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L'ultima estate. Emilia, venerdì 12 agosto 1994

8 Dicembre 2016 3 commenti

(L'ultima estate è un esperimento di scrittura post-adolescenziale postuma, ispirato al podcast Mortified. Ho scritto questo testo tra l'estate del 1994, l'autunno del 1997 e la primavera del 1999, ma se passate il mouse sui numerelli appariranno dei box di commento scritti oggi, a più o meno 20 anni di distanza. Questa è la nona puntata, il racconto inizia qui.)

Giallo e blu sul pavé di Ravenna (foto di Luca Sartoni da Flickr)

La bottiglia di Pernod era da pagare, e inoltre è bene ricordare che sulla macchina di Kurt non si possono neanche rollare le sigarette (neanche fare il gesto). [1]Sarà premura del lettore riflettere sul fatto che Kurt è un fumatore, fuma sulla sua auto sigarette confezionate - mia pare fosse nel periodo delle Lucky Strike - ma rabbrividisce all'idea che qualche truciolo di tabacco da hippy caschi sui tappetini immacolati.

Stamattina ci alziamo alle 7.30 (!) per lasciare il campeggio alle 11.30 (l’auto di Tecla non parte). [2]Delle disavventure legate ai problemi tecnici dell'auto di Tecla racconterò altrove. Ovviamente una macchina che non parte - se non dopo ore di cure e attenzioni - non è lo strumento ideale per una vacanza automobilistica. Direzione: Ravenna! [3]Dove eravamo già stati ieri, ma la mancanza di iniziativa porta a ripetere. Nel pomeriggio alcuni visitano (Cassandra, Tecla ed io), altri cazzeggiano (Willi, Maia), Flip e Kurt cercano un posto dove pernottare.

Il gruppo si sta sfaldando, o è soltanto un’impressione? [4]No, non è un'impressione. Gli equipaggi delle auto sempre più fissi sono un segno. [5]E sua quale automobile sono confinato ormai lo sapete. Maia ed Tecla sono arrivate insieme, ma adesso è molto se si parlano. [6]Dietro a questo dissapore ci sono problemi complessi, che la mia mente di maschietto ventenne all'epoca non riesce ancora ad afferrare completamente. Ci arriverò, prima o poi.

Cassandra ed io giriamo con Tecla per i monumenti della bellissima Ravenna, ma non serenamente. Sul sagrato di una qualche chiesa, Tecla fuma silenziosamente – a che pensa? – mentre io tento di immortalare Cassandra in qualche foto, ma non è che si presti molto: anche lei non è poi così in forma. [7]Un quadretto allegrissimo, non trovate? A pensarci bene, non è che riesco a passare molto tempo con lei, in questi giorni [8]Diciamo pure che non stiamo insieme praticamente mai. Il che dovrebbe farmi pensare: stare col moroso dovrebbe essere preferibile al fare la crocerossina dei cuori infranti degli amici. O forse no? – per di più sono con Willi, infatti – che poi lei ha sempre qualcuno che le deve parlare o da consolare o che ne so. [9]All'epoca Cassandra era cintura nera di supporto morale. Ogni gruppo di ventenni ha la sua Candy Candy. All'epoca a me quest'attitudine sembrava essenziale e ammirabile e persino sexy come solo la generosità a volte può essere. A distanza, cinico e baro quale sono diventato, mi fa un po' tristezza. Poi le viene mal di testa e ciao a tutti e giù kilios a manate, [10]Il Kilios è (era?) una pastigliona di acido acetilsalicilico: un'aspirina glorificata, insomma. Forse l'ibuprofene avrebbe funzionato meglio? O il paracetamolo? O la vodka? che secondo me un giorno o smette di farle effetto o vede la madonna.

A un certo punto incontriamo Maia e Willi, seduti su gradino con un cartoccio di vinaccio bianco, [11]Una versione locale del Tavernello, probabilmente, conoscendo le usanze dell'epoca. Ognuno cura la proprio tristezza come può. ma ci separiamo subito. Ma torniamo a Flip e Kurt...

Essi (lodato sia il loro nome) trovano il camping “Acquacheta” al confine tra Emilia e Toscana, altitudine 400 metri circa! FA FRESCO FINALMENTE! Il sonno per questa notte è assicurato. La strada per arrivare sembra una strada da rally, cosa che fa ovviamente impazzire Kurt. [12]Vi lascio immaginare la serenità dell'equipaggio dell'auto di Kurt durante il viaggio. Tremo ancora oggi al ricordo di quelle curve cieche in salite prese in controsterzo.

Per Kurt oggi abbiamo rispolverato uno splendido soprannome: omiss. [13]Il soprannome svelerebbe l'identità segreta di Kurt, e dunque devo occultarlo. Dirò soltanto che si tratta dell'ennesima storpiatura del suo nome e cognome, in questo caso coniata nel 1985 dall'allora nostra caporeparto scout. Come è prevedibile, Kurt è contentissimo di questa nostra idea.

