, potenzialmente piuttosto devastanti.

Per iniziare, esiste almeno una generazione di giovani fisici (gente più o meno della mia età, poco sopra o poco sotto la trentina, che ha finito il dottorato da qualche anno) che non ha mai visto un esperimento reale, e non ha mai (mai!) analizzato un dato vero. Ha passato il suo tempo a giocare con le simulazioni di ATLAS, raffinando i suoi studi su un detector fittizio, perfettamente simmetrico, privo di sorprese da capire e problemi da risolvere. Chiariamoci: la simulazione di un rivelatore è uno strumento cruciale in ogni studio di fisica dell particelle: l'aberrazione sta nel (potere, o volere) confrontarsi solo e soltanto con la simulazione, che, per definizione, è un'approssimazione (ottimista) della realtà. Nei pragmatici Stati Uniti è impossibile ottenere un PhD in ATLAS solo con con l'analisi dei dati simulati: senza dati reali (siano essi dati di test-beam o di commissioning con raggi cosmici) nessun istituto ti darà mai il titolo di dottore di ricerca. In Francia sono più flessibili, e in Italia conosco diversi posti dove è assolutamente normale fare prima la propria tesi di laurea e poi il dottorato confrontandosi solo con la simulazione. Il risultato è una banda di fisici che conoscono magari molto bene le teorie più esotiche e le tecniche statistiche più raffinate, ma che non sono per nulla allenati nell'arte di trattare i dati che escono da un rivelatore reale. E che quindi spesso si perdono in dettagli che nessuno sarà mai davvero in grado di risolvere (nel senso ottico del microscopio), temo senza comprendere appieno la complessità delle cose.

Un mio ex-collega amava chiamare l'attività a cui di dedicano questi loschi figuri la PAW-physics (PAW è stato lo strumento principale delle analisi dei dati degli esperimenti di fisica delle alte energie fino a qualche anno fa, oggi rimpiazzato - piaccia o meno - dal suo successore, ROOT): ci si concentra esclusivamente sull'ultimo passaggio dell'analisi, quello in cui i dati sono già ordinati, digeriti e etichettati (le quantità sono già definite come "energia del jet" o "momento trasverso mancante", o peggio, le particelle sono già "fotoni" o "elettroni"), scordando che un rivelatore misura quantità ben più grezze (correnti, tensioni, luce), e che in mezzo ci sono processi di ricostruzione e calibrazioni veramente complessi, che specialmente nel caso di un rivelatore reale hanno bisogno di comprensione e (lunga) messa a punto.

Oggi, con il primo fascio di LHC alle porte (e - per la prima volta in tanti anni - qui iniziamo a crederci per davvero), il brusio di quanti passano il tempo a discutere su che cosa potremmo scoprire e presentare alle conferenze di questo inverno inizia a diventare un po' fastidioso. Costoro sembrano ignorare che, una volta che avremo veramente visto qualche collisione, ci saranno mille cose del rivelatore che non capiremo: i livelli di rumore, il timing fuori posto, le celle che funzionano proprio male e che vanno mascherate, gli alimentatori che non funzionano come dovrebbero, il campo magnetico ben diverso dai valori nominali, le scale di energia fuori posto. Sarà bello se riusciremo a vedere qualche processo noto (chessò, il picco della Z che decade in due leptoni) senza troppo errore, e usarlo per mettere a posto i problemi principali (a meno che, ovviamente, la natura non ci riservi delle sorprese cosi eclatanti che, anche con il binocolo fuori fuoco, non avremo problemi a vedere. Ma questa è un'altra storia).

