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Il dio mercato si droga

27 Luglio 2006 1 commento

Tornando dal Mont Gelè chiacchieravo con Irene del più e del meno, e siamo venuti a parlare di software libero.

Antefatto: io le faccio regolarmente una testa così sull'open source e le sue qualità, gli standard aperti, le battaglie contro i DRM, l'ingiustizia delle posizioni monopolistiche, l'assurdità intellettuale di un certo approccio all'informatica, e soprattutto sul contenuto squisitamente politico piuttosto che tecnico di queste faccende. Lei ascolta paziente i miei rantoli - ah, le mogli -, mi zittisce regolarmente quando divento troppo tecnico, ma ha perfettamente capito che la gestione dell'informazione è una questione polica, e che lasciarla in mano solo ai nerd e alle multinazionali potrebbe essere un errore.

Per questo, da un po' di tempo a questa parte, quando si trova in una condizione favorevole, piazza la sua domandina: "come vi ponete nei confronti del software libero?". L'ha fatta a Eduardo Missoni in occasione dell'intervista per Vita, l'ha recentemente rilanciata ai diplomatici incontrati alla Summer School dell'OSCE. Domenica sconsolata mi diceva: "rassegnati, tutto il mondo delle organizzazioni interazionali se ne sbatte del software libero e degli standard aperti". Perchè? Pare che la risposta sia stata qualcosa del tipo: "è il mercato che decide".

Due considerazioni. Uno: chi ha mai detto che dobbiamo prostrarci a questo nuovo dio chiamato mercato? Chi l'ha detto che il mercato è in grado di autoregolarsi da fare sempre il bene di tutti? Non ci credo nemmeno dipinto, a stento potrei accettare un mercato regolato e calmierato. Due: gli stessi sostenitori del mercato come unico regolatore delle nostre economie, sono poi gli stessi che contro il mercato agiscono! Il recente incontro del WTO a Doha sta fallendo, per dirla semplificando al massimo, perchè le potenze della Terra da una parte chiedono a quelle del Terzo Mondo di accettare ogni tipo di liberalizzazione sui loro territori, dall'altra progettano le sovvenzioni statali alle agricolture di casa loro. Come dire: a casa tua vale la regola di nessuna regola, così ti schiaccio senza che tu possa fare nulla. A casa mia, per evitare lo stesso fenomeno, mettiamo la regola che, visto che è casa mia, io ho dei punti di vantaggio e delle protezioni e tu ti attacchi.

Il mercato è uno spaventapasseri buono per gli allocchi che ci credono, un dio drogato messo in prima linea per coprire una realtà di abusi di posizioni monopolistiche e di protezionismo di altri tempi. Dalle patate ai sistemi operativi passando per le automobili. Non cercate di convincermi.

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Commenti

  1. ShereKan dice

    29 Luglio 2006 alle 10:24

    Cacchio! Smetterò subito di leggere il blog di Marco Travaglio per cominciare con questo nuovo opinionista.

    Bello sentire le tue idee. Sempre. Anche a distanza.

    Stai bene.

    f.

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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