Alcuni borbottano, altri sono scazzati, altri immancabilmente felici (o pici, plurale di picio). [14]Chiaramente mi piace  pensare di appartenere all'ultima categoria, ma è ovviamente un posa, una maschera. Andiamo a dormire.

(continua)

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Note[+]

Note
↑1 Sarà premura del lettore riflettere sul fatto che Kurt è un fumatore, fuma sulla sua auto sigarette confezionate - mia pare fosse nel periodo delle Lucky Strike - ma rabbrividisce all'idea che qualche truciolo di tabacco da hippy caschi sui tappetini immacolati.
↑2 Delle disavventure legate ai problemi tecnici dell'auto di Tecla racconterò altrove. Ovviamente una macchina che non parte - se non dopo ore di cure e attenzioni - non è lo strumento ideale per una vacanza automobilistica.
↑3 Dove eravamo già stati ieri, ma la mancanza di iniziativa porta a ripetere.
↑4 No, non è un'impressione.
↑5 E sua quale automobile sono confinato ormai lo sapete.
↑6 Dietro a questo dissapore ci sono problemi complessi, che la mia mente di maschietto ventenne all'epoca non riesce ancora ad afferrare completamente. Ci arriverò, prima o poi.
↑7 Un quadretto allegrissimo, non trovate?
↑8 Diciamo pure che non stiamo insieme praticamente mai. Il che dovrebbe farmi pensare: stare col moroso dovrebbe essere preferibile al fare la crocerossina dei cuori infranti degli amici. O forse no?
↑9 All'epoca Cassandra era cintura nera di supporto morale. Ogni gruppo di ventenni ha la sua Candy Candy. All'epoca a me quest'attitudine sembrava essenziale e ammirabile e persino sexy come solo la generosità a volte può essere. A distanza, cinico e baro quale sono diventato, mi fa un po' tristezza.
↑10 Il Kilios è (era?) una pastigliona di acido acetilsalicilico: un'aspirina glorificata, insomma. Forse l'ibuprofene avrebbe funzionato meglio? O il paracetamolo? O la vodka?
↑11 Una versione locale del Tavernello, probabilmente, conoscendo le usanze dell'epoca. Ognuno cura la proprio tristezza come può.
↑12 Vi lascio immaginare la serenità dell'equipaggio dell'auto di Kurt durante il viaggio. Tremo ancora oggi al ricordo di quelle curve cieche in salite prese in controsterzo.
↑13 Il soprannome svelerebbe l'identità segreta di Kurt, e dunque devo occultarlo. Dirò soltanto che si tratta dell'ennesima storpiatura del suo nome e cognome, in questo caso coniata nel 1985 dall'allora nostra caporeparto scout.
↑14 Chiaramente mi piace  pensare di appartenere all'ultima categoria, ma è ovviamente un posa, una maschera.

Archiviato in:Vita di frontiera Contrassegnato con: L'ultima estate

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Pier Luigi dice

    8 Dicembre 2016 alle 13:41

    Sono molto più anziano di te, ma leggere questo tuo viaggio, mi è sembrato di rivivere quello compiuto in macchina, insieme con amici. L'idea era di andare a vedere le famose "porte di ferro", con partenza da Cagliari (all'epoca vivevo in Sardegna). Mi hai fatto venire la voglia di trascriverlo, perchè è stato un viaggio che non posso dimenticare!
    Grazie per questo tuffo nel passato.

    Rispondi

Trackback

  1. L’ultima estate. Emilia, giovedì 11 agosto 1994 | ha detto:
    31 Maggio 2017 alle 09:18

    […] (continua) […]

    Rispondi
  2. L’ultima estate. Romagna, mercoledì 17 agosto 1994 | ha detto:
    31 Maggio 2017 alle 09:22

    […] con “KILIOS”! [1]Della dipendenza da acido acetilsalicilico della mia fidanzata dell'epoca avevo già parlato. jQuery("#footnote_plugin_tooltip_1").tooltip({ tip: "#footnote_plugin_tooltip_text_1", tipClass: […]

    Rispondi

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Marco Delmastro Mi chiamo Marco Delmastro, sono un fisico delle particelle che lavora all'esperimento ATLAS al CERN di Ginevra. Su Borborigmi di un fisico renitente divago di vita all'estero lontani dall'Italia, fisica delle particelle e divulgazione scientifica, ricerca fondamentale, tecnologia e comunicazione nel mondo digitale, educazione, militanza quotidiana e altre amenità. Ho scritto un libro, Particelle familiari, che prova a raccontare cosa faccio di mestiere, e perché. Per qualche tempo ho risposto a domande di fisica (e non solo) sul podcast Tu che sei un fisico (e prima o poi potrei riprendere).

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