Il brusio è reso più fastidioso dall'altra categoria di fisici che ha sofferto i tempi lunghissimi di preparazione degli esperimenti di LHC. Sono quelli che oggi hanno piu o meno 60 anni, sono i professori dei pivelli della simulazione, e la loro colpa è di non aver partecipato né agli esperimenti di LEP, né a quelli di Tevatron. La loro ultima esperienza con dati veri risale all'SPS, ovvero a UA1 o, nel caso della popolazione media di ATLAS, a UA2. Ce n'è diversi, in Francia ed in Italia principalmente, perché negli USA lavorare a CDF o D0 è sempre stato praticamente obbligatorio, i tedeschi hanno avuto DESY in casa a cui hanno dato almeno un occhio, e gli italiani e i francesi che hanno lavorato a LEP a tempo pieno oggi hanno piuttosto 45 anni che 60. A questi sessantenni sembra mancare una panoramica coerente della fisica sperimentale negli ultimi 30 anni, dell'evoluzione della tecnologia e dell'aumento della sua complessità, del crescere dell'importanza del software sull'hardware. Purtroppo molti di loro hanno ruoli di coordinamento o decisionali negli esperimenti di LHC, o almeno una forte influenza, e spesso questo rende le cose difficili. Anche per loro, la partenza di LHC potrebbe essere una doccia fredda: non ci saranno molti problemi che potranno essere risolti "alla vecchia maniera", semplicemente collegando un oscilloscopio al rivelatore, o moltiplicando tutte le variabili per un semplice fattore di correzione. L'autunno si preannuncia molto, molto divertente.

Condividi:

  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra) Facebook
  • Fai clic per condividere su X (Si apre in una nuova finestra) X
  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra) E-mail
  • Altro
  • Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra) Stampa

Correlati

Archiviato in:Fisica

Interazioni del lettore

Commenti

  1. NT dice

    18 Agosto 2008 alle 22:44

    "PAW physics"... non so com'è fatto il montecarlo di Atlas, ma se è vero che molti dottorandi lavorano solo allo stadio finale è anche vero che qualcuno l'avrò pure dovuto scrivere, il codice di ricostruzione (e dubito che un progetto come Atlas si passi dall'output di geant all'energia del jet o al 'fotone' senza simulare minimamente le prestazioni dei sottorivelatori)

    Eppoi, dai, tra beam test e test con raggi cosmici, qualche dato vero (e raw) l'avrà visto pure qualche studente italiano, no?

    Rispondi
  2. Marco dice

    27 Agosto 2008 alle 11:39

    Caro NT, ovviamente il Montecarlo di ATLAS ha la sua brava (e ben complessa) parte di "digitizzazione" che trasforma gli hit di Geant nella forma grezza che avranno i dati reali prima della ricostruzione (ti interessano i dettagli?). II punto però rimane: questo processo, per quanto accurato e dettagliato, è basato su una serie di assunzioni (perfetta simmetria, calibrazione infinitamente accurata, perfetta conoscenza dei materiali "morti") nel migliore del caso ottimista. L'esperienza di Tevatron mostra che - partendo da questo punto - ci vanno anni per ottenere un accordo decente tra la simulazione e i dati reali una volta che questi arrivano, e la comprensione del proprio rivelatore rimane la base di ogni analisi accurata! Quanto ai dati test beam e di cosmici, ovviamente qualcuno li ha guardati (il sottoscritto a suo tempo, per esempio!), ma protesti stupirti di come sia (stata) un'attività fuori moda e poco frequentata.

    Rispondi
  3. delo dice

    6 Maggio 2012 alle 17:43

    Ciao Marco,
    Una discussione con il mio capo (che e' un "americano" nel senso descritto nel post) mi ha fatto ritornare in mente questo discorso.
    In questi giorni ho avuto esperienza diretta di quanto descrivi e convenivamo su quanto segue.
    Lungi da me dal proclamarmi esperto di analisi, sono solo alla mia seconda vera analisi di fisica. Abbiamo notato che gran parte della collaborazione non abbia esperienza di analisi; molti, anche illustri esponenti europei, hanno passato gli ultimi 10/15 anni occupandosi di Generatori Montecarlo (anche scrivendoli!), metodi statistici, struttura e topologia degli eventi applicata alle analisi e loro performance. C'e' una grande patriomonio di conoscenza sviluppata negli anni, ma quando si lavora sui dati c'e' sempre qualcosa che non mi convince (per es. totale fiducia di come i MC modellano le quantita' oppure poco focus sull'obiettivo dell'analisi e molto di piu' sulla tecnica e le sue performance) e spesso si manifesta in posizioni opposte tra americani e europei.
    Trovo che e' molto appropratio e trova conferma in quello che osservo anch'io.

