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Io, la falciatrice e Peter

19 Giugno 2008 3 commenti

Nei sobborghi francesi esiste ancora una velata forma di feudalesimo. A ogni appartamento sono associate delle forme di servitù istituite nella notte dei tempi, che si tramandano di proprietario in proprietario senza poter essere messe in discussione. Per qualche misteriosa ragione il precedente padrone della nostra casa si era (auto!)attribuito l'incarico di tagliare l'erba e curare le piante di una parte comune della comproprietà. Noi (ah, qui il plurale è forse un po' fuori posto!) ne abbiamo ovviamente ereditato l'incombenza. Allora, a 11 anni dagli scout avevo la specialità di botanico e forse questo dovrebbe darmi un po' di vantaggio, epperò, anche se da allora so distinguere al volo un abete rosso da un larice, non avevo proprio mai usato una falciatrice. Non che sia complicato: il mio nuovo vicino di casa, Peter, non ha esitato a mostrarmi come far andare il taglia-erba elettrico comune che usiamo a turno per rasare i nostri praticelli.

Fino a qui, me la sono più o meno cavata: al primo sprazzo di sole (mica banale in questo giugno merdoso) mi sono gettato avidamente sul prato (ultimo tra i vicini, ma comunque prima di ricevere lamentele) e ho fatto il mio dovere di buon vassallo. Salvo poi accorgermi che l'arte del giardinaggio richiede molti più strumenti della semplice falciatrice. Per esempio: che si fa dell'erba tagliata? In generale la si rastrella (segnare: comprare un rastrello) e la si mette in un bidone apposito (segnare: comprare un bidone apposito) per poi portarla alla dechetterie. In attesa degli acquisti, al primo turno mi sono distrutto le mani (segnare: comprare guanti da lavoro) e ho fatto andare otto ridicoli sacchettini della spazzatura: per qualche misterioso motivo l'erba tagliata occupa molto più spazio di quanto non sembri sul prato! Naturalmente alla dechetterie ridacchiavano mentre svuotavo i miei miseri sacchetti, ma vedranno il mio bidone al prossimo giro! Quello che mi preoccupa è piuttosto la cura (compresa nell'eredità feudale, credo, ma vedremo alla prima riunione di comproprietà) dei cespuglietti di bosso intorno al parcheggio. Erano perfettamente sferici quando siamo arrivati, mentre adesso iniziano a assomigliare a tante teste rasta. Cosa devo mettere in lista? Un decespugliatore? Un forbicione? Un corso di giardinaggio? Per ora faccio lo gnorri, complice la pioggia.

Ah, Peter, il vicino, lavora pure lui al CERN. E fin qui niente di particolare. Non fosse che l'altro giorno ho scoperto che Peter è questo Peter qui. Ovvero uno dei tre autori di Pythia. E noi abbiamo la falciatrice in comune. E se voglio gli posso lasciare i bug report nella buca delle lettere. Chi lo avrebbe detto?

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Commenti

  1. Alessandro dice

    25 Giugno 2008 alle 20:30

    nella home page di bivacco.net il link non porta alla pagina principale del blog ma ai feed. Siccome è da un bel po' di tempo, che ne diresti di aggiustarlo? grazie mille =D

    Rispondi
  2. Marco dice

    26 Giugno 2008 alle 11:04

    Grazie per la segnalazione, dovrebbe essere a posto (i dettagli tecnici ve li risparmio)...

    Rispondi
  3. paola dice

    1 Luglio 2008 alle 11:40

    beh, bisogna proprio che ci si veda, vi potremmo fare un ripasso sui rudimenti del giardiniere e soprattutto un corso accelerato su "come ridurre al minimo i tempi di lavoro e godere al massimo di un giardino che non sembri una selva!"...anni di esperienza e di soldi regalati a botanic docet! a presto, paola

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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