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Il nome delle cose (e i misteri che stanno sotto)

7 Febbraio 2007 3 commenti

Sabato mattina ho accompagnato i genitori di Irene insieme a un altro gruppetto di italiani di passaggio da queste parti a vedere ATLAS. Per i non-fisici la struttura della visita è più o meno sempre la stessa: una mezzoretta in superficie per capire che cos'è un acceleratore e cosa un rivelatore di particelle, poi una panoramica sui vari componenti di ATLAS e su che cosa dovrebbero fare, infine due chiacchiere per tentare di capire i perché che hanno motivato la costruzione di un oggetto così complesso. Poi, ringalluzziti dalle magnifiche sorti e progressive della fisica moderna, scendiamo sottoterra a vedere il mostro (a proposito, se qualcuno fosse interessato a scendere nella caverna si dia una mossa: verso l'estate chiuderemo tutto).

Allora, ovviamente tutti sono impressionati dalle dimensioni e dalle complessità tecnica di ATLAS, che per chi non lo sapesse è un oggettivo alto come palazzo di 5 piani che dorme a circa 100 metri sottoterra. Quello però che interessa di più in queste visite è cercare di comunicare che le domande alle quali cerchiamo di rispondere con un esperimento del genere sono profonde, basilari, spiazzanti, e certamente affascinanti anche per chi mastica poco o niente di fisica, e tantomeno della complessa struttura matematica (che purtroppo e` spesso controintuitiva) che anima le teorie moderne. Durante le visite guidate al CERN, mentre cerco appunto di suscitare questo interesse, mi rendo spesso conto che noi fisici ci facciamo a volte un cattivo servizio da soli. Per esempio è sicuramente vero che ci piace inventare nomi altisonanti per i fenomeni che scopriamo o che vorremmo scoprire, ma è altrettanto vero che spesso questi nomi si fanno strada nel'immaginario collettivo in direzioni inattese e spesso fuorvianti.

Più o meno una visita su due, passando davanti al pannello che reclamizza gli argomenti "caldi" nella fisica delle particelle di oggi, c'è sempre qualcuno che legge la parola "antimateria", inizia a rabbrividire e finisce per chiedermi se stiamo producendo qualcosa di pericoloso. Qui certamente c'entra la cattiva pubblicità di Dan Brown (al quale invio le mie cordiali maledizioni almeno una volta al mese), però c'è anche qualcosa di più profondo nel nome stesso che abbiamo dato al fenomeno. Quell'anti davati a materia ne fa immediatamente qualcosa di nemico, e vai poi a giustificare una cosa come l'annichilazione! Non potevamo chiamarla contromateria? O materia allo specchio? Materia gemella? Oppure la materia oscura: perché oscura? D'accordo, perché non la vediamo, e invece sembrerebbe esserci. Ma oscuro è anche qualcosa di maligno, di sinistro. Anche in questo caso c'è spesso qualcuno che mi chiede se la materia oscura non sia in qualche modo pericolosa. E se si fosse chiamata materia buia? Invisibile? Nascosta?

Il punto è che questi timori indotti dai nomi minoacciosi allontanano le persone dalle domande che sono veramente interessanti. Per esempio, dopo aver rassicurato i miei visitatori sull'innoquità dell'antimateria, li porto sempre a riflettere su questo: l'antimateria è serenamente contemplata dalla natura, la vediamo nei raggi cosmici, o prodotta negli acceleratori, o in certi decadimenti nucleari, dunque non è la sua esistenza a doverci incuriosire oggi. Piuttosto però, perché intorno a noi non vediamo altro che materia, salvo che in queste condizioni molto particolari? Forse l'antimateria è tutta concentrata da qualche altra parte dell'universo (e se si, se ne sta laggiù buona buona? Non dovremmo vedere qualche effetto?)? Oppure non ce n'è piu`? E se non ce n'è più, dove è finita tutta? Si e` consumata scontrandosi con la materia subito dopo l'inizio dell'universo? E allora perchè invece di materia ne è rimasta un pochino, quel tanto che basta per fare galassie e pianeti, uomini e cani? Forse all'inizio ce n'era un pochino di più? E via, a seconda della curiosita`, su simmetrie e violazioni varie, ma questa e` un'altra storia. In ogni caso a questo punto più di una mascella cade e molti occhi brillano, come se un mondo di domande mai nemmeno immaginate si affacciassero alla mente per la prima volta. A dimostrazione che la scienza (e la realtà!) può ancora far sognare anche il più inesperto, alla faccia di Dan Brown e delle sue bombette in Vaticano.

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Commenti

  1. Voldemort dice

    9 Febbraio 2007 alle 18:29

    "Il punto è che questi timori indotti dai nomi minacciosi allontanano le persone dalle domande che sono veramente interessanti"

    Non parlarmene, io ne so qualcosa...

    Rispondi
  2. Cla dice

    11 Settembre 2008 alle 18:05

    Scusami se commento un articolo così vecchio... ma l'ho letto solo ora...
    Secondo me la simpatica Kate, che si occupa di divulgazione scientifica al CERN (...l'ho letto nel post sul video rap...) dovrebbe mettersi d'accordo con il "simpatico" Dan Brown. Sono convinta che se usasse la sua capacità di persuasione, o comunque di conquistare e convincere il pubblico, scrivendo solo fantasie, per divulgare notizie vere... si avrebbe davvero una grande pubblicità della ricerca!
    La mia è chiaramente solo una battuta, ma quello che si è sentito in questi giorni sui Buchi Neri e l'apocalisse... dimostra che nella società attuale "vende" molto di più la morte e la paura.
    Quasi tutti ci hanno scherzato, alcuni hanno davvero avuto paura che succedesse qualcosa di terribile, ma davvero pochi si sono chiesti cosa veramente si stesse facendo e perchè... addirittura pochi hanno fatto le classiche domande sulla vera necessità di spenderci tutti quei soldi... e questo me lo sarei aspettata mooolto di più!
    ... e invece no... quello di cui si è parlato di più, è il pericolo di essere risucchiati... c'è da chiedersi davvero, se bisogna approfittare della curiosità e della paura per diffondere la conoscenza;
    un po' come quando si dice ad un bambino che in un posto pericoloso c'è "il lupo cattivo" o "l'uomo nero" per convincerlo a non andarci. magari il fine dovrebbe essere il contrario... 😉

    Rispondi
  3. Cla dice

    11 Settembre 2008 alle 18:08

    ... aggiungo che ho letto i libri di Dan Brown... ma lui mi sta proprio antipatico...;-) 😡

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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