    Rispondi

Trackback

  1. Saldare elettronica e misurare particelle, allo stesso tempo | Borborigmi di un fisico renitente ha detto:
    16 Ottobre 2018 alle 19:34

    […] Dieci anni fa riflettevo sul fatto che molti dei miei giovani colleghi non avevano mai visto un dato, e che si avvicinavano alla prossima presa dati di LHC con un bagaglio di conoscenze di analisi basato esclusivamente sulla simulazione. A dieci anni di distanza, molte delle paure espresse in quella riflessione restano vere: dentro le collaborazioni di LHC sono ormai tanti quelli che hanno toccano dei dati "reali", ma il cui contatto con la realtà dell'esperimento è minimo, se non remoto. L'attitudine a diventare ottimi analizzatori di dati predigeriti, filtrati e calibrati da altri, di cui parlavo in quel vecchio articolo, resta un fenomeno reale e spesso problematico. Da una parte, questi fisici sono sovente troppo lontani dallo strumento con cui i dati che manipolano sono stati raccolti: se i dati mostrano qualche stortura dovuta ad un malfunzionamento del rivelatore (e lo fanno spessissimo!), solo una conoscenza profonda delle "interiora" dell'esperimento permette di venirne a capo. Dall'altra, si propaga nella comunità  l'idea che l'unico passo importante nella fisica sperimentale delle alte energie sarebbe quello compiuto da colui che realizza l'ultimo grafico, che fa l'ultima regressione, che estrae la misura finale. Misura finale che invece non esisterebbe se non ci fosse anche chi ha saldato le carte di elettronica, fissato i cavi, scritto il firmware dei microcontrollori, e così via! […]

    Rispondi

Rispondi a Saldare elettronica e misurare particelle, allo stesso tempo | Borborigmi di un fisico renitente Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Barra laterale primaria

Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

Barra laterale secondaria

Argomenti

  • Scienza
    • Fisica
    • Raccontare la scienza
    • Scienza e dintorni
  • Opinioni
    • Militanza
    • Mezzi e messaggi
    • Intenzioni educative
  • Sulla frontiera
    • Vita di frontiera
    • Letture e riflessioni
    • Geeking & Hacking
  • English posts
This blog is primarely written in Italian. On the other hand, physics is an international entrerprise, and its main language is English, so some of the posts have been translated: you can find them in the English post category. If you wish to read those posts that are still only in Italian, an automatic translation is a good a bet!

Footer

Iscriviti al blog tramite email

Non perderti neanche un aggiornamento! Inserisci il tuo indirizzo email per ricevere un messaggio ogni volta che un nuovo articolo viene pubblicato:

Trattamento dei dati, cookie e affiliate link

Questo sito fa uso di cookie: qui ti spiego quali sono e perché li uso, così puoi decidere se ti va bene. Uso anche Google Analytics per l'analisi delle visite e del traffico; per saperne di più, leggi la pagina sulla privacy, dove ti spiego anche come gestisco i tuoi dati se decidi di iscriverti al sito o di lasciare un commento. In certi post, alcuni dei link a prodotti venduti su Amazon sono affiliate link.

Qualche diritto riservato

I contenuti di Borborigmi di un fisico renitente sono rilasciati sotto licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non opere derivate. Fatene buon uso.

Licenza Creative Commons

Copyright © by Marco Delmastro · Qualche diritto riservato

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Youtube
  • Linkedin
  • Github
Borborigmi di un fisico renitente usa alcuni cookie per funzionare al meglio. Se continui leggere o scorrere queste pagine dò per scontato che la cosa ti vada a genio. Ok! Dimmi di più
Politica dei cookie

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may have an effect on your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA